Jeffrey Tate e l'orchestra sinfonica Rai interpretano Strauss:

Vita d'eroe e Metamorphosen per 23 archi solisti

Giovedì 30, Venerdì 31 ottobre al Lingotto il maestro inglese Jeffrey Tate ha diretto due fra le pagine più significative di Richard Strauss: Vita d'eroe, musica a programma composto sul finire del secolo scorso e le Metamorphosen, scritte nel 1945, opera di un vetusto compositore più chiuso, incline a malinconiche e cupe riflessioni sulla morte. Un carattere tetro che è stato ben messo in evidenza dai professori dell'orchestra, chiamati personalmente, secondo la partitura, a sostenere con un contributo solistico il mirabile intreccio di suoni e timbri (10 violini, 5 viole, 5 violoncelli, 3 contrabbassi). Opera definita studio, recava la dedica "per il compianto della distruzione di Monaco", è stata giustamente letta attraverso la filigrana di rimuginazione ove scorre un grigio torrente solo a tratti interrotto da antichi luccichii.

La direzione di Jaffrey Tate sembra sposarsi istintivamente con le potenzialità espressive della nostra orchestra; connubio già felicemente sperimentato nella scorsa stagione, realizza una perfetta e affascinante intesa all'insegna della "personalità individuale e della capacità di dialogo", caratteristiche fondamentali per il maestro inglese, come ci dichiarò l'anno scorso durante una conversazione. Jaffrey Tate, forte di un'esperienza con le massime orchestre internazionali e mondiali, passato alla musica dagli studi di medicina (questa misteriosa strada percorsa da molti sembra non aver mai fallito) ha istaurato un dialogo armonioso ed elegante con ciascun componente e con il senso dell'orchestra nel suo insieme che quanto mai in quest'opera, le Metamorphosen, non è da considerarsi priori. Di altre atmosfere si è poi dipinta la serata con l'esecuzione del poema sinfonico Vita d'eroe: una narrazione in sei parti intessuta da numerose autocitazioni (dal Don Giovanni, dal Macbeth, da Morte e Trasfigurazione) che nel descrivere l'eroe, la sua compagna, i suoi avversari, il campo di battaglia, le opere di pace e la fuga dal mondo è stato un crescere di bravura monumentale e solistica, una gigantesca esecuzione, dato l'organico e la partitura, che ha avuto il sostegno di una direzione appassionata ed impeccabile. Con la sua bacchetta spesso rivolta verso l'alto, Jeffrey Tate ci ha regalato una splendida immagine di uomo e di artista.

Monica Luccisano

Torna ad articoli precedenti