Umanità nella tragedia. I Vigili del Fuoco nella seconda guerra mondiale

13 LUGLIO 1943 L'INFERNO A TORINO

Il bombardamento iniziò poco prima dell'1,30, per terminare alle 2,45 sempre del 13 luglio.
L'incursione fu effettivamente la più terribile mai avvenuta prima di allora, sia per il numero delle vittime, tutte sorprese nel sonno perché le sirene antiaeree praticamente non suonarono, sia per il tonnellaggio delle bombe sganciate.
Oltre 250 Lancaster decollati dalle basi del sud della Gran Bretagna, lanciarono 413 bombe dirompenti più alcune decine di migliaia di mezzi incendiari, per un totale di 763 tonnellate. Otto le bombe da 8000 libbre e ben 203 da 4000.
Gli aerei si soffermarono su Torino per ben 70 minuti, al termine, e nei giorni successivi per le gravi ferite subite, i morti furono 792, i feriti 914. Nulla venne risparmiato, gli ordigni cadevano in ogni dove, il clangore delle bombe, il fragore delle esplosioni e il bagliore degli incendi venne distintamente avvertito in un raggio di molte decine di chilometri. La confusione che si creò in città era indicibile. La scena che si presentò ai sopravvissuti e alle forze soccorritrici era impressionante, resa ancora più drammatica dall'apocalitticità degli incendi che a centinaia perdurarono per una decina di giorni.
Il fumo acre prodotto dalla combustione dei materiali più vari, rese ancora più difficoltosa l'opera dei soccorritori che, noncuranti dell'imperversare dell'offesa aerea, generosamente già sopraggiungevano da Vercelli, Alessandria, Novara, Asti, Cuneo, Aosta, pronti a dare manforte ai colleghi di Torino che infaticabilmente operavano sugli incendi che per giorni sconvolsero la città, e sui palazzi sventrati i quali a centinaia custodirono per molti giorni i corpi straziati della gente.
Gli interventi di soccorso dichiarati furono circa 1100. L'incursione risultò molto efficace, tanto che la concentrazione delle bombe, cadute prevalentemente nella parte nord-est della città, saturò intere zone provocando un unico immenso cratere.
Non ci fu quartiere che non ebbe una casa, un palazzo colpito. Anche per la città di Foggia il mese di luglio fu un mese denso di avvenimenti tragici. Il 15 luglio fu bombardata dai B-24 della Nona Forza Aerea Americana, decollati dalla base di Lete in Libia. Poco prima delle 15 quattro squadroni di superfortezze volanti, i Liberators, oltre a colpire di nuovo gli aeroporti, bombardarono violentemente la città.
Questi possono essere definiti i primi veri bombardamenti terroristici, in quanto i piani di attacco non prevedevano solo la distruzione dei numerosissimi aeroporti militari, ma anche indiscriminatamente la città, con lo scopo di fiaccare il morale e la resistenza della gente, affinché si rivoltasse contro il regime. Dunque dalle 14,45 alle 15,00 i bombardieri americani in soli quindici minuti lasciarono sulla loro scia 1293 morti foggiani.
Il fatto più drammatico avvenne nella zona ferroviaria, dove si trovavano alcuni convogli carichi di bombe e carburante. Molti vagoni saltarono in aria con tutto il carico, innescando una reazione a catena. Una squadra di vigili del fuoco nel tentativo di sezionamento dei convogli venne investita dall'esplosione di uno dei vagoni. Due di loro perirono orribilmente dilaniati. Uno di questi era il Vigile Scelto Attilio Rinaldo.
Questo fu solo un assaggio di quello che invece accadde una settimana dopo: il 22 luglio. Questa data segna uno degli avvenimenti più sconvolgenti dell'intera guerra. Ben poco si conosce di questa pagina. I giornali ignorarono forse volutamente gli avvenimenti per non creare eccessivi allarmismi, i bollettini ufficiali si limitavano a laconici comunicati.
Ma il ricordo della tragedia e i segni sono tuttora vivi nei testimoni del tempo. Il conteggio definitivo delle vittime potrà sembrare eccessivo, forse è così e nessuno mai potrà confermarlo o smentirlo, su questo gli studiosi avanzano numerosi dubbi. Foggia comunque, allora una città di circa 80.000 abitanti, dopo diverse ondate conclusesi solamente nella notte del 23, contò 7.643 morti.
Il 17 agosto cessò ogni resistenza in Sicilia; l'esercito alleato in pochi giorni l'occupò totalmente, da cui iniziò la risalita della nostra penisola. Due giorni dopo riprese il ciclo di incursioni sulla città di Foggia, che si concluse l'8 settembre con uno spaventoso bilancio di vittime e distruzioni, che fece del capoluogo dauno forse la più danneggiata tra le città italiane. Iniziò il 19 agosto alle 12,00.
In poco più di due ore in sei ondate, dai 233 bombardieri vennero vomitate 586 tonnellate di bombe, un quantitativo che superò quello sganciato l'8 agosto su Torino, Milano e Genova; ma Foggia allora contava poco più di 70.000 abitanti, con un'estensione infinitamente inferiore a quella delle tre capitali industriali. Va da se comprendere la diversa capacità di assorbimento dell'enorme massa d'urto provocata dalle bombe. Il bilancio finale delle vittime fu pauroso; si calcola non meno di 9581 morti. Il dato potrà essere sicuramente per eccesso, ma tanto basta per dare l'idea di cosa accadde a Foggia in quel caldo giorno dell'estate del 1943.
La città era stata ormai abbandonata dalla totalità dei suoi abitanti, rifugiatisi nelle campagne e nei comuni vicini. Foggia era ormai una città fantasma contro la quale si accanì, senza pari altrove, una forza d'urto spaventosa che annientò qualcosa come il 76% dell'intera superficie edificata. Foggia dichiarata città sinistratissima, cessò definitivamente di soffrire il 23 settembre 1943 con l'entrata in città degli alleati, accolti con nuova speranza dai superstiti che cominciavano, a partire da quel giorno, a intravedere dopo tre anni di guerra lo spiraglio di una nuova vita e di una rinascita.

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