4.   Le parti nel confuso gioco dell’era Portillo

 

a)   Il governo

 

Nel quadro di un peggioramento generale della situazione economica e sociale del paese, sono esplosi conflitti tra gruppi di potere interni ed esterni al governo, con conseguenze negative sulla governabilità.

All’interno della compagine ministeriale e dello staff presidenziale si sono evidenziati quattro gruppi eterogenei con estrazione ed obbiettivi diversi:

-     la corrente politica del generale Ríos Montt, nella quale figura il vice presidente della repubblica Reyes López

-     il gruppo di “sinistra”, ex guerriglieri ed ex dirigenti di organizzazioni  popolari, il cui rappresentante di riferimento è il direttore dei servizi strategici della presidenza Edgar Gutiérrez

-     il gruppo con riferimento al finanziere d’assalto Francisco Alvarado Mcdonald ed al generale in ritiro Ortega Menaldo, coinvolto nel narcotraffico, con ascendente nelle correnti dei militari intransigenti, composta soprattutto da ufficiali in congedo

-     elementi in contrapposizione tra di loro con riferimento al potere economico, sia quello tradizionale del CACIF che quello emergente che ha appoggiato l’elezione di Portillo.

Il presidente ha contato sull’importante appoggio esterno degli Stati Uniti e, nel paese, di una sua corrente politica interna la FRG denominata “portillista”. In effetti, però, nonostante le ricorrenti voci al contrario, Portillo e Ríos Montt sono risultati necessari l’uno all’altro e non hanno mai dato pubblicamente segni di scontro.

All’inizio si sono manifestati problemi tra governo e potere economico tradizionale rappresentato dal CACIF, che controlla i due più importanti quotidiani guatemaltechi e vari canali televisivi. Successivamente le posizioni si sono riavvicinate e Portillo, staccandosi da quei gruppi che lo avevano sostenuto nella campagna elettorale, ha preso provvedimenti contro il banchiere Alvarado Macdonald (arrestato) e la sua  cricca. Per cui c’è chi ritiene che siano proprio questi gruppi, unitamente ad alcuni militari in congedo, ma ancora influenti, gli orchestratori delle squadre paramilitari che hanno lo scopo di intimidire e destabilizzare al fine di determinare l’ingovernabilità del paese.

Nell’azione di governo la presidenza Portillo, oltre ad aver bloccato il processo di applicazione degli Accordi di pace, ha intensificato l’applicazione della politica economica neo-liberale a scapito degli investimenti, privilegiando però l’esercito nei finanziamenti sia ordinari che   straordinari di bilancio.

 

 

 

 

b)   Il settore economico

 

Giovandosi della sua ancora notevole potenzialità ed influenza, il potere economico tradizionale è riuscito a ridimensionare il peso di quello emergente, facendo ad un certo punto entrare nella compagine governativa il suo esponente di spicco Luis Rabbé nel più importante ministero economico. Inoltre è riuscito a bloccare la riforma fiscale che lo avrebbe costretto a pagare maggiori imposte.

Tuttavia diversificazioni d’interessi di aree operative ed altri fattori hanno fatto sì che anche il settore economico tradizionale non si presenti più graniticamente compatto. E questo si è riflesso politicamente nella deflagrazione del partito che più gli è vicino, il PAN.

 

c)   L’esercito

 

La trasformazione dell’esercito in una istituzione compatibile con un sistema democratico è proceduta lentissima e con molte difficoltà. Una parte di esso, specie gli ufficiali che hanno comandato i reparti operativi durante la guerra, ha considerato la firma degli Accordi di pace come un tradimento dei governi civili ai danni dell’esercito, che secondo loro aveva vinto la battaglia militare sconfiggendo la guerriglia sul terreno.

In parte anche per contrastare la loro influenza ancora esercitata all’interno delle forze armate, Portillo ne ha decapitato i vertici portando al comando un gruppo di colonnelli della generazione più giovane. Questo ha però comportato una carenza di leadership e quindi ha generato una serie di scontri sotterranei tra i vari gruppi per l’egemonia, dei quali i continui cambiamenti nei comandi operativi sono indicatori. Il fronte militare, però, si ricompatta di fronte ad ogni tentativo di fare giustizia sugli orrori del passato e quindi sulle iniziative messe in atto a tale scopo. Per questa partita i militari sono disposti a pagare qualsiasi prezzo. L’esercito continua ad essere un fattore strategico per il potere in Guatemala. Nei quattro anni di Portillo è stato comunque un punto di stabilità che ha impedito rotture istituzionali, in concordanza con gli intendimenti politici degli Stati Uniti, ai quali è tuttora molto legato. Tuttavia, questioni di potere interno e circostanze esterne pongono qualche interrogativo per il futuro.

 

d)   I partiti politici

 

- Il Fronte Repubbicano Guatemalteco (FRG) -

 

Il FRG del generale Ríos Montt ha conquistato il potere in polemica contro l’oligarchia economica di sempre, sostenuto dal gruppo dei cosiddetti “nuovi ricchi”. Ha aperto la strada al “fattore Portillo”, l’uomo dal discorso populista incendiario, con odore di proletariato, calore popolare e sapore contadino.

Arrivato alle posizioni di comando ha cercato di togliere privilegi all’oligarchia tradizionale, non per socializzarli ma per appropriarsene, cadendo poi in una diffusa corruzione e nella gestione più illegale e scandalosa dell’attività legislativa e delle cose pubbliche. Indebolito dalle divisioni e dagli scontri di potere interni, ma più ancora dall’effetto della mancata realizzazione delle promesse elettorali, ha perso posizioni nel confronto con gli imprenditori del CACIF, ai quali molto ha dovuto concedere.

Il progetto dei portillisti di sinistra di far avanzare l’applicazione degli Accordi di pace agendo all’interno del “Palazzo” è totalmente fallito. Essi però non si sono sganciati dalle loro prospere cariche, perdendo totalmente la loro dignità.

 

- Il Partito di Avanzada Nazionale (PAN) -

 

La perdita del potere ha innescato nel PAN, la cosiddetta “destra nobile”, una dinamica di divisioni che lo ha portato ad una parziale auto distruzione. Si è confermata la regola che le formazioni politiche eterogenee, che si catalizzano intorno ad un personaggio carismatico (in questo caso è stato Alvaro Arzú) si sfaldano dopo una sconfitta e la perdita del potere.

Già pochi mesi dopo le elezioni si è scissa la parte direttamente ispirata da Arzú, in contrasto con il candidato in pectore per la presidenza della repubblica Oscar Berger. Sotto la guida di Gustavo Porras, il più fidato collaboratore di Arzú, viene formato il partito unionista, al quale aderiscono molti parlamentari del PAN.

Successivamente si sviluppa lo scontro tra Berger stesso ed il segretario generale del partito Leonel López Rodas, con la candidatura per le prossime elezioni presidenziali come posta in polio.

Ne deriva un’altra e più rovinosa rottura, con Berger che esce dal partito e fonda la coalizione della Grande Alleanza Nazionale (GANA), alla quale, oltre a settori consistendi del PAN, aderiscono il  partito Patriota del generale a riposo Pérez Molina ed altri gruppi e singoli personalità.

Ne è conseguito che l’azione politica ed istituzionale del PAN, che continua ad essere diretto daLópez Rodas, è risultata pressoché inconsistente per gran parte della legislatura.

 

- La coalizione  di sinistra Alleanza Nuova Nazione (ANN) e l’UNRG -

 

La coalizione di sinistra Alleanza Nuova Nazione ha dimostrato poca compattezza, anche per la difficoltà di omogeneizzare le varie componenti. Ha finito per assumere un profilo poco incisivo ed insufficiente visibilità nei problemi cruciali del paese.

Abbastanza presto il suo leader Alvaro Colom ha lasciato la coalizione, motivando la decisione con il fatto che al suo interno si pensava di più ai propri gruppi politici che ad un progetto per il paese.

Si è spostato al centro dello schieramento politico ed ha fondato il nuovo raggruppamento chiamato Unione Nazionale della Speranza (UNE), al quale hanno aderito parlamentari provenienti dal PAN per via diretta ed indiretta ed uno di partito minore facente parte di ANN.

In effetti su ANN ha influito la situazione interna dell’URNG, la forza politica di gran lunga più consistente, struttura verticistica e non sufficientemente attenta alle istanze della base sociale, di fatto personalizzata dalla conflittualità tra i suoi esponenti più importanti.

Dopo anni di esitazioni l’URNG ha celebrato il suo primo Congresso Nazionale, nel quale si è verificato lo scontro tra il gruppo capeggiato dal segretario generale Jorge Soto (il comandante Monsanto) e quello dei suoi oppositori, che gli hanno contestato di aver condotto il partito alla paralisi con una conduzione autoritaria e centralistica.

Ispirati da Rodrigo Asturias ( il comandante Gaspar Ilom) alla fine questi ultimi hanno prevalso, ed il nuovo Comitato esecutivo ha eletto segretario generale Alba Estela Maldonado (comandante Lola) con 154 voti contro 120 per Soto.

L’ex segretario Soto ha successivamente comunicato di aver formato un nuovo partito politico con il nome di ANN, cioè lo stesso della coalizione di sinistra delle ultime elezioni. E subito dopo il dirigente dell’URNG Pablo Ceto ha annunciato lo scioglimento del gruppo parlamentare ANN e la costituzione di quello URNG, ratificando di fatto la scissione.

 

e)   Le forze sociali e popolari

 

Molto attivo nonostante i costi da pagare fino alla firma degli Accordi di pace, il movimento sociale e popolare ha vissuto nei quattro anni di Portillo un difficile momento di transizione, con frammentazioni e mancanza di chiari obbiettivi generali. Senza un coordinamento efficiente tra le varie organizzazioni da esso espresse e con problemi originati dal protagonismo di molti dei suoi dirigenti, ha patito anche violenze ed intimidazioni portate avanti in assoluta impunità.

Tuttavia, in proiezione futura, la società civile, le organizzazioni non governative, e specialmente il mondo indigeno, hanno enormi potenzialità operative nella propria base e nella qualità dei propri quadri anche se ancora insufficiente è la convinzione di dover lavorare in coordinazione ed armonia.

 

 

f)    La comunità politica internazionale

 

La comunità politica internazionale che appoggia il Guatemala è rimasta molto delusa per la mancata applicazione degli Accordi di pace e per l’instabilità generale del paese che non stimoli gli investimenti stranieri. Ciò sta determinando una riduzione degli aiuti destinati al Guatemala ed anche di quelli dati per il sostegno delle  organizzazioni popolari.

Gli Stati Uniti hanno approfittato della debolezza del governo guatemalteco per imporre la propria politica di egemonia “soffice” e nello stesso tempo hanno giocato un ruolo chiave nel sostegno della presidenza Portillo, grazie anche alla presenza di proprie truppe nel paese.

La solidarietà politica militante è entrata in crisi di obbiettivi ed attraversa una fase di incertezza, con un certo travagliato di ricambi generazionali.

 

g)   Il presidente Alfonso Portillo

 

La pseudo leadership di Alfonso Portillo ha attraversato i quattro anni della sua presidenza  lasciando poco più di un’aura tragicomica.

Di fronte alle delusioni e contestazioni sollevate da tutte le parti sociali del paese egli ha fornito giustificazioni, riportate in sintesi di seguito, rispetto alle quali ogni commento è superfluo.

-     “Pensavo che il presidente avesse gli strumenti per operare, ma poi mi sono scontrato con potenti gruppi che influenzano e controllano le decisioni del governo e sono in grado di boicottare”.

-     “ Gli imprenditori guatemaltechi mirano solo ai loro interessi e poi pretendono di insegnare al governo come deve operare. La classe politica è affetta da miopia e cannibalismo autodistruttivo e la stampa fa solo critiche arrabbiate e faziose”.

-     “ Si credeva che la pace avrebbe permesso di avviare a soluzione i grandi problemi di povertà, disuguaglianza, inadempienza sociale pratica della violenza. Invece questo non si è realizzato (e non si realizzerà mai).

Dopo tanti anni ci si continua a combattere ed ammazzarsi. La logica della guerra vive tuttora nel profondo della popolazione”.

-     “Tuttavia come presidente ho dimostrato di avere una cultura democratica e tollerante, governando con perizia e prendendo decisioni di grande valore, dopo aver affrontato con grande energia i problemi per liberare il paese dall’affarismo politico e per alleviare la difficile situazione del popolo”.

Quanto sopra non ha impedito che Portillo venisse indagato per trasferimento illegale di capitali personali all'estero, secondo le inossidabili tradizioni nazionali dei grandi ricchi. E che poi tutto venisse insabbiato, anche questo secondo tradizioni persistenti.