Giunti finalmente in caserma, dopo aver indossato la
divisa, potevano prendere la pompa e portarsi sul luogo dell'incendio.
I tempi di organizzazione e di uscita della squadra, come è facile evincere
erano lunghi, che si ripercuotevano di conseguenza sull'incendio che assumeva
rapidamente dimensioni a volte drammatiche. Succedeva quindi che i tempi
di percorrenza dalla sede al luogo del sinistro fossero lunghi, e che
la popolazione non sempre accogliesse con riconoscenza l'arrivo dei pompieri.
Questi giungevano sul luogo dell'incendio stanchi e trafelati a causa
del faticoso trasporto delle trombe da incendio, in quanto all'epoca il
traino era ancora affidato alla sola forza fisica degli uomini. Nel 1862,
dopo il gravissimo incendio della Casa Tarino di via Po 18, ora 39, che
causò la morte di ben 17 persone tra i soccorsi e i soccorritori, il Consiglio
Comunale adottò dei provvedimenti migliorativi, istituendo cinque stazioni
di guardia, collegate telegraficamente con la Stazione Centrale di Palazzo
Civico, e portando l'organico a 101 unità. Le nuove sezioni furono così
dislocate: 1° Sezione Centrale (Palazzo di Città) 2° Sezione (via Bellini)
3° Sezione Moncenisio (via Cibrario) 4° Sezione Po (via Matteo Pescatori)
5° Sezione Borgo Nuovo (via S. Francesco da Paola) 6° Sezione San Salvario
(via Thesauro). Questi provvedimenti, seppur importanti, non crearono
ancora un servizio sufficientemente in grado di affrontare nel migliore
dei modo le situazioni più impegnative. Le poco efficaci pompe a mano
non permettevano un'adeguata risposta poiché il loro trasporto era ancora
affidato alla forza fisica degli uomini che, giunti stanchi e trafelati,
si trovavano nell'impossibilità di agire prontamente. Sempre nell'ambito
di questi provvedimenti si installarono delle bocche d'acqua per il rifornimento
idrico. Distribuite nelle principali vie e piazze divennero circa 700
nel 1899. Tutte le stazioni furono dotate di una scala aerea costruita
e brevettata dall'artigiano Paolo Porta. Questo nuovo tipo di scala a
sfilo fu la prima nel mondo, e Torino venne così a disporre dal 1863,
prima di altri corpi pompieristici, di un attrezzo di estrema importanza
che determinava un nuovo modo di operare in caso di incendio negli alloggi
ai piani alti delle case. Venne acquistato anche il primo apparecchio
per ambienti irrespirabili, sostituito poi nel 1890 da uno più moderno
inventato dal Cav. Luigi Spezia, comandante dei pompieri di quel periodo.
Nel 1863 dopo soli sei anni di attività, anche il teatro Alfieri venne
distrutto da un incendio. Il continuo sviluppo della città e la continua
crescita industriale, imposero al Consiglio Comunale sempre maggiori sforzi
per adeguare i pompieri all'evolversi della società. Purtroppo continuavano
i tragici incendi con perdite di vite umane anche tra i pompieri.
Durante l'opera di spegnimento di un violento incendio scoppiato nel sotterraneo
di una drogheria di via Milano 14, il mattino del 28 Ottobre del 1875,
il pompiere caporale Giovanni Salza,
travolto dal crollo della volta perdette la vita. Altri sedici pompieri
rimasero feriti. Un'altra pagina meno drammatica è data dall'atto compiuto
dal caporale Giuseppe Robbino.
Il 27 Gennaio del 1880 con altri tre suoi compagni, riuscì a salvare da
un alloggio in fiamme in via Roma due donne, un bambino e un anziano signore.
L'ammirazione per il gesto compiuto fu cosi' sentito dalla popolazione,
che il De Amicis, sull'onda dell'emozione collettiva, si ispirò ad esso
per scrivere una delle pagine più belle del suo libro Cuore.
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