Ipertesto Terra. La Biennale di Venezia, la decima quinquennale di Kassel "DocumentaX", la terza decennale di Munnster, la quarta "Biennale di Lyon"

In termini di mostre d’arte, il 1997 è decisamente l’anno della "bella estate", l’anno della coincidenza fortuita e fortunata di almeno quattro grandi esposizioni internazionali; e un anno, quindi, di sterminato "grand tour" fra labirinti di opere classiche ma anche elettroniche, creatività di rete compresa, che reimmergono "in diretta" anziché " in differita" la visione e le esperienze multimediali del pubblico dei visitatori. Ma è un anno, anche, "di grande comparaison", di confronto e di interazione fra rassegne: la Biennale di Venezia, la decima quinquennale di Kassel "Documenta X", la terza decennale di Munster "Skulptur. Project in Munster 97" e la quarta "Biennale di Lyon" imperniata su "l’autre" costituiscono una rete miliare di informazioni artistiche; un ipertesto di riferimento, di confronto e di interazione, a loro volta , con le opere e le mostre di altri artisti che in altri spazi e cyberspazi della terra, nelle reti come al di la’ delle reti, contribuiscono creativamente alla elaborazione dei linguaggi visivi e ipermediali contemporanei.

In questo senso, e’ con tutti i non sensi del caso espressamente compresi, le quattro megarassegne della bella estate si trasmettono in una piu’ planetaria dialettica di vertice e di base, che coincide fluidamente con la dinamica stessa della vita culturale. Mai, prima di questo 1997, quattro grandiosi eventi espositivi si erano offerti con un "ready-made"con questa involontaria ma sincronicissima struttura di rete. Segnando anche, e non meno involontariamente, il crepuscolo dell’unita’ di luogo di una mostra internazionale. Il nuovo luogo non risulta piu’ Venezia o Kassel o Munster o Lione, ma un ‘area dell’Europa o meglio (attraverso il World-Wide Web di Internet e altre possibilita’ reticolari incluse nelle formule delle esposizioni come nelle opere di alcuni artisti) il pianeta Terra. Lo spirito del tempo sorvola sulle frontiere. L’ipertesto dell’immaginario riesce sempre piu’ globalizzato. Qualche aggettivo come appuntamento al futuro nell’impossibilita’, qui e ora, di una recensione dettagliata delle quattro mostre-fiume: Venezia e’ la piu’ ortodossa, consultabile, autocontrollata; Kassel la piu’ dimessa, istituzionale, congeniata; Munster la piu’ scenica, avvalorante, esistenziata; e Lione la piu’ insinuante, provocatoria e immaginale. Riguardo allo spoazio espositivo, Venezia punta sull’intercambiabilita’ fra retaggi antichi e provvisorieta’ contemporanea, Kassel sul percorso che collega la stazione centrale al fiume Fulda attraverso il centro della citta’, Munster sulla interazione fra il Westfalisches Landesmuseum fur Kunst und Kulturgeschichte e la citta’, periferia compresa, e Lione su un unico grande contenitore, la halle Tony Garnier, che include a sua volta contenitori di dimensioni ridotte in un avvicendarsi di situazioni aperte e situazioni piu’ raccolte. Germano Celant, come si sa, firma Venezia, Catherine David Kassel, Kasper Konig Munster e Harald Szeemann Lione: quattro punti di vista che hanno ben poco in comune, e che divergono anche nel modo stesso di concepire la qualita’ e il respiro internazionale di una mostra.

Il panorama planetario che ne risulta, comunque, non si limita al "déja’-vu" denunciato da qualche giornalista frettoloso. L’emergere di una interazione multigenerazionale e non solo multietnica, il nomadismo "autre" della rivoluzione informazionale, la mobilita’ "on the web" dell’ avanguardia elettronica, ipermedialita’ bionica dell’Ulisse di tutti i giorni, gli apocalittici scenari della storia e della memoria, i paradisi delle delizie oniriche massmediali, il trionfo "sublime" delle gag, la visibilita’ semplificata da Guinness dei primati e l’ossessione dionisiaca della morte sono solo alcuni fra i molti segnali concreti o anche virtuali, cosmici oppure fantastici o interiori avvertibili in questa composita "mostra di mostre" articolata fra Italia, Germania e Francia. Queste quattro rassegne possono configurarsi quindi come altrettanti "links" di un ipertesto geograficamente percorribile " on the road " oltre che "on the web". Alla "navigazione" o al " volo" cosiddetti "internet-zionali" si e’ potuto avvicendare quest’anno il tradizionalissimo viaggio d’ arte; e i risultati delle loro interazioni spesso coinvolgentì e qualche volta sconvolgenti innescano inesauribili spunti critici e creativi. Si avra’ occasione di riaccennarne fra l’altro, quando usciranno i video sul gran tour di quelle mostre estive prodotti a Torino attraverso la collaborazione di Intercity Teams. Le riprese effettuate a Kassel, Munster, Lione e Venezia diventano le premesse di una ulteriore lettura ipertestuale che unisce le possibilita’ della telecamera a quelle della post produzione. La traslazione ostensiva delle informazioni puo’ spaziare cosi’ dalla registrazione critica alla metafora creativa, trasformandosi inoltre, a sua volta, in immagine virtuale di altri ipertesti. Questo è’ del resto, il senso di "Iter", come recita il titolo di un ciclo di mostre e di altre manifestazioni artistiche in corso a Belgirate nella Sala Mostre di Palazzo Municipale e a Villa Carlotta, che ha per sottotitolo "ipertesto Terra, reti di mostre-links di bella estate": una proposta di approccio, quindi, ai significati dell’ipertestualita’ dai modelli culturali arcaici a quelli ipermediali piu’ specificamente informatizzati; dalla "contaminatio" allo zapping televisivo o al "volo" in Internet, dunque, e ben oltre. Ai viaggi e alle relative riprese video hanno partecipato Armando Caruso, Marilu’ Re Fiorentin, Damiana Degaudenzi, Carlo Re e altri. Degaudenzi e Re hanno inoltre preso parte a nuove interazioni ambientali della "Starred map of the wonder: angeli e altri prodigi prodighi di cielo" iniziata nel dicembre 1996 a Mattarello ( aeroporto di Trento) nel museo dell’aeronautica Gianni Caproni. Invitati dal Museo a esporre in una mostra sull’iconografia degli angeli, infatti, alcuni Intercity Teams avevano preferito puntare sull’iconografia di una stella piramide pentagonale variamente scomponibile e ricomponibile mediante triangoli su cui gli artisti assemblavano le loro opere individuali liberamente ideate: secondo l’Antico Testamento un angelo vegliava su ogni stella ( I Enoch, 72, 3), che diventava poi il simbolo stesso dell’angelo; e dal pentagramma pitagorico alla "tonsura" di Duchamp e ai cieli stellati di altri, l’icona stellare si investe di significanze infinite. L’ipotesi degli interventi installatori iniziati nella mostra al Museo trentino era in particolare quella di segnare una "terra stellata" di punti di riferimento dell’immaginario a incominciare da una stazione centrale del mito plurimillenario del volo come il Museo Caproni ( che include anche una collezione di arte) spaziante dal cielo dell’utopia e dei pionieri fino a quello dell’industria e dell’astronautica, " Cielo contaminato" compreso : una terra cioe’ come specchio del cielo attraverso una mappa di stazioni simboliche che rimandano per vie fantastiche e fantasmatiche alla dimensione immaginale dei superi e al suo interrattivo contrapporsi a quella dell’inferi.

Punti di riferimento dell’immaginario contemporaneo sono certamente le quattro grandi rassegne dell’estate e per questo quattro installazioni sono state effettuate al Karlsaue di Kassell, nella Schlossplatz di Munster nella place Antonin Perrin di Lione, e infine a Venezia. Quattro altre installazioni, inoltre, sono state messe in opera in Germania a Magonza (Mainz ) davanti al Gutenbergmuseum ; in Olanda a ‘s-Hertogenbosch (o Den Bosc davanti al monumento a Jeronimus Bosch presso il Grote Markt; in Belgio a Liegi davanti alla "Torre spazio dinamica e cibernetica di Nicolas Schoeffer nel Parc de la Boverie ; e in Svizzera a Martigny, alla Fondazione Gianadda dove era in corso una grande mostra di Juan Miro’. Come dire quattro punti di riferimento alla rivoluzione tecnologica quattrocentesca della stampa a caratteri mobili; alla metamorfosi del fantastico dialettizzata fra Quattro e Cinquecento; al capoloavoro-dinosauro dell’arte cinetica programmabile; e alla creativita’ libertaria novecentesca del surrealismo piu’ panico. In totale ventiquattro stelle con opere di Being Interset Press ( Gruppo Bip), Beig Interset Team (Gruppo Bit ) Damiana Degaudenzi, Stage S.Edersheim, Rosa Maria Falciola. Giorgio Giraudi, Intercity Team, Angelo Molinari, Ennio Onnis, Carlo Re e altri. Ne sono documento i relativi video, che hanno per filo conduttore un viaggiatore immaginario, Vidmak, affiancato da spedizioni reali di cartoline della mostra "Pensieri da Belgirate": spaesati messaggi di mail art destinati ancora una volta alle "reti di mostre-links di bella estate". L’"iter" nell’ "ipertesto Terra" prosegue verso altre puntate.

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