Nascita ed evoluzione del
servizio antincendio della città di TORINO

L'EVOLUZIONE TECNOLOGICA


A grandi passi ci allontaniamo dal secolo scorso, e con esso si allontana anche tutta la "vecchia" tecnologia che impietosamente viene sostituita dall'introduzione dei propulsori a benzina, che oltre al trasporto senza fatica dei pompieri, provvede al movimento delle pompe a lui collegato.
Ma tutte le tecnologie passate, come quelle future, hanno sempre avuto e sempre avranno bisogno dell'opera umana; questo lo si evince dall'osservare le immagini, che fanno capire come si operasse un tempo e come si opera tuttora perché lo spirito dei pompieri è lo stesso, indipendentemente dall'attrezzo e dalla macchina che il pompiere manovrava e manovra, oggi come allora.
Abbandonata quasi del tutto la trazione animale, nel 1907 il Corpo venne dotato delle prime quattro vetture con motore a benzina per il traino delle pesanti pompe a vapore e il trasporto del personale.
La scelta, inevitabile, cadde su autoveicoli Fiat, modello "Camioncino" della potenza di 24/40 HP con trasmissione a catena; di due sole automobili si conosce il numero di targa: 63-1621 e 63-2143. Nel 1909 si tentò di utilizzare delle autovetture a trazione elettrica ma la scarsa autonomia, permetteva una percorrenza media di soli cinquanta chilometri, oltre l'eccessivo peso degli accumulatori al piombo che ne riduceva considerevolmente la velocità, fecero abbandonare ben presto l'esperimento.
Ma il grande salto tecnologico avvenne due anni dopo, con l'acquisto delle prime due autopompe in vista dell'Esposizione Universale di Torino del 1911, che rimase celebre nella storia delle esposizioni per la sua importanza.
Le autopompe erano montate su chassis Itala con motore biblocco a quattro cilindri e trasmissione a cardano, con 35 HP di potenza e ruote doppie posteriormente. La pompa era una Worthington di 2000 litri al minuto.
Il numero delle targhe era: 63-2143 e 63-2145. Tra le lacrime e la malinconia dei presenti, il 1° novembre 1915 gli ultimi cinque cavalli, lasciarono definitivamente le scuderie della Caserma delle Fontane di Santa Barbara per terminare la loro onorata carriera, durata ben ventotto anni, nei più modesti corpi di provincia. Un altro capitolo si era definitivamente chiuso. Le scuderie vennero subito modificate per ospitare ben più numerosi e potenti cavalli: quelli erogati dai motori delle ormai numerose vetture e autopompe di cui disponeva il Corpo dei Pompieri.
I tempi di intervento si ridussero drasticamente permettendo ai pompieri di giungere sul luogo del sinistro non più affaticati ma in grado di operare immediatamente e con la giusta determinazione. Finalmente l'acqua non veniva più spinta con la forza fisica o con il vapore, ma con potenti pompe mosse dai motori delle vetture.
Si verifica ancora un incidente mortale per un pompiere.
Alle 5,30 del 10 Giugno 1912 scoppia un gravissimo incendio nelle officine della "Società Anonima Officine di Savigliano". Nelle operazioni di spegnimento di alcune tettoie in fiamme il pompiere Agostino Regis perde la vita cadendo da un'altezza di 15 metri, a seguito del cedimento di alcune strutture metalliche su cui stava transitando.

L'opera delle Guardie a Fuoco di Torino non si limitava ai soli soccorsi nel territorio comunale, ma anche di rinforzo in quelli circonvicini come Ivrea, Avigliana, Cengio, Mazzè, Pinerolo, Biella, Venaria. Il più grave di questi interventi si ebbe a Rocca Canavese il 18 Ottobre 1924.
All'interno dello stabilimento "Phos" che produceva fiammiferi, probabilmente a causa dell'alta infiammabilità del materiale lavorato avvenne una violenta esplosione che provocò il crollo di un'ala dello stabilimento seppellendo numerosi operai.
Ulteriori gravi conseguenze vennero evitate dall'arrivo dei pompieri di Torino, che inizialmente impedirono il propagarsi dell'incendio al vicino deposito dei materiali; nel contempo altri pompieri aiutati dai carabinieri e dai militari presenti estrassero dalle macerie numerosi feriti che portarono per sempre i segni evidenti di quella immane tragedia, e 21 corpi senza vita; di questi, 16 erano giovanissimi con un'età compresa tra gli 11 e i 18 anni.
Anche nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto Calabro-Siculo del 1908 e da quello della Marsica del 1915, vennero impegnati i pompieri di Torino.
Queste prime gravi sciagure di un'Italia da poco unificata, misero in evidenza la mancanza di un'organizzazione nazionale in grado di coordinare l'opera dei numerosi corpi comunali che, con mezzi non sempre adeguati, accorrevano in aiuto degli scampati.
Intanto il campo di attività si allargava sempre di più.
Il fuoco non rappresentava più il solo nemico da "affrontare" e "combattere".
I pompieri erano pronti a portare aiuto in ogni avversità accidentale piccola o grande.

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