Paradigmi per il futuro

Lucio Ranucci

Galleria Manini Arte

Nomadismo: questa è la cifra saliente di tutta l’espressione artistica del nostro fine secolo. E’ la capacità di spostare il centro, il fulcro attorno al quale si viene ad organizzare l’estetica d’avanguardia. Nel giro di pochi decenni si è passati da una situazione Eurocentrica dove la capitale morale della ricerca artistica era ancora identificabile in Parigi fino ad approdare all’altra sponda dell’Atlantico con New York che faceva da Traino. Ma ormai tutti lo sanno: il futuro non vive più lì, ma in quell’immenso crogiolo di etnie, culture, miti, che fanno da capo al Sud America, all’Africa nera, o forse è già in estremo Oriente. L’arte è ormai multietnica e pluricentrica, vive sull’ibridazione, sul meticciamento, sul cambiamento. Sfugge in continuazione è sempre in viaggio. Questa idea del viaggio è diventata la nostra ipotesi di lavoro, la cornice entro cui cerchiamo di inquadrare la nostra critica artistica. Ci sembra pertinente vederla associata alla scarica di adrenalina che accompagna il transeunte con la voglia di esperire l’avventura e di curiosare nell’ignoto con il suo desiderio di identità mobile e di vivere situazioni di rischio e di pericolo, per verificare se la sua scommessa sull’incognito e sull’incontro fortuito con lo sconosciuto abbia un senso, un significato. E’ un continuo adattarsi a nuovi stili di vita, un confrontarsi con usi, costumi e religioni diverse.

Ecco perché è così attuale l’arte di Ranucci: perché fa riferimento a questi temi. L’artista presenta una pittura di grande impianto scenografico: riprende sia la monumentalità dei muralisti messicani e la nuova visione popolare degli artisti africani, sia il primitivismo italiano e l’espressionismo mitteleuropeo.

Propone tuttavia con le sue cromie a tinte forti nuove etiche incentrate sul sociale che è tutto da reinventare in quanto i vecchio valori sono obsoleti.

La sua ricerca artistica ricalca la sua frenetica, instancabile vicenda personale che lo ha visto viaggiare cosmopolita, cittadino del mondo, capace di captare, metabolizzare, e riprodurre i differenti segnali culturali per fondere un nuovo discorso antropologico dove convivono insieme la forza della tradizione, il coraggio dell’innovazione, l’ingegno della scoperta, la gioia della sperimentazione e l’intrigo del racconto.

Colgo l’occasione per dare il benvenuto al gallerista che lo propone all’attenzione dei torinesi: da poche settimane ha aperto un nuovo spazio espositivo nel prestigioso palazzo della Rocca, recentemente ristrutturato con grande rispetto filologico, architettonico e ambientale.

La fiducia che Manini ripone nell’arte contemporanea gli fa onore, e gli è dovuta la nostra stima incondizionata. Testimonia non solo la sua solida cultura di vasto respiro intellettuale e di sincero gusto estetico, ma ci fa presumere che egli sia dotato di un positivo slancio ottimistico verso il futuro... Lo ammiriamo per la forza e il coraggio di proporre in questi tempi un discorso imprenditoriale nell’ambito dell’arte. Ha intuito quali risorse anche economiche sia possibile trarre dall’ingegno artistico soprattutto quando questo si esprime tramite la poetica delle discipline plastiche, pittoriche e grafiche. Buon lavoro!

Giovanni Cordero

Manini Arte - Personale di Lucio Ranucci.

Collettiva maestri del ‘900: via della Rocca 26. Tel/fax 835851 - Torino. Orario: 15-19.

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