DATI GENERALI

 

1 .  Ambiente naturale e popolazione

 

 

Stato dell’America Centrale, si estende su una superficie di 108.829 Km² (1/3 di quella italiana).

A nord il basso e boscoso altopiano del Petén, in parte ancora inesplorato, occupa circa un terzo del paese ed è poco popolato. La parte centrale è formata da elevati altipiani e da catene montuose che sono il prolungamento naturale della Sierra Madre Messicana, seguiti verso il lato del Pacifico da una cordigliera di origine vulcanica. Lungo il Pacifico si estende una fertile pianura profonda non più di 50 Km.

Il clima varia con l’altitudine. Fino a 800 metri le “tierras calientes”, comprendenti il Petén e le due zone costiere, hanno una temperatura tra 25 e 30 °C. Fino a 1.500  metri le “tierras templadas” sono a clima temperato, con temperature sui 20°C. Oltre i 1.500 metri, nelle “tierras frías” la temperatura scende a 12°C.

La piovosità è elevata dappertutto. Nella maggior parte del paese esiste una stagione delle piogge tra maggio e novembre. Di conseguenza la vegetazione è molto ricca: in certe parti basse del paese si trova la foresta equatoriale ed in quelle più alte boschi densi.

La popolazione è di 11.687.000  abitanti (dato 2001), quella della capitale, Città del Guatemala, con difficile valutazione, è stimata in oltre 2 milioni di persone. Gran parte degli abitanti sono indigeni direttamente discendenti dai Maya, per ragioni varie valutati dal 43 al 68% della popolazione. Il rimanente è costituito da meticci (o ladinos) e da una piccola minoranza di bianchi (creoli) di elevato peso politico ed economico. Nella costa atlantica vivono gruppi di afroamericani ( garifunas).

La lingua ufficiale è lo spagnolo, ma gli indigeni parlano 22 idiomi diversi.

La religione cattolica con caratteri  sincretistici nei confronti della tradizionale religione Maya è maggioritaria; forte sviluppo stanno avendo le sette evangeliche fondamentaliste.

 

2.   Economia

 

L’agricoltura è la base dell’economia guatemalteca, con una grossa concentrazione di proprietà che porta il 2,2% della popolazione a possedere il 65% delle terre coltivabili. La situazione risente dell’eredità del passato, quando le grandi società multinazionali statunitensi, in particolare la United Fruit Company ( oggi United Briand), impiantarono grandi coltivazioni di banane avviando così il regime delle monocolture da esportazione, esposte alle fluttuazioni anche speculative delle quotazioni internazionali, con momenti di gravi crisi commerciali e la conseguente diminuzione della produzione dei cereali, base indispensabile - specie il mais - per il sostentamento della popolazione.

Qualche miglioramento si è avuto negli anni 1990 con la modernizzazione di grandi piantagioni sulla costa del Pacifico, da sempre con prodotti di monocoltura da esportare: caffè, canna da zucchero, banane, tabacco, in declino il cotone. Tuttavia non è cambiata la situazione, anche perché nelle terre alte si continuano a produrre con tecniche arcaiche su una miriade di piccoli fondi i generi destinati al consumo interno : mais, riso, patate, fagioli ecc.

Un ruolo importante è coperto dall’allevamento del bestiame, con esportazione di carne, e dallo sfruttamento delle foreste e della pesca.

L’industria guatemalteca continua ad essere sottosviluppata e dipendente dall’estero. La produzione concerne soprattutto prodotti di consumo, specie quelli alimentari, con qualche espansione nelle industrie di trasformazione come le raffinerie. Ma l’attività industriale più sviluppata è quella delle maquiladoras o delle fabbriche “cacciaviti”, dove, a profitto soprattutto delle imprese statunitensi e del sud-est asiatico, si assemblano i pezzi semilavorati che arrivano dall’estero e ritornano poi nei paesi d’origine. Questo sistema è fonte di grandi guadagni per i committenti che non hanno gravami fiscali e sfruttano intensamente la manodopera locale (specie femminile) in condizioni di grande precarietà, con orari di lavoro lunghissimi e salari da fame.

Le risorse minerarie sfruttate sono al momento ridotte, con una limitata produzione di petrolio.

Il commercio è basato sull’esportazione di alcuni prodotti di base soggetti alle fluttuazioni dei prezzi sui mercati internazionali (caffè, banane, zucchero ecc.). Le importazioni toccano macchinari, mezzi di trasporto, combustibili e lubrificanti, prodotti chimici ecc, nonché generi di elevata qualità (elettrodomestici, apparati elettronici, automobili di lusso ecc) destinati a soddisfare le esigenze della ristretta parte della popolazione ad alto reddito. Di conseguenza la bilancia commerciale guatemalteca è costantemente in forte passivo. Gli scambi avvengono soprattutto con gli Stati Uniti e poi con altri paesi dell’America Latina.

Importante è il turismo per le grandi attrattive offerte dalla bellezza del paesaggio, dalle vestigia storiche e dalla cultura indigena.

Il settore finanziario è tuttora asfittico ed eccessivamente speculativo, per cui tutta l’economia è fortemente legata ai finanziamenti esteri.

 

3.   Indicatori sociali 

 

Sono tra i più negativi dell’America Latina. Per la pluralità delle fonti, non sempre perfettamente coincidenti, i dati riportati non possono essere analizzati nei minimi termini; tuttavia per fotografare la situazione  nelle sue linee generali sono largamente attendibili.

 

-                 mortalità infantile    45 X 1000

-                 mortalità fra minori di 5 anni  55 X 1000

-                 mortalità partorienti  190 X 100.000

-                 58% dei parti avvengono senza assistenza medica

-                 speranza di vita 66: anni, ma per la popolazione indigena è più bassa

-                 solo il 30% della popolazione fruisce dell’assistenza sanitaria pubblica. Per oltre metà della popolazione non c’è accesso alle cure mediche

-                 analfabetismo: 31% secondo i dati governativi ufficiali considerati però da molti analisti troppo ottimistici (molto più alto il tasso tra gli indigeni)

-                 spesa pubblica per l’istruzione: 1,7% del PIL (la più bassa dell’America Centrale)

-                 tra disoccupazione totale e lavoro informale il tasso di disoccupazione tocca i 2/3 della popolazione. Oltre i 3/4 dei lavoratori non ha copertura pensionistica

-                 non in grado di soddisfare le secondo le valutazioni più prudenti, il 54% della popolazione è da considerare povera, cioè necessità fondamentali della vita, con una percentuale molto più alta tra la popolazione indigena

-                 si stima che il deficit di abitazioni si avvicini alla cifra di 1,5 milioni.Alta la percentuale di famiglie che vivono senza le minime condizioni di abitabilità e prive di energie elettrica ed acqua potabile.

-                 il reddito pro-capite è di 1.700 dollari, che sale a 10.170 dollari per il 21% della popolazione più ricca e si abbassa a 357 dollari per il 20% più povero

-                 tasso di crescita annuo della popolazione dal 1995 al 2000: 2,7% la popolazione prevista per il 2050 è 26,6 milioni.