Nascita ed evoluzione del
servizio antincendio della città di TORINO

Nacque così la Compagnia Pompieri di Torino.
Si poneva a quel punto anche l'esigenza non più derogabile di avere degli spazi autonomi e maggiormente rappresentativi, che certamente non potevano più essere le ormai inadeguate soffitte del Palazzo Comunale.
Dal 1883 la Compagnia spostò la sua sezione principale e il suo apparato direzionale in una caserma ubicata in contrada Santa Barbara divenuta poi corso Regina Margherita.
E' da qui che l'evoluzione tecnologica conoscerà un'impennata in avanti, imprimendo anche alle macchine da interventi un inevitabile adeguamento e modificazione, e i pompieri saranno tra i primi ad avvantaggiarsene, segno evidente del timore dell'uomo verso la potenzialità distruttiva del fuoco. La "rivoluzione industriale" della metà dell'ottocento, che trasformò il nostro panorama economico da contadino ad industriale, era ormai ben assimilata dalla società del periodo, e fu dettata dall'impiego del vapore in tutte le attività, anche per il movimento delle pompe da incendio, che permette di cogliere dei notevoli successi nel campo della sicurezza. La forza fisica degli addetti viene soppiantata del generoso vapore che con inesauribile forza spinge l'acqua, gonfiando spasmodicamente i tubi di mandata, fin sull'incendio che per la prima volta trova un degno avversario.
E sempre in relazione ai quattro elementi principali che costituiscono il nostro ambiente: l'acqua, l'aria, il fuoco, la terra, che sono poi gli elementi in cui operano i pompieri, sorgono, sempre nella seconda metà dell'Ottocento, attenzioni che ci stupiamo di vedere a quest'epoca, come autorespiratori, macchine ed altri elementi pneumatici destinati alla respirazione negli ambienti ostili.

E' solo alla fine del secolo XIX che nascono le prime industrie che provvedono alla costruzione di attrezzi e macchine destinate all'uso pompieristico. Prima di allora e ancora per gli anni successivi, pur con minore intensità, erano gli stessi pompieri che si autocostruivano le macchine secondo le loro necessità ed esperienze, utilizzando le meccaniche di base che l'industria forniva loro.
Quattro anni dopo, e precisamente nel 1887, l'introduzione della trazione animale dei carri dei pompieri, consentì di migliorare l'efficienza operativa.
A tale servizio vennero destinati una quindicina cavalli dei servizi pubblici cittadini. Sei cavalli di giorno e dieci di notte venivano sempre tenuti pronti e bardati.
Si narra che i cavalli, conoscendo ormai molto bene il loro compito, allo squillare delle campane di chiamata dell'emergenza uscissero dalla stalla e si portavano davanti al mezzo che sapevano di dover trainare, e allo chauffeur, antica denominazione del pompiere conduttore, non rimaneva che collegarlo al carro e partire immediatamente.
Queste innovazioni permisero di abbandonare un modello di servizio approssimativo, per intraprenderne uno più efficiente ed organizzato.
Si affacciava così una figura di pompiere sempre più preparato professionalmente, dotato non di sola forza fisica e coraggio, ma anche di capacità nell'utilizzare le attrezzature sempre più complesse che le industrie cominciavano ad approntare per questo specifico servizio.
E tra una "pompata" e l'altra, con l'opera e il ruolo dei pompieri in primissimo piano per le grandi e gravi sciagure cittadine dei primi decenni dell'Ottocento, come l'incendio della polveriera di Borgo Dora e di Casa Tarino in via Po, si arriva alla fine del XIX secolo con le grosse sostanziali modifiche alle macchine ed attrezzature, azionate dalla forza del vapore. Nell'ultimo scorcio del secolo le innovazioni apportate alla Compagnia furono numerose e tutte qualitativamente importanti, tanto da cambiarne profondamente l'assetto.
Il quadro che ne seguì era di una struttura completamente riformata nei suoi ordinamenti, e potenziata in uomini e mezzi, stabilendo così un primo vero cambiamento col passato.
Questa in definitiva poteva dirsi la situazione della Compagnia di pompieri di Torino alla conclusione del secolo XIX.
Un secolo fondamentale perché attraversato da moltissime vicissitudini più o meno gravi, qualcuna anche bella, ma tutte importanti ai fini del conseguimento di una maggiore maturità professionale.
Un aspetto molto importante era dato dal rapporto di fiducia che si era instaurato con la gente, che aveva ormai familiarizzato con la figura del pompiere, apprezzandone il suo insostituibile ruolo all'interno della società; la gente lo sentiva come uno di loro, poiché era uno di loro, una persona del tutto comune capace però nei momenti critici di farsi carico della sicurezza della collettività.
L'affannoso scalpitio dei cavalli, accompagnato dall'incessante tintinnare della campanella che preannunciava il veloce avanzare degli sbuffanti degli sbuffanti carri a vapore, pur ponendo negli astanti numerosi interrogativi circa la loro destinazione e il motivo di tanta folle corsa, non destava più solo timore ed ansia, ma anche ammirazione per ciò che i pumpisti si apprestavano a compiere.
La Compagnia si presentava alle soglie del Novecento come un organismo efficiente, compatto e ben dotato di tutti gli strumenti che la tecnologia del tempo poteva offrire. Cominciava in definitiva ad affermarsi una figura di pompiere sempre più preparato con, non solo più forza fisica e coraggio, ma anche capacità nell'utilizzare le attrezzature sempre più complesse.

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