6.
Stati Uniti, il
grande fratello del nord
A conclusione non si può non accennare al peso della presenza del grande colosso statunitense ed alle conseguenze sull’America Latina in generale e sul Guatemala in particolare.
Alcune cose sono già state dette, altre si diranno. Ora, più che dettagliare fatti e situazioni in buona parte noti e che comunque richiederebbero una elaborazione specifica, può essere utile riportare alcune citazioni che permettono di delineare un quadro complessivo generale. Vi si potranno anche trovare le radici politiche e psicologiche di molti degli avvenimenti a cui stiamo assistendo in molte altre parti del mondo.
- Dalla monumentale “Storia dell’America Latina”, Rizzoli 1972, di Hubert Herring, storico tutt’altro che ostile agli Stati Uniti:
·
Nel 1905 la dottrina di Monroe, che respinge ogni interferenza di
potenze europee nel Sud America come “pericolosa per la nostra pace e
sicurezza”, fu integrata da quella che è stata chiamata il corollario di
Teodoro Roosvelt.
Questo afferma
che, se gravi eventi provocano un generale allentamento dei legami della
società civile in qualche nazione dell’emisfero occidentale, gli Stati Uniti
non possono sottrarsi al dovere di intervenire, anche per prevenire un
intervento europeo. Quindi la dottrina Monroe, escogitata come ammonimento
all’Europa a tenere “giù le mani”, diventa un pretesto per gli Stati Uniti per
“allungare le mani” ogni volta si presenti l’occasione.
·
Gli interventi degli Stati Uniti costituiscono uno sgradevole
capitolo nella storia americana. Essi non portarono né pace né democrazia nei
paesi coinvolti e lasciarono profonde cicatrici nel corpo dell’intesa
interamericana.
· Nel secondo
dopoguerra la domanda “Dove andava il denaro?” deve tenere conto del peso degli
aiuti militari nel programma statunitense di assistenza per l’esterno.
Un fatto è
certo: le forze armate dell’America Latina servono solo ad uno scopo,
mantenere l’ordine interno e soffocare
ogni sovversione. Ma contro chi? Contro il comunismo. E chi sono i comunisti?
Chiunque si opponga ai più feroci dittatori.
·
E chi sono questi dittatori? Sono uomini che hanno assassinato,
torturato, depredato. Questo hanno fatto i politici di Washington, coprendo di
vergogna i liberi cittadini americani e suscitando lo sdegno dei latinoamericani.
·
Gli stati Uniti non hanno quindi di che inorgoglirsi per il
proprio comportamento. Essi hanno compiuto azioni che non avrebbero mai dovuto
compiere. Fornirono armi ai dittatori quando era chiaro che non servivano ad
altro che a rafforzare il loro potere. Elargirono fondi quando era chiaro che
andavano a riempire le tasche dei tiranni. Designarono ambasciatori che
adulavano pedissequamente i dittatori. Conferirono onoreficenze e medaglie a
governanti le cui prigioni pullulavano di cittadini il cui unico delitto era
quello di essersi opposti alla tirannide.
- Da: “Diplomazia
del dollaro,” Dedalo Libri 1975, di
Scott Nearing e Joseph Freeman:
·
L’ex ambasciatore degli Stati Uniti in America Centrale, Robert
White, regista occulto di molti colpi di stato militari nella regione, ha
recentemente dichiarato che agli inizi degli anni ’80, quando gli Stati Uniti
di Reagan decisero di appoggiare tutte le controrivoluzioni, “non si pensava
che le forze armate di quei paesi si comportassero in modo tanto crudele”.
Tuttavia tale
politica non fu abbandonata, perché ritenuta indispensabile per la lotta contro
il comunismo.
- Il mea culpa del
presidente Clinton:
· In visita in
Guatemala nella prima metà del 1999, il presidente degli Stati Uniti Clinton ha
ammesso la responsabilità del suo paese nelle atrocità commesse nel corso di 36
anni di conflitto armato in Guatemala. Riconoscendo l’appoggio dato dagli Stati
Uniti ai militari guatemaltechi autori delle lunghe e violente repressioni,
egli ha detto che è stato un grave errore da non dimenticare e da non ripetere
mai più.
·
Le prove della nefasta azione del “grande fratello” del nord sono
diventate evidenti con la pubblicazione dei documenti d’archivio della CIA, del
Dipartimento di Stato e della Escuela de las Américas, la famigerata fabbrica
statunitense dei militari latinoamericani.
· Pur in
(temporaneamente?) mutate condizioni, la presa statunitense sul Guatemala non è
certamente terminata. Sulla base di un piano denominato “Nuovi orizzonti 2001”
il parlamento guatemalteco ha autorizzato, con il solo voto contrario della
coalizione di sinistra ANN, l’installazione nel territorio di un contingente di
militari USA che può arrivare fino a 12 mila effettivi.
La “copertura” è
quella di portare assistenza umanitaria alla popolazione.