L'EVOLUZIONE DELLA TECNOLOGIA ANTINCENDIO: LE POMPE A
MANO
Le nuove scoperte tecnologiche, avutesi tra la fine del
Seicento e nel corso del Settecento, avevano creato condizioni favorevoli
anche per ciò che concerne la lotta al fuoco.
Questi nuovi impulsi hanno fatto sì che venissero approntate o quantomeno
sostanzialmente modificate quelle macchine inizialmente chiamate spruzzatoj,
poi meglio conosciute come trombe idrauliche.
Queste innovazioni tecnologiche non trovarono Torino indifferente, né
tanto meno impreparata; il suo interesse per ciò che concerneva la lotta
agli incendi, era strettamente correlato allo sviluppo delle attrezzature
pompieristiche.
Diventata capitale del Ducato Sabaudo, gli amministratori pubblici avevano
la necessità di preservare dal fuoco tutte quelle strutture civili e militari
che facevano di Torino, in quegli anni in forte espansione, il centro
del potere.
L'ORGANIZZAZIONE DEL 1786: IL CORPO DI TRUPPA SENZ'ARMI
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Una decisiva svolta ai frammentati provvedimenti sinora
adottati per la difesa dal fuoco, si concretizzò a Torino il 20 aprile
1786, quando il Re Vittorio Amedeo con un Regio Regolamento, stabilì le
modalità di intervento e il comportamento degli uomini e delle pompe destinate
all'opera di estinzione, nonché l'individuazione del personale, tra gli
artiglieri del Corpo di Guardia alle quattro porte della città di Torino,
e le norme del loro allertamento ad incendio avvenuto.
Questi venivano allertati dalle campane delle chiese più vicine al luogo
della sciagura, che battendo a martello, avrebbero segnalato il fuoco.
Il segnale veniva ricevuto dai tamburini dei Corpi di Guardia che suonavano
il Rapel o la Generala, a seconda la gravità dell'incendio. Dalla Porta
Po, dalla Porta Nuova, dalla Porta Palatina e dalla Porta Susina, e nei
casi gravi anche dal Palazzo di Città, accorrevano con le loro pompe circa
150 uomini.
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