APPUNTI SUL TACCUINO

 

Il giornale intende trattare il tema del corpo. Devo pensarci. Fine millennio, ritorno al corpo... ritorno della figura nell’arte, che comporta il ritorno al "mestiere", alla tecnica... Certe tesi mi piacerebbero persino, se non fossero, a ben guardare, terribilmente "di destra". Prendi Jean Clair: uno comincia a seguirlo, gli sembra che non abbia tutti i torti ; poi quello comincia a sparare affermazioni inquietanti, a stabilire parallelismi discutibili (non so : "realismo socialista" = "astrattismo occidentale") e alla fine ti presenta conclusioni che non riesci ad accettare.

Bisogna rifletterci sopra. Devo riguardare la storia della fisiognomica di Flavio Caroli, bel libro.

Rinviare, mi tocca rinviare. Ma, per non lasciare vuoto questo spazio (un bel vuoto bianco, però, privo di segni, un bianco assoluto, mallarméano, malevitchiano, la negazione più audace della figura, il punto di arrivo del viaggio di allontanamento dal corpo e dalla realtà: che tentazione!), dicevo, per non restare a mani vuote butto lì questa affermazione-provocazione del pittore Jean Hélion. L’ho trovata, guarda caso, nel catalogo della Biennale del 1995, quella curata da Jean Clair:

"la totale esclusioni delle immagini naturali dai quadri... ha coinciso - per caso, parrebbe - con l’esclusione di milioni di uomini dall’umanità. Con questo non voglio dire che una cosa abbia provocato l’altra, ma che esse sono concomitanti e riflettono lo stesso tipo di disordine profondo".

Sì, bisogna proprio riflettere.

Willy Beck

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