I pericoli più frequenti
      che ci circondano



Il pericolo

Si potrebbe dire, usando una frase fatta, che il pericolo è l'altra faccia del benessere. Le macchine, gli elettrodomestici, le fabbriche in genere lo sviluppo tecnologico che ci permette di vivere con una certa comodità è intrinsecamente, o meglio, potenzialmente una fonte di rischio. E con questa definizione di rischio che si comprende quello derivante dalle strade piene di auto, dall'inquinamento dell'ambiente, dal rumore che ogni giorno diventa più elevato, dallo stress della vita di tutti i giorni.

Di seguito parleremo del rischio connesso alle macchine (elettrodomestici, auto, impianti vari) ed alle strutture fisse.

Per generalizzare, si può dire che per ogni manufatto, più o meno complesso, in movimento o fermo che trasforma energia (ad esempio la lavastoviglie è una macchina che trasforma energia elettrica in calore che riscalda l'acqua, indispensabile al lavaggio dei piatti) esiste una certa probabilità che esso non funzioni correttamente presentando situazioni non previste, situazioni che possono essere pericolose. Si potrebbero citare tanti casi, per rendere l'idea si pensi alla probabilità che un'automobile abbia un'avaria al circuito frenante, oppure al frigorifero "che fa massa".

Queste probabilità dipendono da varie cause, ad esempio, dalla qualità dei materiali con cui è stata costruita la nostra macchina, dall'invecchiamento della stessa, dall'uso che se ne fa.

Ai nostri fini è utile, inoltre, introdurre un ulteriore concetto fisico molto importante: la fatica.

Anche i materiali si stancano e dopo un certo numero di anni di lavoro si rompono senza che le condizioni di funzionamento siano variate.

In base a quanto abbiamo brevemente detto ricaviamo un importante insegnamento: l'uso corretto dell'oggetto che noi adoperiamo (frigorifero, lavastoviglie, automobile ecc.) diminuisce la probabilità che un evento imprevisto si verifichi, ed inoltre, dopo un certo periodo che abbiamo usato l'oggetto, oltre ad effettuare una buona manutenzione dovremo aumentare le cautele, perché il materiale invecchia e si stanca.

Per concludere, nelle nostre attività sia domestiche che industriali non avremo mai "rischio zero" ma ci sarà sempre una certa probabilità che eventi imprevisti si verifichino causando situazioni pericolose.

Il nostro scopo è quello di abbassare questa probabilità. Riportiamo di seguito alcune definizioni un po’ rigorose dei tre concetti fondamentali presenti in queste pagine:

Rischio: nel significato più generale è l'eventualità di subire un danno. È una condizione che in potenza può causare un danno a persone o a cose. Un sistema di combustione, allo stato potenziale, rappresenta un rischio di incendio.

Pericolo: esprime una esposizione al rischio. Ad esempio, i pericoli e le conseguenze comuni di un incendio per le persone o le cose esposte ad esso, sono i fumi ed il calore.

Sicurezza: nel suo significato assoluto esprime l'assenza del rischio. Poiché non è concepibile attività umana con "rischio zero", il termine sicurezza è usato nel "significato relativo" per esprimere presenza ridotta di rischio.

 

FONTI DI PERICOLO

Il pericolo può derivare da molteplici cause; ad esempio:

L'arredamento delle case

L'arredamento casalingo è una concentrazione di materiali combustibili (tendaggi, mobili, libri, ecc.) che costituiscono un elevato carico di incendio. Se in una casa avviene un incendio, si sviluppa una grande quantità di calore. In questo tipo di incendio si corrono tre tipi di pericoli per la persona esposta ad esso. Il primo deriva dal fatto che durante un incendio si sviluppano gas quali anidride carbonica (CO2), ossido di carbonio (CO), fortemente tossici, ed altri composti più o meno tossici dipendenti dalla composizione delle varie sostanze che bruciano.

Questi gas, in parte intossicano ed in parte annebbiano le capacità operative dell'individuo, producono l'affanno, rendono la fuga difficile. Il secondo pericolo deriva dal fatto che i fumi caldi compromettono la respirazione a causa della temperatura elevata.

Il terzo pericolo è la gran quantità di calore sviluppato nell'incendio che compromette la stabilità delle travi e delle strutture portanti, si verificano quindi crolli, prima degli intonaci, poi dei travetti, ecc.

È importante perciò curare la disposizione degli arredamenti anche in funzione delle fonti di innesco.

Bisogna evitare che sostanze facilmente combustibili (tipo nylon) vengano a contatto con fiamme libere (innesco). Inoltre si ricordi che i mozziconi di sigaretta non spenti, oppure addormentarsi con la sigaretta accesa causano, come l'esperienza ha dimostrato, una elevata possibilità di incendi (alto rischio).

 

Impianti alimentati a gas

Gas metano. Questo tipo di gas in opportuna miscela con l'aria è fortemente infiammabile. Anzi in determinate composizioni, la velocità con cui brucia è talmente elevata che provoca quello che comunemente chiamiamo scoppio.

Le cause di pericolo negli impianti a gas casalinghi possono essere:

a) nel tubo in gomma di collegamento tra l'erogatore fisso e la cucina. Questo tipo di tubo è situato normalmente dietro la cucina, vicino al forno. Quando il forno viene acceso, la temperatura si alza ed il tubo si riscalda. Quando il forno viene spento e la temperatura si abbassa il tubo si raffredda. Questo riscaldamento e raffreddamento provoca delle dilatazioni e delle contrazioni del materiale e può determinarne la rottura. Il tubo consigliato dalle società del gas resiste a queste variazioni di temperatura, e grazie alla loro costruzione non teme l'umidità che potrebbe attaccare il materiale fino a formare muffe e screpolature che permetterebbero la fuoriuscita del gas.

b) nelle fascette di tenuta che servono a tenere collegato il tubo all'erogatore fisso. Questo tipo di fascette sono fatte di materiale abbastanza deformabile, allo scopo di evitare che nel fissaggio si tagli il tubo. Occorre infine ricordare un concetto generale della fisica, e cioè: per esserci combustione oltre al combustibile (metano) deve essere presente anche l'ossigeno. Può accadere che, nel bagno, dove c'è il boiler a gas, l'ambiente sia poco riscaldato, per cui le finestre e le porte sono tenute ben chiuse. L'ossigeno che serve a bruciare il gas del boiler viene preso dall'ambiente e quindi si consuma. Se i ricambi di aria sono insufficienti la percentuale di ossigeno diminuisce fino al punto da spegnere la fiamma. Lo spegnimento della fiamma non significa però l'interruzione del flusso di gas che invade l'ambiente dando luogo ad una miscela che può essere esplosiva.

Impianti elettrici

Il rischio di incidenti si verifica frequentemente in alcuni elettrodomestici, i quali sono progettati tenendo conto che il loro funzionamento non sarà continuo. Ad esempio il ferro da stiro. Nei tipi più semplici, è costituito da un "filo" di elevata resistenza elettrica. La corrente passando in esso incontra grande difficoltà e tale difficoltà si traduce in calore. Questo calore in parte viene disperso nell'ambiente circostante, in parte viene assorbito dai tessuti stirati, in parte serve ad alzare la temperatura del ferro. Se, chi lo sta usando, esce di casa e lo dimentica acceso per un lungo periodo di tempo la quantità di calore che non viene dispersa alza a tal punto la temperatura da rovinare gli isolamenti elettrici. Si può allora verificare che toccando il ferro da stiro si rimanga folgorati.

Qualcuno dei lettori penserà "ma i ferri da stiro hanno un termostato per cui quando la temperatura oltrepassa un certo valore si spegne".

Questa precisazione è vera. Ma ricordate che cosa si è detto all'inizio? Ogni macchina ha una certa probabilità che non tutti i meccanismi funzionino correttamente. Sul nostro organismo, il contatto con parti in tensione provoca danni tanto maggiori se passiamo da una condizione di tranquillità e di mancanza di sudorazione ad una condizione di nervosismo o di sudorazione abbondante, o peggio se siamo totalmente bagnati. In questi ultimi casi la corrente non incontra difficoltà ad attraversare il nostro organismo e gli effetti sono più gravi.

Un altro tipo di rischio che possiamo chiamare indiretto è quello di fornire l'innesco per un incendio. Ad esempio: se due punti dell'impianto elettrico che hanno diverso potenziale vengono a contatto si verifica quel fenomeno che si chiama corto circuito, che si può manifestare con scintille o semplicemente con forte sviluppo di calore e quindi fornire l'innesco per un incendio.

Le scintille che tecnicamente sono chiamate archi voltaici raggiungono temperature dell'ordine di 2000" C.

 

Depositi vari di infiammabili

Olii combustibili, bombole di gas, alcool, ecc. Anche in questo caso si parla di elevato carico di incendio. C'è da ricordare che le sostanze liquide hanno la tendenza a diventare vapore (tensione di vapore) e questa tendenza aumenta man mano che aumenta la temperatura. Tali vapori a contatto con l'ossigeno contenuto nell'aria formano miscele facilmente infiammabili.

 

Canne fumarie

Esse servono a smaltire i fumi e i gas prodotti dalla combustione nell'atmosfera. Affinché possano svolgere tale azione devono esserci due condizioni: la prima è quella di avere un camino sufficientemente alto (differenza di pressione tra luogo in cui brucia e punto di uscita nell'atmosfera); la seconda condizione è che il camino abbia una sezione adeguata.

Con il tempo, però, all'interno di esso si depositano sostanze incombuste trasportate dai fumi, che riducono la sezione di tiraggio.

In tal caso i fumi ed i gas, trovando difficoltà ad uscire, tornano indietro, nella casa, con tutti i pericoli già descritti per il fumo e i gas di combustione.

 

COSA PUÒ FARE IL CITTADINO PER DIMINUIRE IL PERICOLO

a) frazionare il rischio: se ad esempio in uno stabile vi sono tante cose che possono prendere fuoco, occorre suddividere questi depositi in più piccoli (carico di incendio più basso) e dividerli tra loro attraverso muri e porte a tenuta di fumo e di calore (compartimentazione).

Spesso i tecnici VV.F. prescrivono ad esempio che l'ingresso nelle centrali termiche (quelle per il riscaldamento degli edifici) avvenga da questo tipo di porte. Esse hanno lo scopo di far si che un eventuale incendio nel locale, rimanga per un certo tempo confinato nella centrale, senza interessare altri ambienti.

b) per gli impianti a gas ricordarsi di controllare che le manopole della cucina a gas siano chiuse (attenzione che se i fornelli sono al minimo, un po’ di vento può spegnere la fiamma, ma consente il proseguimento dell'erogazione del gas). Inoltre, come abbiamo potuto costatare in alcuni luttuosi incidenti, se la fascetta di tenuta che sta sulla gomma di attacco tra la cucina e l'erogatore fisso viene meno, non deve essere sostituita con pezzi di spago od altro, è necessario un tipo di fascetta analoga.

c) realizzare gli impianti elettrici correttamente (un impianto realizzato secondo le norme del Comitato Elettrotecnico Italiano è corretto). Dai pericoli diretti ci sono due modi di proteggersi; uno è quello di mettere l'impianto a terra, in tal modo un accidentale contatto con parti in tensione non provoca grandi danni; l'altro modo è quello di installare gli interruttori differenziali (salvavita, oggi resi obbligatori dalla nuova normativa) che quando sentono squilibri di corrente nell'impianto, ad esempio perché noi toccando una parte in tensione siamo attraversati da corrente, lo interrompono.

Dai pericoli indiretti ci si può difendere evitando di manomettere l'impianto stesso. Ad esempio: se sostituite un pezzo di filo conduttore della corrente con un altro filo avente una sezione più piccola la corrente elettrica incontra più difficoltà a passare ed allora lo riscalda a tal punto da bruciarlo (fonte di innesco).

d) Lo scalda acqua deve essere mantenuto in efficienza. Esso ha due meccanismi di sicurezza: il termostato che spegne il circuito elettrico di riscaldamento quando la temperatura raggiunge un determinato calore; la valvolina di sfiato che fa uscire il vapore ad alta pressione nel caso all'interno dello scalda acqua tale pressione raggiungesse valori elevati.

Avete iniziato a rendervi conto che la sicurezza assoluta non esiste? Allora quando mancate per molto tempo dalla vostra abitazione staccate l'interruttore del boiler, un eventuale non funzionamento sia del termostato che della valvola di sfiato lo rendono simile ad una bomba.

e) in vicinanza delle cucine a gas evitate accumuli di sostanze plastiche, di tessuti acrilici, di carta, che sono materiali che possono bruciare per semplice irraggiamento di calore.

f) si tengano gli estintori e tutti mezzi di estinzione sempre efficienti (ad esempio: un estintore a polvere dopo alcuni mesi può non essere funzionante perché la polvere con l'umidità forma granuli grossi che otturano il foro di uscita).

 

IL PANICO

Accenniamo adesso al re dei pericoli: il panico. Noi tutti, nella nostra vita quotidiana possiamo essere protagonisti o spettatori di incidenti di varia natura: incendi, folgorazioni, incidenti stradali, ecc. In questi casi c'è una perturbazione del nostro stato emotivo, la respirazione diventa affannosa e sentiamo il nostro cervello annebbiato, senza saperlo facciamo cose che normalmente non faremmo e che nella maggior parte dei casi è controproducente al soccorso. Si parla con voce alterata e le parole sembrano urla rendendo anche la comunicazione con gli altri più difficile. Se poi siamo presi dal panico dove vi è una gran quantità di anidride carbonica si verificano due fatti che conduco alla stessa situazione, vale a dire: l'anidride carbonica presente conduce all'affanno e si respira quindi più velocemente, respirando velocemente la quantità di ossigeno che viene fissata nei polmoni diventa sempre più piccola.

Per essere più chiari, tutti voi sapete che nell'aria inspirata solo una parte viene portata sino ai polmoni, dove avviene un fenomeno di scissione, il resto viene espirato senza che sia stato sfruttato. Questa quantità di aria utile che noi portiamo ai polmoni diminuisce con l'aumentare della velocità di respirazione. In questi casi è consigliabile respirare lentamente trattenendo per qualche istante l'aria inspirata.

Non c'è una medicina per combattere il panico, ci sono dei comportamenti che si possono acquisire lentamente con l'allenamento. In presenza di incidenti, cercate di rimanere freddi, se siete presenti dall'inizio tiratevi da parte per qualche istante fate delle respirazioni profonde e lentamente pensate a quello che occorre fare. Poi intervenite con decisione.

Infine qualche accorgimento utile se siete coinvolti in un incendio.

Si è cercato di spiegare nelle pagine precedenti che l'incendio è caratterizzato da tre elementi pericolosi:

- la forte quantità di calore;

- la forte quantità di fumi caldi;

- i gas sviluppati dalla combustione.

In presenza di un incendio occorre sempre cercare di raggiungere le finestre o le porte da dove arriva aria fresca, in tal modo potete respirare tranquillamente ed evitare che i gas nocivi compromettano del tutto le vostre capacità.

Bisogna vestirsi il più possibile, i tessuti schermano la nostra pelle dal calore, eventualmente, se c'è dell'acqua, bagnarsi. Abbassarsi e stare rannicchiati, poiché i fumi caldi tendono ad andare verso l'alto e questa semplice posizione permette di diminuire la temperatura di 20-30 gradi. Se ci sono scale e il fumo non permette visibilità, camminate all'indietro rannicchiati, in questo modo si evita di ruzzolare se fate un passo falso.

Per chiamare il soccorso rammentate sempre di fare UNA CALMA E CHIARA DESCRIZIONE dell'incidente, fornendo l'esatto indirizzo dove esso è avvenuto, facilitando così fortemente l'opera di soccorso.

 

BREVI NOTE TECNICHE SUGLI INCENDI E METODI DI ESTINZIONE

L’incendio è la conseguenza di una reazione chimica (combustione) tra una sostanza capace di bruciare (combustibile) e l’ossigeno (comburente).

Affinché si produca una combustione è necessario che si verifichino contemporaneamente le seguenti tre condizioni:

 

  1. presenza di ossigeno in quantità opportuna
  2. presenza di combustibile
  3. temperatura opportuna, fornita da una sorgente di calore o di accensione.

Si distinguono due temperature ai fini dell’incendio:

  • temperatura di infiammabilità

è quella temperatura minima alla quale un combustibile liquido o solido sviluppa vapori in quantità tale da formare con l’aria una miscela capace di accendersi al contatto con una sorgente di accensione (fiamma, scintilla, ecc.)

Ogni sostanza combustibile ha una propria temperatura di infiammabilità.

  • temperatura di accensione

è quella temperatura minima alla quale un combustibile, in miscela con l’aria, inizia spontaneamente a bruciare, senza bisogno di innesco.

Limiti di infiammabilità

Perché una sostanza combustibile possa accendersi è necessario che la composizione (parti espresse in volume d’aria e combustibile) della miscela sia compresa nel campo di infiammabilità.

Dalla reazione di combustione si ottengono:

  • ossido di carbonio + vapore acqueo quando la combustione avviene con poco ossigeno;
  • anidride carbonica + vapore acqueo se di ossigeno ce n’è abbastanza.

Quando la combustione avviene in difetto di ossigeno si sviluppano dei prodotti intermedi che spesso sono molto tossici. Questo succede quando bruciano quei combustibili che contengono nel proprio interno zolfo, cloro, ecc.

Estintori e criteri di norma nella loro scelta

Per contenere e combattere un incendio è necessario intervenire subito, al massimo 15-20 minuti da quando è iniziata la combustione. A questo scopo risulta determinante il primo intervento, che spesso può essere effettuato da qualsiasi persona si trovi sul posto.

Il mezzo più efficace per questo primo intervento è rappresentato dagli estintori portatili. Occorre quindi saper identificare il tipo più adatto di estintore in relazione alla natura del combustibile (es.: petrolio, carta, legno, app. elettriche, ecc.).

Ricordate quindi che si può agevolare il primo intervento se l'estintore è messo in una posizione opportuna, affinché quando serve possa essere trovato subito (di solito vicino alle porte di ingresso ai vari locali) che siano controllati periodicamente (perché il tempo li rende inefficaci) che siano impiegati correttamente.

 

Estintori ad anidride carbonica (CO2)

L'anidride carbonica è un gas inerte, non combustibile e non comburente, il quale, essendo più pesante dell'aria, si deposita sul combustibile impedendone il contatto con l'aria (azione di soffocamento). Viene conservato allo stato liquido in bombole, con pressione di circa 75 atm.

Una volta liberata, si trasforma immediatamente allo stato gassoso provocano un raffreddamento così intenso da trasformarsi, in parte, in ghiaccio secco. Tale processo assorbe una grande quantità di calore alla combustione (azione di raffreddamento).

Impiego

Per azionare l'estintore ad anidride carbonica occorre:

1) alzare il cono erogatore;

2) togliere la sicura;

3) impugnare la maniglia e schiacciare il pulsante, dirigendo il getto alla base delle fiamme.

È da notare che il getto è efficace solo se usato da distanza ravvicinata.

Gli estintori a CO2 sono indicati per qualsiasi tipo di incendio; in particolare, dato che la CO2 non è conduttrice di

elettricità, per interventi su incendi coinvolgenti macchine e apparecchiature elettriche sotto tensione. Vanno tuttavia utilizzate delle cautele come guanti e stivali isolanti.

L'anidride carbonica, inoltre, non deteriora i materiali con cui viene a contatto, pertanto, può essere impiegata su qualsiasi materiale o macchinario.

Essa non è indicata per lo spegnimento di certi metalli (quali zinco, alluminio, magnesio, sodio, potassio, ecc.) in quanto tali elementi possono bruciare anche in atmosfere di CO2, cui sottraggono l'ossigeno, liberando ossido di carbonio, gas tossico e infiammabile.

L'anidride carbonica, inoltre, non si deve impiegare in incendi in cui siano coinvolti cianuri alcalini che, al contatto con CO2, reagiscono producendo il velenosissimo acido cianidrico. La CO2 non è tossica, ma asfissiante, per cui è pericoloso entrare o rimanere in locali chiusi dove il gas è stato erogato, senza provvedere prima alla loro aerazione.

Dato il suo alto potere raffreddante, è pericoloso toccare con parti del corpo non protette le bombole appena scaricate o investire con getti diretti le persone. Si provocherebbero "ustioni da congelamento".

 

Estintori a polvere

La polvere più comunemente usata è costituita da bicarbonato di sodio opportunamente trattato, in modo che non assorba umidità e abbia la massima scorrevolezza per eliminare gli attriti nell'interno della tubazione, sulla quale è fissata la pistola per l'erogazione.

La polvere agisce sull'incendio per:

- azione meccanica, connessa al lancio violento sull'incendio;

- azione fisica di soffocamento esercitata dalla polvere che si deposita sul combustibile impedendone il contatto con l'aria;

- azione di raffreddamento, che è conseguenza della decomposizione della polvere in CO2 sotto l'azione del calore (la decomposizione della polvere provoca un raffreddamento).

Impiego

L'estintore a polvere è costituito da un recipiente contenente la polvere estinguente, da una bomboletta di CO2, o altro gas compresso o liquefatto, e da una pistola erogatrice. Per azionarlo occorre:

1) aprire il volantino alla bomboletta di C02 in modo che il gas penetri nel recipiente grande e metta sotto pressione la polvere;

2) impugnare con una mano l'estintore e con l'altra la pistola avanzando verso l'incendio;

3) mirare alla base delle fiamme e premere il pulsante della pistola.

La polvere non è conduttrice di elettricità e non deteriora il materiale con il quale viene in contatto, per cui può essere impiegata in qualunque caso. Tuttavia, dato che si deposita e penetra agevolmente tra gli interstizi del materiale sul quale viene proiettata, conviene, nel caso di incendi di apparecchiature delicate, rinunciare alla polvere e impiegare CO2 che non lascia alcuna traccia ed evita una accurata pulizia.

Estintori a idrocarburi alogenati

Gli idrocarburi alogenati, impiegati come agenti estinguenti, in particolare, il tetracloruro di carbonio (CC14) e il bromuro di metilene (Br CH3) possono essere pericolosi in quanto frequentemente sono di per se tossici e possono dar luogo, alle alte temperature, a prodotti di pirolisi molto tossici.

Impiego

E opportuno, in linea generale, non impiegare estintori di questo tipo. Qualora fosse necessario, vanno prese le opportune cautele. In ogni modo, il loro uso deve essere evitato in luoghi chiusi o non sufficientemente ventilati. La loro produzione è ormai stata abolita perché inquinanti e responsabili dei danni allo strato di ozono.

 

MODI DI INTERVENTO CON GLI ESTINTORI

Per ottenere il massimo rendimento dagli estintori, occorre impiegarli tenendo conto delle loro caratteristiche, delle esigenze del momento e delle condizioni dell'ambiente. È necessario, pertanto, per ogni caso di incendio:

1) scegliere il tipo adatto di estintore;

2) operare a distanza giusta per " battere l'incendio " con un getto efficiente;

3) tenere conto delle condizioni ambientali, sfruttando la direzione del vento e ponendosi in posizione tale da non avere la visibilità e la respirazione ostacolate dal fumo.

 

Intervento

Se si esegue l'azione di spegnimento con due estintori, gli operatori devono operare in modo da non investirsi l'un con l'altro con i getti. Le modalità di operazione possono essere due: operare affiancati con i getti degli estintori parallelamente diretti verso il fuoco, oppure con una posizione che formi rispetto al fuoco un angolo massimo di 90°.

Così facendo si evita il rischio di dirigersi addosso il getto, le fiamme e parti di combustibile incendiato.

 

 

(Per gentile concessione dell'Ing. Cosimo Pulito autore del testo, tratto dal volumetto Alcune notizie sui pericoli più comuni e qualche consiglio per combatterli e prevenirli, edito nel 1982 dal Comando Provinciale Vigili del Fuoco Torino)

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