LETTERA DI RIGOBERTA MENCHU’ A GEORGE BUSH

 

 

LETTERA DI RIGOBERTA MENCHU’ A GEORGE BUSH

                                                                                                    ( 21.09.2001 )

 

 

Eccellentissimo Signor Presidente,

 

                                       desidero innanzi tutto rinnovarLe la solidarietà e le condoglianze che già avevo espresso a tutto il suo popolo martedì 11 , dopo aver appreso gli eventi dolorosi avvenuti nel suo Paese e ribadire la mia indignazione e la condanna delle minacce costituite da questi atti di terrorismo.

 

Negli ultimi giorni ho seguito attentamente l’evoluzione degli avvenimenti, adoperandomi affinchè la risposta a questi eventi sia la riflessione, non la cecità; la prudenza, non l’ira; la ricerca di giustizia, non la rivalsa. Ho fatto appello alle coscienze dei popoli del mondo, ai mezzi di comunicazione, alle  eminenti personalità con le quali condivido un impegno etico di pace; ai capi di Stato ed ai leaders degli organismi internazionali, perché la saggezza illumini le nostre azioni.

 

Purtroppo, Signor Presidente, ascoltando ieri sera il suo messaggio, non ho potuto reprimere una sensazione di timore per ciò che si può dedurre dalle sue parole. Lei invita il suo popolo a prepararsi per “una lunga guerra come non ne abbiamo mai viste “ ed i suoi soldati a salvare l’orgoglio, combattendo una guerra a cui pretende partecipino tutti i popoli del mondo.

 

In nome del progresso, del pluralismo, della tolleranza e della libertà, Lei non lascia alcuna scelta a noi, che non abbiamo la fortuna di condividere la libertà ed i frutti della civiltà che Lei desidera difendere per il suo popolo; a noi che non abbiamo avuto mai alcuna simpatia nei confronti del terrorismo poiché ne siamo state le vittime. Noi, che siamo espressione orgogliosa di altre civiltà; che viviamo giorno dopo giorno con la speranza di trasformare la discriminazione e la spoliazione in riconoscimento e rispetto; che portiamo nell’anima il dolore del genocidio perpetrato contro i nostri popoli ; che , infine, siamo stufi di contribuire alle guerre altrui con i nostri morti, noi non possiamo condividere l’arroganza della sua infallibilità né il cammino univoco che vuole intraprendere quando afferma che “tutte le nazioni, in tutte le regioni, debbono prendere ora una decisione: o stanno con noi o stanno con i terroristi”.

 

All’inizio di quest’anno  avevo invitato tutti gli uomini e le donne del pianeta a condividere un Codice Etico per un Millennio di Pace, affermando che:

 

          Non ci sarà Pace se non c’è Giustizia

          Non ci sarà Giustizia se non c’è Equità

          Non ci sarà Equità se non c’è Sviluppo

          Non ci sarà Sviluppo se non c’è Democrazia

          Non ci sarà Democrazia se non c’è rispetto per l’Identità e la Dignità dei Popoli e delle

          Culture.

 

Nel mondo di oggi tutti questi  sono valori e pratiche molto scarsi, poiché sono distribuiti in modo diseguale e ciò non fa che alimentare l’impotenza, la disperazione e l’odio. Il ruolo del suo Paese nell’attuale ordine mondiale è lungi dall’essere neutrale. Ieri sera ci aspettavamo un messaggio sensato, riflessivo ed autocritico, ma ciò che abbiamo sentito è stata una minaccia inaccettabile.

 

Sono d’accordo con Lei che “il corso di questo conflitto non si conosce”, però, quando  Lei sentenzia che “il suo risultato è sicuro”, l’unica certezza che mi invade è quella di un nuovo e gigantesco sacrificio inutile, di una nuova colossale menzogna.

 

Prima che Lei ordini “Fuoco”, desidererei invitarla a pensare ad una guida mondiale diversa, che non abbia bisogno di vincere ma di convincere, affinchè l’umanità possa dimostrare di aver negli ultimi mille anni superato il significato di “occhio per occhio” che la giustizia aveva per i barbari che sprofondarono l’umanità nell’oscurantismo medievale; affinchè non ci sia bisogno di nuove crociate per imparare a rispettare chi ha una diversa idea di Dio e della sua creazione; affinchè i frutti del progresso vengano condivisi nella  solidarietà e nel rispetto delle risorse che ancora restano al pianeta, in modo che a nessuno bambino manchi il pane ed una scuola.

 

Con un filo di speranza, La saluto rispettosamente

 

 

                  Rigoberta Menchù

                  Premio Nobel per la Pace

                  Ambasciatrice di Buona Volontà della Cultura di Pace