La protesta dell’Accademia

Pubblichiamo di seguito il documento che il direttore dell’Accademia di Belle Arti di Torino, Carlo Giuliano, ha diffuso presso le più importanti istituzioni in relazione alla mozione approvata dal Consiglio di Facoltà di Scienze della Formazione.

Casualmente apprendiamo che il Consiglio di Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino, in data 23/02/97, ha approvato un documento relativo alla "prossima" Riforma delle Accademie di Belle Arti (e delle altre scuole superiori di formazione artistica).

Il testo dimostra totale ignoranza della natura, della storia, della struttura della Istituzione accademica o, in alternativa, preoccupante malafede nell’affrontare un argomento estraneo alla competenza dell’Università.

Infatti l’Accademia (per stare a casa nostra come altri non sa fare), non è caratterizzata da un insegnamento "tecnico-professionalizzante" riconducibile a figure del tipo "docente -tanto varrebbe dire tecnico- di laboratorio", ma da una specifica ricerca non riscontrabile nell’attuale ordinamento universitario di indirizzo umanistico o scientifico, in particolare nella neonata Facoltà di Scienze della Formazione (ex Magistero), nel DAMS (mancante di apparati integrativi integrati alle discipline storico-metodologiche) e nemmeno nella invasiva Facoltà di Architettura (che troppo facilmente dimentica di essere nata da una costola dell’Accademia).

Una ricerca che, se la storia vale qualcosa, risulta dalla integrazione dialettica di prassi e teoria. Se mai questa integrazione incontra difficoltà di attuazione, ciò dipende non dalla inconsistenza o dalla inattualità dell’assunto, ma della arretratezza dei regolamenti che risalgono all’inizio del secolo (di fatto alla esclusione di questa Istituzione dalla riforma Gentile) e dalla contraddittorietà dei successivi arrangiamenti, infine dalla confusa contraddittoria gestione centrale.

Quella che la riforma dovrebbe attuare, prioritariamente, è proprio sopperire al mancato o debole riconoscimento alla Accademia della dignità di Istituto di Alta Cultura (già dichiarata sulla Carta Costituzionale, che l’Accademia nomina accanto e non al domestico servizio dell’Università), perché su quel fondamento si possa avviare un reale rinnovamento (come e con quali strutture e mezzi è problema più serio e complesso che non dimostrino di intendere i responsabili del documento) per colmare, fra l’altro, un’insopportabile difformità dalle corrispondenti istituzioni europee.

Non sarà dunque un Consiglio di Facoltà, che ragioni pro domo sua con criteri determinanti dalla sua attuale struttura e da ipotesi di magnifiche sorti progressive (che trovano ben scarso conforto in recenti sfortune - leggi DAMS, appena nato e già vecchio e velleitarie proiezioni - che sarà mai il DAMS riformato?), a proporre la soluzione di nodi problematici che dimostra di non conoscere.

Un minimo di serietà "scientifica" imporrebbe informazione e confronto sulla materia in discussione e il coinvolgimento di chi è oggetto della discussione. Ma evidentemente educazione e correttezza sono defenestrati dove premano interessi di parte.

Il testo si presterebbe a pesantissime obiezioni, ma discutere su due paginette abborracciate ci pare dar credito ad una deprecabile scorrettezza di metodo e contenuto, salvo una nota a margine della conclusione, che scopre con chiarezza allarmante e disarmante le ragioni di fondo: fare dell’Accademia territorio di conquista da parte di un’Istituzione che dovrebbe meritare dignità parallela per natura e storia. O dobbiamo supporre che teoria e storia siano estranee all’Università attuale? che la mozione sia risposta ad una richiesta avanzata, alle spalle dei primi interessati, da chi avrebbe ben diverso compito?

Torino, 03/06/1997

Il direttore dell’Accademia Albertina di Belle Arti

Prof. Carlo Giuliano

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