SELEZIONE DI NOTIZIE DAL GUATEMALA

Periodo nov.-dic. 1999 - n° 6

 

Rigoberta Menchú denuncia alla magistratura spagnola i generali guatemaltechi genocidi

L’iniziativa giudiziaria di Rigoberta in Spagna

La premio Nobel per la pace Rigoberta Menchú ha denunciato alla magistratura spagnola i generali ex capi di stato Romeo Lucas García, Efraín Ríos Montt e Oscar Mejia Víctores per le ripetute e gravissime violazioni dei diritti umani compiute durante i regimi militari.
Insieme ai suddetti, e per gli stessi reati, sono stati denunciati anche l’ex ministro dell’interno generale Angel Guevara Rodríguez, l’ex capo di stato maggiore dell’esercito generale Benedicto Lucas García, l’ex direttore generale della polizia nazionale colonnello German Chupina Barahona, l’ex dirigente della polizia nazionale Pedro García Arredondo.
Rigoberta Menchú si è recata personalmente in Spagna per presentare all’alto tribunale dell’Audiencia General l’atto d’accusa per delitti di genocidio, terrorismo e tortura commessi in Guatemala.
Il testo presentato fa riferimento a tre casi specifici:
a) l’assalto dei militari all’ambasciata spagnola di Città del Guatemala il 31 gennaio 1980, durante il quale morirono bruciate 37 persone fra le quali tre cittadini spagnoli;
b) le persecuzioni subite dai componenti della famiglia di Rigoberta;
c) l’assassinio di quattro sacerdoti spagnoli avvenuto in Guatemala.
La denuncia si basa sull’ampia documentazione presentata nei rapporti "Guatemala, nunca más" del progetto per il ricupero della memoria storica (REMHI) e "Guatemala, memorie del silenzio" della Commissione per il chiarimento storico (CEH).
Rigoberta è stata accompagnata in Spagna dal dirigente del Grupo de Apoyo Mutuo (GAM) Mario Polanco, che ha definito il sistema giudiziario guatemalteco "complice dell’impunità e corresponsabile della violenza". Contemporaneamente Amnesty International ha fatto un appello alla comunità internazionale perché vengano "giudicati e puniti gli autori dei crimini contro l’umanità commessi in Guatemala".

La magistratura spagnola accoglie la denuncia contro i militari guatemaltechi

Il ministro degli esteri spagnolo Abel Matutes ha dichiarato che "è competenza della nostra magistratura procedere relativamente alle accuse presentate da Rigoberta Menchú". Pertanto l’Audiencia General di Spagna ha accolto la denuncia a carico dei sei militari e dei due civili guatemaltechi, incaricando il giudice Guillermo Ruiz Polanco dell’Ufficio centrale di istruzione di sviluppare l’inchiesta penale sulla base della giurisprudenza seguita nei casi del generale Augusto Pinochet e dei militari argentini.
È stato comunicato che molti familiari delle vittime spagnole si costituiranno parte civile; tra essi la vedova del segretario dell’ambasciata di Spagna nella capitale guatemalteca Jaime Ruiz del Arbol, che morì bruciato nell’eccidio del gennaio 1980.

La reazione dei militari denunciati

L’avvocato dei militari accusati, Julio Cintrón Galvez, ha presentato alla magistratura guatemalteca querela penale contro Rigoberta ed i suoi collaboratori per tradimento della patria, violazione della Costituzione ed omissione di denuncia.
Secondo Cintrón chiedere che cittadini guatemaltechi siano giudicati in paesi stranieri con il pretesto che in Guatemala gli organi della giustizia non funzionano è un attentato alla sovranità ed all’unità della nazione, che deve essere punito con una pena tra i 10 e 20 anni di carcere. Costituisce anche una violazione dell’articolo 203 della Costituzione vigente, il quale prescrive che la giustizia venga amministrata dai tribunali della repubblica secondo le leggi vigenti. Vi è inoltre omissione di denuncia, perché, se i querelanti erano a conoscenza di fatti che possono costituire reato, avrebbero dovuto presentarli alla magistratura guatemalteca, in base a quanto disposto dall’articolo 457 del Codice Penale.
Dal canto suo il generale Ríos Montt ha dichiarato che, sebbene esista il precedente del generale Pinochet, egli è disposto a compiere viaggi all’estero se ufficialmente invitato in relazione alla sua carica di presidente del parlamento guatemalteco.

Commenti dai quotidiani guatemaltechi

Da un editoriale di Prensa Libre

La denuncia presentata da Rigoberta Menchú all’Audiencia General di Spagna è stata ben documentata e formulata e pone la premio Nobel per la pace al centro dell’attenzione internazionale. Tuttavia l’aspetto più importante è valutare l’impatto in Guatemala, soprattutto sul fragile processo di pace e di riconciliazione. Mettere sul banco degli accusati di un tribunale spagnolo alti comandanti militari che parteciparono da protagonisti al conflitto armato interno significa creare una contrapposizione tra le parti, che dopo tante vicende contrastanti hanno cominciato a riconciliarsi. I progressi del processo di pace guatemalteco sono troppo importanti per essere messi a rischio da una iniziativa che molti ritengono azzardata. Purtroppo nella maggioranza dei casi, e sfortunatamente anche in quello guatemalteco, la pace non assicura la giustizia, però è anche l’unica condizione per far cessare eccessi e atrocità. Rigoberta Menchú deve avere chiaro che il ruolo di un premio Nobel per la pace è quello di perseguire la riconciliazione, specie quando questa è molto difficile perché non è accompagnata da giustizia.

Editoriale di Oscar Clemente Marroquín in Siglo Veintiuno

Sulla base dei fatti che hanno coinvolto il generale Pinochet ed i militari argentini protagonisti di sporche guerre, per un’azione all’estero contro militari guatemaltechi era solo questione di tempo. Vi sono ormai numerosi precedenti di applicazione della giustizia internazionale quando la violenza è stata esercitata contro cittadini di altri paesi. In questo contesto l’azione di Rigoberta Menchú non può creare sorpresa, perché si basa su avvenimenti inoppugnabili dove sono morti cittadini spagnoli. È quindi lecito che vengano utilizzate altre vie per chiedere giustizia quando quella nazionale ed il sistema nel suo insieme garantiscono l’impunità.

Quarto rapporto di Minugua sulla realizzazione degli Accordi di pace

La Commissione di controllo delle Nazioni Unite in Guatemala - Minugua - ha emesso il quarto rapporto sulla realizzazione degli Accodi di pace relativo al periodo agosto 1998 - ottobre 1999. Con il rapporto sono stati presentati due supplementi: uno dedicato ai problemi socio-economici ed all’incorporazione degli ex combattenti della guerriglia nella società civile, l’altro con le raccomandazioni del segretario generale dell’ONU relative al compimento degli Accordi di pace e dei 170 punti specifici calendarizzati nel cronogramma per il periodo 1997-2000.Il direttore di Minugua, Arnault, ha dichiarato che si cono gravi ritardi in riforme fondamentali, come quella fiscale, che deve fornire allo stato le risorse fondamentali per una politica sociale di lotta contro la miseria. In alcuni settori, come quello della giustizia e della casa, le misure applicate sono opposte alla lettera ed allo spirito degli Accordi di pace.
Tra i successi conseguiti c’è la creazione del Foro delle donne, la conclusione del ritorno organizzato dei rifugiati all’estero e l’inizio della concertazione tra istituzioni statali e rappresentanti del popolo indigeno. Complessivamente, tuttavia, il processo in corso è ancora fragile ed alla fase iniziale.
Il segretario generale dell’ONU, tra altre cose, raccomanda:
1) La realizzazione della riforma fiscale, la cui elusione è stata la prima causa della precarietà del processo di pace.
2) Lotta contro l’impunità, con la professionalizzazione dell’organismo giudiziale e delle forze di polizia.
3) L’istituzionalizzazione della concertazione con i popoli indigeni.
4) La definizione di una politica globale in materia di educazione, salute e sviluppo rurale.

È possibile un reale cambiamento nell’esercito guatemalteco?

Il presidente guatemalteco Alvaro Arzú ed il ministro della difesa generale Marco Tulio Espinosa hanno presentato il progetto della nuova dottrina militare in un incontro al quale hanno partecipato il direttore di Minugua Jean Arnault, i rettori delle università del paese, membri del corpo diplomatico ed altri invitati speciali. Nel discorso introduttivo Arzú ha dichiarato che la nuova dottrina militare realizza quanto disposto dagli Accordi di pace e si inserisce nel dettato costituzionale e nel quadro del rispetto primario dei diritti umani. Il direttore di Minugua ha affermato che il progetto deve ricevere il consenso dei diversi settori del paese che sono coinvolti; ha quindi proposto alcune modifiche per quanto riguarda il concetto di difesa della sovranità nazionale, i compiti dell’esercito nella cooperazione per emergenze nazionali e la trasparenza dei servizi di intelligenza militare. Il generale Marco Tulio Espinosa ha assicurato che l’esercito è aperto alla discussione di tutte le proposte ed opinioni.
Dopo la bocciatura delle riforme costituzionali sul tema nel referendum popolare, la nuova dottrina mantiene l’obbligatorietà del servizio militare e la funzione dell’esercito come garante della sicurezza interna.
Tra le altre cose la nuova dottrina sancisce che:
- L’esercito è professionale, apolitico ed agli ordini del presidente della repubblica.
- Agisce nell’ambito della Costituzione della repubblica ed è subordinato al potere civile espresso dalla volontà popolare mediante le elezioni politiche.
- Considera il rispetto dei diritti umani primario ed inseparabile dall’onore militare, ed agisce all’interno di una cultura di convivenza democratica secondo lo spirito degli Accordi di pace.

Esercito e Chiesa verso la riconciliazione

Il ministro della difesa generale Marco Tulio Espinosa ed il capo di stato maggiore dell’esercito Manuel Ventura Arellano si sono incontrati con i vescovi componenti la Conferenza episcopale guatemalteca (CEG) per "un avvicinamento con i vescovi, nel quadro della ristrutturazione e modernizzazione delle forze armate". Dopo l’incontro, della durata di un’ora e mezza, il generale Espinosa ha dichiarato che "l’esercito non promuove solo una modernizzazione tecnologica e materiale, ma anche spirituale, che richiede un cambiamento di mentalità ed il rispetto delle opinioni diverse". Il presidente della CEG, monsignor Martínez, ha affermato che i generali hanno chiesto l’incontro per presentare il progetto della nuova dottrina militare ed avviare la riconciliazione con la Chiesa. Ha aggiunto che "si sta aprendo il cammino per realizzare la pacificazione".

Ma per i militari continua l’impunità

La Corte d’Appello di Cobán, Alta Verapaz, ha annullato la sentenza di primo grado che aveva condannato, sia pur con pene non proporzionate al crimine, 22 militari colpevoli dell’uccisione di 11 contadini ed il ferimento di altri 25 avvenuto a Xamán il 5 ottobre 1995. Il nuovo tribunale ha sentenziato l’assoluzione di 15 militari, fra cui il comandante della pattuglia sottotenente Camilo Antonio Lacán Chaclán, mentre gli altri, per riduzione di pena e carcerazione preventiva, potranno riacquistare la libertà nell’aprile 2000.
Rigoberta Menchú ha annunciato il ricorso contro la sentenza alla Corte internazionale dei diritti umani (CIDH). Hanno denunciato l’impunità concessa ai militari assassini Karen Fischer dell’Alleanza contro l’impunità, Helen Mack della Fondazione Myrna Mack, il Grupo de Apoyo Mutuo (GAM), l’associazione dei familiari degli scomparsi (FAMDEGUA) e la Coordinadora nacional indigena campesina (CONIC). Il portavoce dell’esercito, colonnello Douglas Barrera, ha invece comunicato che, essendo stata provata la sua innocenza, Lacán Chaclán verrà promosso tenente, per aver maturato i tempi richiesti per la nomina. È stato successivamente smentito dal ministro della difesa generale Espinosa, il quale ha informato che Lacán Chaclán è stato deferito alla Commissione di onore dello stato maggiore dell’esercito che dovrà valutare il suo comportamento e il suo stato psicologico prima di assumere decisioni.

E continua l’occultamento della verità nel caso Gerardi

Luis Fernando Penagos Betancourt, ex istruttore dell’Accademia della Polizia nazionale civile ed ora investigatore nel caso Gerardi per conto dell’arcivescovado, ha dichiarato che i servizi segreti militari hanno un sistema di sicurezza e controllo nel quartiere in cui si trova il palazzo presidenziale, che comprende anche la casa parrocchiale di San Sebastián dove è stato assassinato il vescovo. Pertanto è praticamente impossibile che si sia potuto compiere un delitto di tale portata senza che gli autori siano stati identificati dai militari che hanno piena supervisione su tutto quanto si verifica nella zona. Il coordinatore dell’Ufficio dei diritti umani dell’arcivescovado monsignor Mario Ríos Montt ha affermato che sul caso Gerardi la verità è conosciuta, ma viene tenuta segreta dalle autorità guatemalteche. Ha aggiunto che "ci sono molte testimonianze che provano il coinvolgimento di militari nell’uccisione del vescovo". La giudice istruttrice dell’inchiesta Gerardi, Flor de Maria Villatoro, ha fatto un appello al ministro della difesa generale Marco Tulio Espinosa perché assicuri la collaborazione dell’Estado Mayor Presidencial (EMP), il quale si è rifiutato di consegnare documenti che sono stati richiesti nell’ambito di indagini a carico di componenti dell’esercito presumibilmente implicati nel delitto Gerardi.

Altre notizie

  • - Accogliendo la raccomandazione della Commissione per il chiarimento storico, il Congresso uscente - in sessione straordinaria - ha approvato in prima lettura la legge istitutiva per la formazione della Commissione per la pace e la concordia. Tra gli altri compiti spetterà ad essa dare dignità alla memoria delle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto armato interno.
  • I Comitati civici che hanno vinto le recenti elezioni municipali hanno concordato di costituire un coordinamento per lavorare congiuntamente, al quale hanno aderito 19 dei 25 sindaci eletti tra i quali quello di Quetzaltenango Rigoberto Quemé Chay.
  • In Guatemala lavorano circa un milione di bambini inferiori ai 15 anni, soprattutto delle comunità indigene. Lo fanno in condizioni di grande sfruttamento e rischio, con bassissimi salari e privi di garanzie sociali.
  • Spese per la pubblica istruzione in % del PIL (dati 1996)
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  • Paese % Paese % Paese %
    Bolivia 5,6 Colombia 4,4 Ecuador 3,5
    Costarica 5,3 Paraguay 3,9 Cile 3,1
    Brasile 5,2 Honduras 3,6 Perù 2,9
    Messico 4,9 Nicaragua 3,6 El Salvador 2,2
    Panama 4,6 Argentina 3,5 Guatemala 1,7