1.   Il generale Ríos Montt trionfa nelle elezioni. Il suo candidato Alfonso Portillo nuovo presidente della repubblica

 

a)   La grande vittoria dei genocidi

 

Alle elezioni politiche generali di fine 1999 trionfa il Fronte Repubblicano Guatemalteco (FRG) ostile agli Accordi di pace, autoritario e populista, comprendente conservatori e politici di tutte le stagioni, ex militari repressori, fondamentalisti religiosi e strati popolari suggestionati “dall’uomo forte”. Ha il volto autoritario del generale Ríos Montt e quello demagogico di Alfonso Portillo, ex uomo di sinistra ed ora suo candidato alla presidenza della repubblica.

Il primo turno presidenziale ha dato il 47,7 % dei voti a Portillo del FRG ed il 30,3 % a Berger del PAN, il partito del presidente uscente Alvaro Arzú, mentre il 12,4%  è andato al candidato della coalizione di sinistra Alleanza Nuova Nazione (ANN) Alvaro Colom. La partecipazione al voto è stata del 55,2 % degli aventi diritto.

Il ballottaggio ha laureato presidente del Guatemala Portillo con il 68,3 % dei voti contro il 31,7 % da Berger; la partecipazione è stata del 41,9 % degli aventi diritto.

Per il Congresso della repubblica il FRG ha ottenuto 63 parlamentari (maggioranza assoluta), il PAN 37, la sinistra di ANN 9. Il generale Ríos Montt viene nominato presidente del Congresso.

 

b)   Perché hanno vinto: le principali parti in competizione

 

Il governativo PAN è giunto al confronto elettorale diviso al suo interno in gruppi di potere con interessi politici ed economici anche contrastanti. Particolarmente duro lo scontro tra le fazioni facenti capo al presidente Arzù ed al candidato Berger.

La presidenza della repubblica panista ha portato a conclusione il processo di negoziazione con la guerriglia che ha determinato la fine del conflitto interno. Poi, però, non ha operato per attuare gli Accordi di pace, non ha riformato in senso  democratico la Costituzione, non ha realizzato la fondamentale riforma fiscale in modo da reperire, almeno parzialmente, risorse finanziarie dalla parte ricca per sviluppare le politiche sociali. La politica economica neo-liberale praticata nei quattro anni ha aggravato ulteriormente la situazione. I numerosi casi di corruzione che si sono verificati hanno favorito il consenso al FRG ed al suo candidato.

Gli effetti disgreganti della lunga guerra interna ed il permanere di una mentalità segnata da autoritarismo e razzismo che ne è derivata sono andati a favore di un partito come il FRG, che, specie nelle campagne, ha fruito anche dell’azione intimidatoria di irriducibili ex componenti delle Pattuglie di Autodifesa Civile (PAC), riorganizzati dagli stessi militari a riposo che si sono macchiati di gravi violazioni dei diritti umani.

Sulla miseria, a livello di sopravvivenza, di molti guatemaltechi hanno poi prosperato le promesse demagogiche e spudorate di Alfonso Portillo.

Il leader indiscusso del partito è il generale Ríos Montt, già presidente della repubblica golpista e promotore di massicce violazioni dei diritti umani, come documentato nei rapporti “ Guatemala, nunca más” e “Guatemala, memorie del silenzio”.

Poiché i suoi precedenti golpisti non gli hanno permesso di concorrere per la presidenza della repubblica, il generale ha candidato alla carica Alfonso Portillo, uomo senza principi politici. Portillo ha un passato di militante in gruppi marxisti che gli costò 12 anni di esilio in Messico, dove nel 1982, durante una rissa, uccise due persone, sottraendosi poi alla  cattura con la fuga.      

Successivamente ha militato in diversi partiti, fra i quali la democrazia cristiana, approdando infine a quello di Ríos Montt.

 

c)   Un deludente inizio delle forze di sinistra

 

La sinistra, rappresentata dall’URNG, da Fronte Democratico Nuovo Guatemala (FDNG) e da altri gruppi minori si è coalizzata nell’Alleanza Nuova Nazione (ANN), che ha candidato per l’elezione presidenziale Alvaro Colom. Ma poco dopo contrasti interni, personalismi, verticismi, maneggi di vecchi politici come Rafael Arriaga hanno provocato la scissione con l’uscita del FDNG e con dolorose separazioni, come quelle di Nineth Montenegro e Rosario Pu che non si sono distaccate da ANN e Rosalina Tuyuc ed Amilcar Méndez, rimasti invece nel FDNG.

Senza essere propriamente un uomo di sinistra, il candidato di ANN Alvaro Colom si è sempre mostrato aperto alle istanze popolari. Ha ricoperto numerosi incarichi di notevole rilevanza economica e sociale e mantenuto buoni rapporti sia con il mondo indigeno che con il settore imprenditoriale. Ha presentato un programma di contenuto riformistico basato sul compimento degli Accordi di pace.

Alla fine però il risultato per la sinistra guatemalteca è stato molto deludente, e non solo per la consueta mancanza di risorse (a volte parziale alibi), ma soprattutto per le divisioni, che non le hanno permesso di presentarsi al popolo guatemalteco come una valida alternativa. E’ stato un mezzo suicidio politico, che ha determinato per l’URNG l’entrata nella sfera istituzionale con un peso ed un’immagine ben inferiori a quelli che si era creata con la lotta armata e la negoziazione degli Accordi di pace.

Pure il mondo indigeno si è diviso, ed i suoi esponenti si sono candidati nei vari schieramenti; consistente anche la presenza indigena nel FRG del generale Ríos Montt.