Altri 150 soldati armati controllavano l'ordine pubblico,
le suppellettili e le masserizie che venivano accumulate in strada nell'intento
di sottrarre alle fiamme più combustibile possibile.
Con le pompe faticosamente alimentate dai secchi colmi d'acqua, intere
squadre di soldati isolavano l'incendio tagliando travi, tetti e sgomberando
le case.
La tragicità degli eventi obbligava gli uomini, anche a causa della inadeguatezza
dei mezzi, ad un massacrante lavoro che sovente si protraeva per giorni
interi.
Si spiega così l'alto numero di militari ed artigiani partecipanti, oltre
all'immancabile quanto indispensabile apporto dato dai numerosi volontari
che offrivano la loro opera soprattutto per il trasporto dell'acqua.
Avvertiti dalle campane della chiesa di Santo Spirito, accorreva anche
la Compagnia dei Brentatori, oltre che naturalmente i muratori, carpentieri
e falegnami, secondo un programma che periodicamente veniva aggiornato.
Le pompe idrauliche di Ctesibio, di Hautsch, Newsham, Chatel ed altri,
ricordano sempre lo sforzo dell'uomo per uscire vittorioso nella lotta
contro le forze della natura, a volte impari, ma che sempre andavano in
qualche modo ricondotte alla normalità.
Queste pompe arrivarono nella realtà torinese come innovazione assoluta
già dal XVII secolo, portate probabilmente dalla Germania o da Vienna
e subito modificate, secondo criteri di maggiore efficienza e capacità
di rendimento, da David Chatel nel 1740 circa, divenuto poi il primo Direttore
delle pompe della Città di Torino.
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Questa era dunque la situazione di Torino nel 1786.
La sua popolazione contava nello stesso anno 74.527 abitanti. Il suo territorio,
sia urbano che extraurbano, poteva contare in caso di pericolo su ben
sei pompe opportunamente dislocate nei punti nevralgici della città e,
fatto assolutamente importante, è che sin dal suddetto anno si parla di
un servizio ippotrainato delle pompe.
Il 1° marzo 1816, il Regio Regolamento del 1786 venne rivisto per volere
del governatore della città marchese Thaon Conte di Revel, che istituiva
un picchetto di "sette individui cioè due tolari, due muratori e due falegnami
con un caporale scelto nella professione che giudicherà il Direttore delle
Pompe".
Alla carica di direttore venne chiamato l'ingegner Pietro Lana, futuro
primo comandante della Compagnia Operaj Guardie a Fuoco della Città di
Torino.
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