RITRATTO D’ARTISTA DI ROBERTO SACCO

 

Giorgio Griffa

Griffa lavora sul pavimento avvolto dalla luce indiretta di due grandi finestre rivolte a nord. Distende la tela su grandi fogli di carta che proteggono le piastrelle e ci lavora girandogli intorno e sopra. E‘ il modo migliore per dipingere le tele grandi, ma Griffa usa questa posizione anche per quelle piccole.

Sulla carta sono rimaste tracce di pennellate e prove di colori, sovrapposte secondo tempi e sequenze degli ultimi mesi, e forse anni, di lavoro. Un riassunto gigante osservando il quale la mente si attiva e indirizza verso le tele impilate in più mucchi e che si coprono a vicenda. Un riassunto vivace e ricco, apparentemente caotico sperpero, che invece documenta le esplorazioni della mano e della mente per far emergere e scandire le idee, e per un attimo incuriosisce più dell’opera compiuta che copre la parete di fronte.

"Non voglio essere l’artefice, ma un materiale, paritetico coi colori e la tela; voglio mettermi al servizio dell’arte". Su quel tappeto testimone di cicli e stagioni di fatiche lavora chino come un servitore, servitore della pittura e dell’arte. Un servitore costante nell’utilizzo del tempo, "non mi basta il pensiero, ho bisogno che la mano lavori tutti i giorni", e nel metodo: segue delle costanti teorico pratiche, sue coordinate operative, che inevitabilmente ne connotano e firmano il lavoro.

Costante è la semplicità dei segni, che "appartengono alla mano di chiunque", costante la sequenza ritmica dei segni, costante è il privilegio che assicura alla memoria della pittura rispetto alla memoria personale. Costante l’opera in sé mai finita, però contraddistinta da numeri che possono indicare sia il tempo interno dell’opera sia l’ordine temporale dei lavori di un certo ciclo. Costante è la scelta dei colori: "uso solo pittura ad acqua, perché è la pittura dell’affresco cui mi sento molto legato, e perché è diverso il modo con cui s’incontra con la luce; reagisce con grandissima sensibilità".

La scelta dello studio all’ultimo piano con le finestre rivolte a nord, quindi luce intensa ma mai il sole diretto, non è quindi un fatto casuale. Come non è casuale la collocazione in un cortile interno: "ho bisogno di silenzio e di concentrazione".

Il silenzio lo si sperimenta direttamente, è avvolgente. La concentrazione comporta distacchi selettivi e temporanei dalla realtà contingente. Che nello studio sia uno stato frequente e dominante, trascendente la fisicità dello studio e del tempo, lo dicono gli oggetti e gli ambiti, lasciati alla loro statica immutabilità. E infatti dove non vivono fasi di lavoro fattivo l’anima non si ferma, non lascia riconoscibili. C’è un accumulo stratificato e silenzioso di memoria nelle cose e nelle collocazioni. Magazzino chiuso, forse buttando via la chiave ideale, la sola che può aprirlo. Tocca alla parola diretta e viva ricordare l’esperienza quando dodicenne seguiva vecchi pittori paesaggisti come Corbelli. L’impronta di conoscenze indelebili e preferenze di materiali e metodi, derivante da questa formazione pittorica tradizionale, è rimasta nella sua tecnica pittorica, nell’educazione dell’occhio, nella reattività al colore. E soprattutto nel suo sentire.

Biografia

Giorgio Griffa è nato a Torino nel 1936. Negli anni ’54-’58 compie gli studi di giurisprudenza. Dal 1960 al 1965 è allievo di Filippo Scroppo. Vive e lavora a Torino.

Mostre Collettive in numerose città nazionali ed estere tra cui: Milano, Dusseldorf, Luzern, Acireale, Lausanne, Parigi, Como, Roma, Verona, Bassano del Grappa, Filadelfia, Monaco, Montreal, Utrecht, Forlì, Copenaghen, Torino, San Paolo, Rotterdam, Bonn, Venezia (Biennale).

Personali a partire dal 1968 e 69 a Torino e nel ’70 a New York e Parigi. Negli anni successivi ripetutamente in moltissime città importanti, oltre alle già citate, Colonia, Milano, Firenze, Roma, Zurigo, Bolzano, Genova, Brescia, Napoli, Bruxelles, Prato, Monaco, Dusseldorf, Bari, Taranto, Venezia, Perugia, Salerno, Udine, Franciforte, Alessandria, Ravenna, Badenweiler, Todi, Spoleto. Nel ’97 alla Galerie Apple und Fertsch di Francoforte e Galleria Lorenzelli di Milano.

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