I costi del conflitto armato interno: lo stato guatemalteco ha massacrato il suo popolo

 

L’eccidio che ha colpito il popolo guatemalteco nel corso dei lunghi anni del conflitto armato è stato documentato in modo inoppugnabile da due ampie e documentate inchieste condotte sul campo.

La prima è stata promossa dall’Arcivescovado del Guatemala nel quadro di un progetto per il ricupero della memoria storica (REMHI), coordinato dal vescovo ausiliare della capitale Monsignor Juan Gerardi. Si è conclusa con la stesura del rapporto dal titolo “Guatemala, nunca más”, dove si documentano migliaia di casi di gravissime violazioni dei diritti umani avvenuti soprattutto negli anni dal 1978 al 1982, quando l’esercito per terrorizzare la popolazione mise in atto la strategia della terra bruciata. I crimini sono stati attribuiti per l’84,5% all’esercito ed ai corpi armati dello stato, il 7,8% alla guerriglia ed il rimanente a sconosciuti. I risultati delle investigazioni sono stati posti a disposizione dei famigliari delle vittime per eventuali azioni giudiziarie.

Il rapporto viene presentato da monsignor Gerardi il 24 aprile 1998; due giorni dopo il vescovo è barbaramente ucciso a colpi di pietra sulla porta della sua abitazione. Parte allora un grottesco iter istruttorio e giudiziale ancora lontano dalla conclusione, e che comunque coinvolge solo “pesci piccoli”, gettando fosche ombre sulle possibilità di giustizia nel Guatemala di oggi.

La seconda inchiesta è stata condotta dalla Commissione per il chiarimento storico dei crimini compiuti nel corso della guerra interna.

Condotta nel paese da 300 esperti internazionali, si è conclusa con la presentazione - avvenuta il 25 febbraio 1999 – del rapporto “Guatemala, memorie del silenzio”.

Il lavoro svolto dalla Commissione ha permesso di accertare che le repressioni hanno provocato più di 200 mila assassinati, 50 mila scomparsi, decine di migliaia di esuli all’estero ed un milione di profughi interni, 440 villaggi rasi al suolo. Le vittime sono state per l’83% indigeni maya ed il 25% di esse erano donne e bambini. E’ stato provato che le forze armate dello stato sono responsabili del 93% delle violazioni documentate e la guerriglia del 3%, mentre il rimanente 4% è opera di autori sconosciuti.

L’alto funzionario delle Nazioni Unite Christian Tomuschat, presidente della Commissione, ha dichiarato che: “In Guatemala fu chiaramente sviluppato un genocidio attraverso una strategia pianificata dello stato contro la popolazione civile”, e che: “Tutti gli atti perpetrati per distruggere totalmente o parzialmente la popolazione maya ………. risultano chiaramente opera di una politica superiore, tradotta in atto con una sequenza logica e coerente”.