Bistecca al sangue per cena

Indigestione di corpi, sonno della ragione

Teste mozzate. Cadaveri carbonizzati. Donne incinte sventrate. Neonati maciullati sotto i calci dei fucili. Giovani sgozzati come cani lungo la strada. Ora tocca all’Algeria, ultimo anello di una catena vecchia come la storia dell’uomo. La violenza fa più scalpore quando intacca l’involucro di carne: la vista di un singolo corpo umano mutilato suscita generalmente maggiore pietà ed orrore, che non le cifre a più zeri di massacri su larga scala eseguiti con precisione e pulizia. Via libera dunque al diluvio di "informazione" su ciò che l’uomo può fare all’uomo; via libera all’ondata di sangue che lava le coscienze all’ora di cena, al telegiornale come un passeggero elettroshock di pietà. Le dosi aumentano in proporzione all’assuefazione del paziente, come per ogni droga che si rispetti: quando la compassione si trasforma in indifferenza l’obiettivo è raggiunto, il cervello addormentato, il paziente lobotomizzato. Il meccanismo è lo stesso di molta pubblicità che appiattisce e dilata il corpo sfruttandolo per incanalare l’emozione nella direzione voluta: lo sdegno contro la mano che macella, il desiderio sull’oggetto di turno da consumare. Le due variabili convergevano nelle celebri pubblicità Benetton, guarda caso sparite dalla circolazione: certi scatti di Oliviero Toscani smascheravano l’uso strumentale del corpo, sostituendo i fisici patinati col sangue di un dopo-attentato o la mimetica vuota sforacchiata dai proiettili. Ennesimo passo sulla strada dell’assuefazione? Sfruttamento del macabro, soppressione del pudore? Errore, perché lo scandalo scoppiava e la "Gente" si chiedeva se un cartellone pubblicitario era luogo appropriato per quelle immagini, e forse successivamente se lo era per altre: la consapevolezza è una frana che rotola da una pietra. Come l’ennesima pietra nello stagno la foto della madre algerina ha fatto il giro del mondo, tremenda personificazione del Dolore: ma il dolore, se pur chiama il rispetto del silenzio, non deve istigare alla cecità. Troppo facile appioppare la colpa ai fanatici islamici, o ai governativi corrotti. Arti e teste mozzate galleggiano su un mare di cartamoneta, un mare cui non ci si può sottrarre alla fine del telegiornale, solo scegliere se lottare a galla o affondare. I cadaveri, tra cui i figli di quella donna, sono legati ai barili che devono nascondere, barili pieni di un liquido nero e denso, petrolio e sangue, come i nomi degli esecutori ma soprattutto dei mandanti e dei loro protettori, che non si sporcano le mani e importano il petrolio del Sahara...

Dimitri Di Salvo

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