L’approdo dopo oltre nove anni di trattative

 

Sulla base degli accordi per la pacificazione dell’area decisi dai presidenti centroamericani nella conferenza tenuta ad Esquipulas nell’agosto 1987, si costituisce in Guatemala la Commissione Nazionale di Riconciliazione (CNR) con i rappresentanti dei più significativi settori della società civile. Nell’ottobre dello stesso anno una delegazione della Commissione, con l’intermediazione del governo spagnolo, incontra a Madrid una delegazione dell’UNRG per un primo contatto in vista dell’avvio di trattative per la pace. L’iniziativa viene subito bloccata da un intervento diretto del comando dell’esercito che impedisce ogni progresso significativo.

Dopo un lungo intervallo nel marzo 1990 si tiene ad Oslo un nuovo incontro tra le stesse delegazioni e si concorda:

a)   di tenere incontri consultivi tra delegazioni dell’UNRG e quelle dei rappresentanti i diversi settori civili del paese, con l’assessoramento di un delegato personale del Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Quindi entro il 1990 si tengono in diversi paesi incontri tra esponenti della guerriglia e quelli dei partiti politici, delle organizzazioni imprenditoriali, del settore religioso, del settore sindacale e delle organizzazioni indigene, popolari e di tutela dei diritti umani, dei settori accademici, professionali e cooperativistici.

Si rivela la volontà unanime di procedere al dialogo per mettere fine al conflitto armato interno perdurante;

b)   la concertazione delle modalità per arrivare all’effettuazione di negoziati diretti tra URNG e governo ed esercito, con il patrocino della Commissione Nazionale di Riconciliazione;

c)   la designazione a presidente di detta Commissione del vescovo cattolico Rodolfo Quezada Toruño come moderatore nel processo di pace.

 

Questo porta ad incontri tra le delegazioni della guerriglia e del governo-esercito a partire dal luglio 1991 con la presenza di un osservatore dell’ONU ed a stabilire:

a)   i temi sostanziali da affrontare per definire le riforme da adottare allo scopo di apportare cambiamenti sostanziali del vita del paese. E che ogni singolo tema deve essere oggetto di un accordo specifico;

b)   le linee generali che devono ispirare gli accordi ed i procedimenti da seguire nelle trattative.

 

Dal gennaio 1991, con la presidenza di Jorge Serrano Elías, i negoziati proseguono tra scontri e polemiche e con scarsi risultati.

Le proposte provenienti dalla società civile sono respinte dalla delegazione governativa, sempre subordinata all’influenza dei militari.

La situazione di stallo va avanti fino al tentativo di autogolpe di Serrano Elías, alla sua destituzione ed all’insediamento alla presidenza ad opera del parlamento di Ramiro de León Carpio.

Segue un lungo periodo di incertezza che si sblocca soprattutto per le pressioni internazionali, ed il 10 gennaio 1994 viene firmato in Messico un accordo per la ripresa delle trattative. Le Nazioni Unite assumono la supervisione diretta, con un proprio rappresentante, mentre si sancisce il riconoscimento degli accordi parziali già raggiunti.

La ripresa dei negoziati porta alla stipulazione di accordi di notevole rilievo storico.

Il primo accordo, firmato in Messico il 22 marzo 1994, riguarda il tema dei diritti umani e sancisce:

a)   il riconoscimento della funzione di persone ed associazioni che operano nel paese per la tutela dei diritti umani e l’impegno da parte dello stato di garantire e proteggere le loro azioni (in precedenza erano sempre stati accusati, specie dall’esercito, di essere fiancheggiatori della guerriglia);

b)   l’introduzione ad opera del parlamento di modifiche al codice penale, in modo da definire e perseguire con sanzioni adeguate i reati contro i diritti umani dei cittadini;

c)   il riconoscimento dell’obbligo di risarcimento e di assistenza da parte dello stato per le vittime di violazione dei diritti umani;

d)   la costituzione a cura delle Nazioni Unite di una Commissione di verifica sulla realizzazione dell’accordo e di accertamento sulle violazioni di diritto in corso. Detta Commissione è entrata in funzione nei tempi previsti con il nome di Minugua.

 

Il secondo accordo, firmato ad Oslo il 24 giugno 1994, riguarda la riubicazione sul territorio nazionale della popolazione sradicata a causa del conflitto armato. L’accordo implica:

a)   il riconoscimento di fatto delle Comunità di Popolazioni in Resistenza (CPR) come popolazione civile non combattente;

b)   garanzie ed impegno del governo per l’integrazione produttiva della popolazione da riubicare, con il reperimento di terreni da coltivare;

c)   la sicurezza giuridica delle loro proprietà;

d)   la formazione di una Commissione tecnica composta da rappresentanti del governo, della popolazione da riubicare e della cooperazione internazionale per sovrintendere alla realizzazione dell’accordo.

 

Il terzo accordo, firmato subito dopo e sempre ad Oslo, riguarda il tema della chiarificazione storica dei crimini commessi contro la popolazione civile negli anni del conflitto armato. In merito si concorda:

a)   la formazione di una Commissione di indagine, composta da persone di spiccata imparzialità e presieduta da un rappresentante personale del Segretario generale delle Nazioni Unite;

b)   che il periodo da investigare vada dall’inizio del conflitto armato alla firma della pace definitiva;

c)   che la Commissione non possa individuare responsabilità personali e che le sue indagini non portino ad effetti giudiziari.

 

Dopo questi accordi il governo fa seguire una gestione contraddittoria delle trattative, miranti ad indebolire l’immagine della guerriglia nel paese. Si arriva tuttavia ad un altro importante accordo sull’identità e diritti dei popoli indigeni, firmato il 31 marzo 1995 in Messico. Esso rovescia l’impostazione centralistica da sempre vigente ed apre la strada alle modifiche costituzionali ed operative per fare del Guatemala uno stato multietnico e multiculturale.

Le trattative prendono una decisiva accelerazione con l’insediamento di Alvaro Arzú alla presidenza del Guatemala.

Il 6 maggio 1996 viene firmato in Messico il fondamentale accordo sui temi socioeconomici e sulla situazione agraria. Il governo assume importanti impegni per riforme funzionali ed investimenti finanziari allo scopo di promuovere sviluppo e posti di lavoro stabili. Sui problemi della terra non si accetta una vera riforma agraria, ma si punta all’incremento della piccola e media proprietà individuale e cooperativistica mediante sovvenzioni dello stato ed alla creazione di un catasto terriero per salvaguardare i diritti di proprietà storici degli indigeni.

Un definitivo passo in avanti è compiuto il 19 settembre 1996, con la firma dell’accordo sull’ultimo punto sostanziale: “Rafforzamento del potere civile e funzione dell’esercito in una società democratica”. Con questo sono poste le basi per una nuova legislazione che dia la priorità al potere civile e lasci alle forze armate i soli compiti di difesa delle frontiere dello stato. In particolare si stabilisce la riduzione entro il 1997 di 1/3 dell’organico dell’esercito e di 1/3 delle risorse finanziarie destinate alle forze armate.

Concluse le trattative sui punti sostanziali, vengono poi rapidamente definiti i protocolli relativi alle modalità del cessate il fuoco, quelle per realizzare le riforme istituzionali ed elettorali e sugli aspetti operativi per la reintegrazione dei guerriglieri dell’URNG nella vita civile.

La firma della pace completa e definitiva avviene il 29 dicembre 1996 nella capitale guatemalteca alla presenza dei presidenti centroamericani e di accreditati rappresentanti internazionali, mentre il parlamento tiene una seduta solenne nella piazza principale della città.