Wunderkammer

a cura di

Francesco De Caria e Donatella Taverna

 

Un centro culturale torinese: il Centro Italiano Documentazione Azione Studi

 

Forse per pochi eletti - non è infatti pubblicizzata quanto meriterebbe, nel frastuono di tante notizie che ci invadono - è l’attività culturale ad alto livello del CIDAS, nell’elegante sede di Palazzo De Vecchi in via della Consolata 12, un’associazione costituitasi nel 1970 con una prospettiva di cultura a vasto raggio, che comprende tanto l’arte e la letteratura, quanto l’analisi politica dei fatti di oggi, l’approfondimento economico, lo studio del risvolto sociale.

Ogni stagione culturale è costellata di conferenze dei più illustri studiosi e protagonisti di oggi, da Armando Plebe, a Giulio Bedeschi, al compianto Mario Abrate, a Sergio Ricossa, a Gianfranco Caselli, a Vittorio Mathieu, a Sergio Romano... e a molti altri, appartenenti al panorama internazionale. Svariati i temi, dalla cultura oggi, al ruolo delle Forze Armate, alle tentazioni totalitarie, alle questioni economiche e del fisco, ai problemi dell’Impresa, ai problemi sociali e della devianza. Ad ogni conferenza una pubblicazione, che resta come testimonianza e talora come profezia. Ma non solo lo studio della situazione politico economica e culturale costituisce l’attività del Centro, che si esprime in dibattiti, convegni e pubblicazioni. C’è largo posto anche per l’arte, con un’illustre personalità che coordina le manifestazioni, Sigfrido Bartolini. Molte, ormai le mostre, dedicate ad artisti di primo piano del panorama nazionale: e l’elenco sarebbe troppo lungo, per quasi trent’anni di attività.

Ora, per questo dicembre, è in atto la mostra dedicata a Giuseppe Piombanti Ammannati (San Lorenzo a Colline 1898 - Firenze 1996) certo tra i più singolari e versatili del Novecento italiano, purtroppo ancora per varie vicissitudini rimasto nell’ombra come recita la presentazione di Mauro Pratesi. Allievo di Lolli e di Andreotti, fu direttore della Scuola d’Arte della Cermica di Sesto Fiorentino, poi in varie capitali dell’arte ceramica, sino a giungere a Urbino. Apprezzato ceramista, elogiato da Marcello Piacentini e da Giò Ponti, nonché da Luigi Servolini, egli resta legato ai temi della campagna toscana (ma vista con gli occhi dell’artista colto) e ai temi religiosi. Ai suoi tempi - vinse molti premi internazionali - personalità di spicco, poi dimenticato - chissà, anche perché legato ad una stagione politica - è stato riconosciuto comunque come "genio" ed è forse meno difficile essere un genio che trovare che sia capace di accorgersene, diceva Ardengo Soffici, tra i più cari di Piombanti, che aggiungeva che l’[artista] imbecille che ha passato la sua vita in frivolezze e sdilinquimenti sentimentali, ti dirà alla fine, per giustificare la sua nullità, che ha avuto molti dolori. E Giuseppe Piombanti Ammannati, nella sua grande dignità, non è di questa schiera.

Francesco De Caria

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