Astrolabio di Loredana Carena

Intervista ad Alberto Weber

Dal 1976 è direttore della Galleria Weber, galleria d’Arte Contemporanea, in tale veste ha curato numerose mostre internazionali. Nel 1982 ha fondato la rivista d’arte "Color" diretta da Maurizio Calvesi. Dal 1996 è collaboratore scientifico della nuova sezione di arte contemporanea del Museo del Paesaggio di Pallanza-Verbania. Su incarico del Comune di Gioisa Ionica (RC) sta elaborando, dal 1997, il progetto scientifico per il nuovo Museo d’Arte Contemporanea del comprensorio della Locride.

- Quale è il programma espositivo della sua Galleria? Punta maggiormente sui giovani artisti o sugli artisti già "consacrati"?

"Chi conosce la galleria sa che sin dall’inizio della mia attività mi sono occupato di artisti giovani e così continuo a fare."

- In che modo avviene la scelta degli artisti?

"Guardando ad un contesto internazionale, scelgo gli artisti che al momento considero più interessanti; inoltre la scelta è orientata verso il lavoro di coloro che possono aggiungere qualcosa ai temi espositivi trattat ida me negli anni precedenti. Ad esempio ultimamente mi sto occupando di sei artisti, che gravitano sull’area romana, e che ho presentato l’anno scorso in una mostra collettiva; adesso sto ripresentando ognuno di loro con una personale.

Queste personali non rimangono un fatto isolato ed episodico, perché l’inaugurazione delle mostre dei sei artisti avviene quasi in contemporanea a New York, a Roma e a Torino nella mia Galleria. "

- Quali consigli darebbe ad un giovane che voglia intraprendere la carriera artistica?

"In questo momento la mia tendenza è quella di sconsigliare i giovani ad intraprendere la strada della carriera artistica. Comunque chi vuole diventare un artista deve essere innanzitutto molto convinto, inoltre deve guardarsi intorno e non fermarsi all’ambito locale. In generale c’è una grande disinformazione sul come muoversi, è necessario conoscere il tipo di lavoro che portano avanti le diverse gallerie; c’è infatti una grande differenza tra una galleria ed un’altra, quindi si deve fare molta attenzione al luogo in cui si inizia ad esporre. Un altro suggerimento è quello di cominciare a farsi conoscere solo quando si ha un’idea ben precisa di ciò che si vuole raccontare, talvolta infatti vedo delle mostre che non hanno alcun filo conduttore."

- Torino offre delle concrete possibilità di crescita per gli artisti?

"Credo che un artista possa crescere ovunque. A Torino ci sono numerosi stimoli, dipende poi dall’artista stesso saperli usare nel modo giusto, in base a quanto intende investire nel suo lavoro ed anche in base alla qualità di ciò che realizza. Fare l’artista è una scelta, che diventa quindi una condizione di vita. E’ sbagliato il ragionamento che troppo spesso sento dire: "Se funziona continuo, se non funziona smetto"; non si può paragonare il lavoro di un artista a quello di un’azienda, che se non vende un certo numero e tipo di prodotti è costretta a chiudere. Sarà poi la storia a determinare la grandezza di un artista, per adesso è importante che abbia sempre un certo senso di autocritica per continuare a lavorare in un determinato modo.

Per quanto riguarda le possibilità espositive offerte da Torino, credo che illusoriamente siano numerose, forse non ce ne sono mai state così tante, ormai si espone ovunque; tuuto questo però mi lascia piuttosto indifferente."

- E’ possibile individuare una tendenza principale nella produzione artistica contemporanea?

"No, direi che non esista una tendenza principale. Esiste il nostro tempo, che è pieno di contraddizioni. Il problema attuale non è il mezzo espressivo che viene utilizzato, ma la capacità dell’artista di riflettere la contemporaneità, il tempo in cui sta vivendo."

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