I morti ufficialmente furono 20.298. Sicuramente mai
si conoscerà la cifra reale, forse sono tanti, forse no. Sta di fatto
che la storia di Foggia, Medaglia d'oro al Valor Civile, venne sistematicamente
ignorata dalle autorità e dagli organi di informazione del periodo e,
fatto ancor più grave, ignorata dagli storiografi che mai hanno analizzato
il drammatico risvolto di una città, che fu tra le più colpite in assoluto
da armi convenzionali. In tutto il territorio italiano la situazione si
faceva sempre più confusa, con i tedeschi ormai massicciamente presenti
sul nostro territorio nazionale, pronti ad un colpo di mano.
I fascisti della milizia erano stati assorbiti dall'esercito, come molti
dirigenti fascisti erano stati lasciati ai loro posti di prestigio. Questo
atteggiamento ambiguo del governo Badoglio non faceva altro che incrementare
una situazione di confusione. Si temeva a questo punto una massiccia invasione,
da parte dei tedeschi, delle nostre città. Questo purtroppo avvenne all'indomani
della dichiarazione di resa del nostro paese, resa pubblica solamente
l'8 settembre. L'armistizio venne sottoscritto il 3 settembre dal Generale
Castellano, in un luogo segreto delle campagne siracusane. Ancora colpevolmente
Badoglio temporeggiava nel rendere pubblico l'atto di resa. Alla fine
gli alleati stanchi, presero l'iniziativa diffondendo da Radio Londra
e Radio Algeri il proclama della capitolazione del nostro Paese. Badoglio
di fronte al fatto compiuto dovette comunicare ufficialmente che "il Governo
italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro
la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori
e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale
Eisenhower, comandante in capo delle Forze alleate anglo-americane. La
richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro
le forze angloamericane deve cessare da parte delle forze italiane in
ogni luogo. Esse, però, reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi
altra provenienza". Fu troppo tardi; le divisioni tedesche, attestate
già da diversi giorni lungo i confini con ingenti forze, in breve si riversarono
nel nostro territorio occupandolo militarmente. Prima dell'armistizio,
secondo un accordo stipulato tra il governo Badoglio e il Comitato delle
opposizioni che raggruppava tutti i partiti antifascisti, venne costituita
la Guardia Nazionale, formata dal popolo, che avrebbe dovuto affiancare
il nostro esercito nella difesa del suolo dalla prevedibile invasione
tedesca. Ma gli accordi non vennero mai rispettati. Già nella serata dell'8
settembre quando molti cittadini si presentarono nelle caserme per chiedere
l'arruolamento o le armi, si videro rifiutare qualunque loro istanza.
A Torino il Generale Adami Rossi non ricevette i rappresentanti del popolo,
avendo già deciso di consegnare supinamente la città alle forze tedesche
ormai vicine. Lo stesso accadde in molte delle città non ancora liberate.
A questo punto il nostro Paese, con un esercito sbandato e il popolo non
armato, si trovò davvero esposto all'occupazione tedesca. Il governo e
il re pen
sarono bene di fuggire da Roma per rifugiarsi a Brindisi,
oramai in mano alleata. Il 9 sera le divisioni tedesche entrarono in Torino
e fu subito battaglia. L'indomani una colonna militare tedesca, entrando
in città aprì il fuoco contro la popolazione civile inerme, colpevole
solo di portare via dall'Opificio Militare in corso Regina Margherita,
abbandonato dai nostri militari, del materiale utile alla sopravvivenza.
Fu una strage; 12 donne rimasero sull'asfalto crivellate dal criminale
piombo nazista. Il volto feroce del nazismo si era mostrato. Era ormai
chiaro a tutti che il vecchio alleato trasformatosi in occupante, avrebbe
fatto della vendetta e del terrore le armi con cui soggiacere il popolo
italiano. Inevitabilmente anche tra i Vigili del fuoco nacque in quei
giorni, un sentimento di forte ostilità nei confronti dei tedeschi e del
regime dittatoriale italiano che, più efferato di prima, si andava ricostruendo
al Nord. Torino pagò un duro contributo di vite umane e di opere edilizie
distrutte. A conclusione della guerra i morti per i bombardamenti sofferti
tra la popolazione civile, nella sola Torino furono 2.069 ed i feriti
2.695; i Vigili del Fuoco deceduti per azioni di soccorso furono 4, diversi
i feriti. Le incursioni aeree furono 56. I minuti che occorsero ai 2154
aerei incursori per sganciare le 6288 bombe dirompenti, e le diverse centinaia
di migliaia di spezzoni incendiari, furono 1454. Gli aerei incursori abbattuti
furono 15. La popolazione oltre all'incubo reale delle bombe sofferse
per ben 229 volte un altro incubo: quello di dover scendere nei rifugi
antiaerei, perché tanti sono stati gli allarmi a vuoto dati dalla contraerea
alla popolazione.