RITRATTO D’ARTISTA DI ROBERTO SACCO

Sandro De Alexandris

Contro le pareti bianche sono appoggiate numerose tele, in file e sovrapposizioni che sembrano casuali e provvisorie. Eppure si ha la certezza che siano lì da tempo e che gli occasionali spostamenti (ma potrebbero essere frequenti) non mutino la disposizione generale. Cioè un provvisorio stabilizzato e in continua variazione. Vale per la dislocazione delle tele e per il modo di procedere nel lavoro: gli interventi sono intersezioni tra il fiume lungo dei pensieri e la realtà visiva dell’opera in divenire. Momenti intensi, di paziente rigore estetico, intervallati da pause diluite, fluide, silenziose, che si allontanano e si avvicinano. Tocchi minimi che, sulle tele, dosano i colori materiali in sintonia con i milligrammi che l’artista con diligenza sposta sui piatti della sua bilancia mentale nel tentativo di raggiungere quell’equilibrio impossibile da conoscere e decidere prima. L’insieme è stabile, le singole posizioni no, seguono dinamiche in oscillazione.

Tutti i giorni in studio, domeniche e notti comprese. E ogni giorno fare qualcosa, perché il lavoro è molta preparazione mentale: "Guardare il proprio quadro, concentrarsi su "quel" problema finché esso diventa così chiaro che è possibile intervenire". Quindi studio e casa, luogo di lettura e cucina sono una cosa sola, una sola officina del vivere.

Non si vedono porte che chiudono, né fisiche né mentali. La casa è mansardata, ma non c’è filo che porti ad un clima bohemien. Il filo che corre, non preesistente in rotolo ma prodotto dalla filiera creatrice, è quello del pensiero che cerca, che vede molto e non guarda tutto. Che si collega al mondo ma non si lega, non gli si incolla. Gli gira intorno e lo avvolge ma non fa nodi. E il mondo è vicino, incombente con il suo fiato forte: il balconcino della mansarda apre su cortili interni; in basso un garage evidenziato da esuberanti arcate in cemento, e sopra la tipica corona a filigrana di finestre che indicano case, vita, famiglie, drammi, passioni, miserie, risate, monotonia, conformismo, istinto, gregge, predazione.

Il rasoio della mansarda taglia l’aria e il trepidante rumore, non solo acustico, dell’umanità, e divide senza ferire. Forse si comincia a capire, anche dal soffitto spiovente, che suggerisce accoglienza e raccoglimento, e le pareti nude e lisce con i pilastri e i travi che sporgono in diedri spigolosi. E dalla luce forte che entra bassa, incide sul pavimento e riverbera verso l’alto. Si capisce che questa è una sala chirurgica, asettica, per l’anatomia senza sangue dell’anima per seguirne le regole interne fondamentali. E non avere regole esterne.

Allora, quando c’è da ritrarre con l’obiettivo trasparente, da De Alexandris giunge una risposta coerente che allontana, "sfoca", rimuove la propria immagine, sente e propone il bisogno di movimenti fisici verso la polarità della finestra vuota. Il ritratto, nel godimento di questa interfaccia in libertà, diviene sfuocato e mosso.

 

Biografia

Sandro De Alexandris è nato a Torino il 31 dicembre 1939, città dove vive lavora e insegna "Disegno dal vero" al Liceo Artistico.

La prima personale è del 1963 a Torino. Nel 1964 realizza le prime carte bianche, ricerca sulla modulazione graduata di spazi bidimensionali: la serie "Misure di spazio" viene esposta a Monaco nel 1967. Tra il 1966 e il 1969 progetta e realizza i "TS", superfici e spessori spostati, esposti in numerose mostre in varie città tra cui Parigi, Modena e Milano. Tra il 1967 e il 1974 le superfici a spessore minimo e ad articolazioni elementari divulgate in esposizioni a Verona, Roma e Colonia, nonché in personali a Coblenza, Verona, Livorno, Bergamo e Genova. Dal 1974 gli "Un", superfici graffiate e articolate sistematicamente secondo un andamento verticale, nelle quali si attua un forte abbassamento percettivo. Esposte in mostre a Ravenna, Milano, Graz, Gelesenkirchen e in personali a Colonia, Livorno, Torino, Milano e Como.

Nel 1981 realizza i trittici, superfici tripartite in cui all’abbassamento percettivo delle superfici graffiate si uniscono, in rapporto di tensione contrapposizione, campi di trasparenze cromatiche: esposte a Torino. Nel 1983 le tavole con sovrapposizioni e stratificazioni di superfici a caduta, carte e tele organicamente disposte per scansioni, contrapposizioni, consonanze cromatiche, trasparenze. Esposte in personali a Torino, Milano, Bologna e Finale Ligure.

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