Arte ed Internet, di ottobre 1997.

Per una didattica della comunicazione telematica nel campo delle arti. Il critico Giovanni Cordero intervista l'artista Italo Zopolo

Tenteremo prima un’analisi del significato di alcuni termini tecnici che rappresentano le colonne portanti della nuova comunicazione telematica, per capire come e dove essa si sta orientando nel campo delle arti. Lo faremo intervistando un artista, non un tecnico, proprio perché intendiamo spiegare in modo molto semplice questi argomenti che sono inevitabili per approfondire successivamente gli aspetti più propriamente estetici.

Come fa un artista a comunicare con Internet ?

Oggi un artista può preparare la sua opera sul computer, collegato ad un modem che converte i segnali digitali in segnali modulati tali da poter essere inviati lungo la linea telefonica. Dall’altro capo del mondo un amico riceve questo messaggio con il telefono. Un altro modem riconverte i segnali modulati telefonici in digitali in modo che siano leggibili sul nuovo computer. Si può spedire un messaggio costituito da un testo scritto in modo tradizionale, che si legge come una normale pagina di libro, ma si può anche utilizzzare un ipertesto, costruito come una specie di enciclopedia che si comincia a leggere dove si vuole saltando da un argomento all’altro con un semplice tocco del mouse. Perché ha una struttura non sequenziale. Si può anche scrivere un racconto di spionaggio in cui i protagonisti possono avere delle storie che hanno una conclusione diversa. E questi racconti possono essere elaborati collettivamente, modificandone la trama all’infinito. Quindi chi riceve può anche trasmettere, con questi ipertesti che sono pertanto "interattivi". Oltre che testi scritti si possono inviare immagini o suoni, oppure tutto insieme, in opere che sono degli ipertesti multimediali. Poiché anch’essi sono studiati in modo che il ricevente possa scegliere di vedere o sentire l’opera come preferisce e in una certa misura intervenire su di essa ritrasmettendo la sua proposta , vengono definiti ipertesti multimediali interatrtivi. Le emozioni cosi’ vengono scambiate tra artisti e fruitori dell’arte, o, addirittura, tra più artisti, pittori, musicisti, poeti , che lavorano in diverse parti del mondo in un’opera corale, contemporaneamente.

Puoi raffigurare con delle esemplificazioni il mondo degli ipertesi?

Sono come delle costruzioni realizzate con dei vincoli edilizi (programmi e linguaggi informatici) uguali in tutto il mondo, che vanno bene per tutti i computer. Immagina per esempio un Grand’ Hotel che ha una bella hall (la Home Page), che compare per prima sul monitor e da il benvenuto proponendo una serie di pulsanti per ascensori (i link, le connessioni ) che portano ai vari piani dell’edificio (tutte le altre pagine) ed ai corridoi che collegano i vari spazi con le stanze, con biblioteche, salotti, gallerie d’arte, sale musicali, negozi, ecc. L’insieme di queste costruzioni, cioè l’insieme di questi ipertesti che risiedono in uno stesso villaggio costituiscono un sito, con un indirizzo, come quello di un Comune, di una Regione, di Italia On Line, America On Line, ecc. Forse si potrebbe chiamare "villaggio globale" l’insieme di tutti i villaggi che possono comunicare tra loro proprio perché utilizzano gli stessi "vincoli edilizi" già citati. Chi entra nel Grand’Hotel può scegliere di visitare le stanze che vuole, ricevere scritti, immagini, suoni. Può ricevere ed anche trasmettere. Quando saranno introdotte le nuove tecniche con l’uso di fibre ottiche e la via satellite (in ottobre, in Italia), sarà possibile trasmettere e ricevere velocemente anche brani musicali ed immagini in movimento.

Cos’è la realtà virtuale? La realtà virtuale può essere realizzata utilizzando dispositivi tecnologici molto complessi (caschi, guanti, tute, schermi ed installazioni per spettacoli per grandi masse), complicati e potenti sistemi di computer, programmi sofisticati per "immergere" e coinvolgere lo spettatore sollecitando le sue risposte emotive e la sua partecipazione , studiati e realizzati da equipe di specialisti molto preparati nelle varie branchie multimediali. Che realizzano progetti per trasmettere, ricevere, interloquire, in uno stesso spazio virtuale. Quando il dialogo non è più tra due entità, di cui una è la persona e l’altra non è più una macchina, ma una struttura complessa, con un sistema pensante, più che di interattività si parla di "interazione". Alcuni progetti riguardano la robotica, che consente per esempio interventi in medicina a distanza, o missioni in zone a rischio, o su Marte.

Ma avviciniamoci di più al mondo dell’arte, con gli interessanti esperimenti che stanno portando avanti i francesi del gruppo Art 3000, (indirizzo di posta elettronica: art3000@calvanet.calvacom.fr). Realizzano vari tipi di rappresentazioni con installazioni elettroniche dotate di schermi e scrittoi "tattili" che fanno interagire tra di loro personaggi reali e virtuali, anche con collegamenti remoti, in una sorta di teatro senza limiti di spazio.

Un altro esempio pionieristico dà citare è stato quello di Benjamin Britton, che ha lavorato a lungo su un progetto per riprodurre le grotte preistoriche di Lascaux con i loro disegni. Nel 1995, nella Biennale internazionale di Corea, ha utilizzato due stazioni di realtà virtuale, otto proiettori video, 35 monitor, una galleria di luce, colori e suono. La realizzazione, spostata successivamente in altre sedi, è stata visitata da milioni di persone. Con essa ha voluto "collegare la nostra tradizione odierna con le tradizioni degli esseri umani di tutti i tempi, del passato più remoto al futuro più lontano".

A me forse non interessa tanto realizzare un laboratorio fuori dall’uomo, ma imparare ad utilizzare uno strumento nuovo di ricerca all’interno dell’uomo. E che consenta di condividere poi con altri il frutto di questa ricerca.

Per me la realtà virtuale è uno strumento di analisi del profondo, per cogliere a volte casualmente dal disordine del mio atelier aspetti imprevisti del reale che sento il bisogno di comunicare agli altri. Frugando tra pieghe, riflessi e trasparenze di materiali attinti dalla strada costruisco o scorgo già pronte immagini significative astratte o leggibili con i codici del reale.

In questa fase artigianale del processo creativo la realtà virtuale è solo in embrione. Le immagini, successivamente digitalizzate ed elaborate al computer, assumono a volte la leggerezza di invenzioni ancora più astratte delle precedenti, aeree; altre volte mi compaiono sul monitor come una simulazione più reale del reale. In un mondo diverso che sento più vero. Sono appunto la mia realtà virtuale

. Mi pare comunque di investigare, forse in modo per me nuovo, sul tema esistenziale che mi è stato sempre a cuore: "l’essere e il nulla". Per cogliere, talvolta evocate dal mondo esterno, delle verità che nascono dall’interno, che vogliono essere tirate fuori ed essere comunicate agli altri.

Poi, con la realtà virtuale, mi aspetto di ricevere dei messaggi, delle emozioni, in risposta a quelli che trasmetto. Più di quelli che il mondo del reale mi da.


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