People walking in the street...

Gianluca Rosso a Ruggine

 

I lavori recenti di Gianluca Rosso introducono la palese rappresentazione della figura umana come novità. Partito dall’interpretazione di architetture industriali, capannoni, magazzini, loft abbandonati, decadenti, in disuso, dismessi, egli ha partecipato alla configurazione del comic estabilishment ma con parametri più realistici, quasi fotografici. La mancanza dell’uomo nelle suggestive e spettrali ambientazioni di Rosso era un’assenza forzata. Infatti i suoi lavori precedenti (alcuni dei quali presenti in questa personale) avevano la caratteristica del silenzio. L’uomo era sotteso, astrattamente presente, e la sua "apparizione" era stimabile da alcuni indizi: camini fumanti e antenne TV posizionate sui tetti delle case delle desolate periferie urbane, i muri di cinta recanti sempre scritte, tags, graffiti realizzati per mano umana. Rubando immagini con la macchina fotografica e riproponendole successivamente in forma pittorica, Gianluca Rosso elaborava una poetica fortemente intimista e legata ad una preponderante sensazione individualistica.

Eppure la rottura - si legga continuità di ricerca - ha avuto la meglio. Dalle periferie egli si è spostato al centro cittadino, dall’assenza umana è passato al ritratto casuale. Le anime tornano ad essere carne ed i "fantasmi" si materializzano in presenze concrete.

Sono persone tra le tante, gente comune che transita per le strade, nelle piazze, sedute sulle panchine o in marcia sotto i portici.

Queste opere recenti si scambiano d’identità con quelle precedenti: se la figura umana era solo idealizzata, questa oggi è presente, addirittura è protagonista. Ciò che rimane sottinteso, è l’immagine della metropoli postindustriale; essa è ancora riconoscibile, è la Torino del centro storico, quella del porfido del selciato, delle balaustre che si affacciano sul Po, delle panchine di piazza Vittorio o dei portici di via Po.

Nei quadri di Rosso le persone sono, più che ritratte, interpretate. Sono colte nell’attimo fuggente della quotidianità, raffigurate di schiena o dall’alto, mai in posa. L’assenza dei colori, il rigoroso statuto del contrasto, del bianco e nero, partecipa a rendere un’atmosfera speciale, di netta separazione tra la realtà della vita cittadina e l’occhio interpretativo dell’artista. Una sorta di filtro ottico che pregna il dipinto di un’aura speciale, dissacratoria ed intimista al tempo stesso.

Chissà se una figura artistica, emblematica delle nuove generazioni come Gianluca Rosso, duttile ed aperto a varie ipotesi di elaborazione iconografica, non ci stupirà, in futuro, con l’introduzione del colore, di materiali extra pittorici o magari del video?

Dario Salani

 

"Gianluca Rosso". La mostra si è conclusa lo scorso 3 novembre. Circolo Culturale Ruggine, in via Principessa Clotilde 23 bis a Torino.

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