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Torino 25 settembre 2001

CONTRATTO NAZIONALE
 
Sintesi dell’assemblea delle rsa e dell’esecutivo regionale della fp cgil scuola

 Il 19 settembre, al tavolo nazionale per il rinnovo del CCNL, è stato sottoscritto l’accordo sull’orario di lavoro. Questo è il terzo dei punti considerati essenziali per il CCNL. In precedenza sono stati concordate le norme generali sui livelli della contrattazione (nazionale, regionale, di sede) e i livelli retributivi.

 

La stipula di questi tre accordi chiude una fase importante del rinnovo del CCNL, a cui però ancora manca la definizione degli arretrati contrattuali, delle norme sulla cosiddetta carriera orizzontale e delle norme di tutela dei lavoratori atipici. A questa fase dovrà seguire la riscrittura degli inquadramenti professionali, rivisitati alla luce delle competenze assegnate alle Agenzie formative dalle regole nazionali di accreditamento e delle novità scaturite dalle esperienze di questi anni. E dovrà seguire anche il lavoro, prevalentemente tecnico, di revisione e adeguamento alla legislazione vigente di tutte le restanti norme contrattuali.

 Abbiamo assistito, sin qui, ad un rinnovo del CCNL alquanto complesso e problematico. Non sono mancate le difficoltà. I risultati, striminziti e disorganici, sono la conseguenza di assetti di sistema che rimangono ancora precari, riforme non concluse, mancanza di prospettive certe sul futuro contratto di comparto ancora tutto da costruire. Sono anche il frutto di errori di gestione delle vicende contrattuali, dovuti ad una insufficiente visione  complessiva e unitaria del sistema di formazione professionale: quattro lunghi anni di attesa non hanno partorito grandi risultati.

 Al tavolo è prevalsa, di fatto, un’idea della formazione professionale che fa a pugni con le esperienze innovative, moderne ed europee di molte delle nostre realtà regionali. Il confronto si è sviluppato intorno a posizioni miopi, con un angolo visuale ristretto, privo di specifiche conoscenze su come nella realtà si organizza e sviluppa il processo formativo. Posizioni peraltro, e per fortuna, residuali non maggioritarie nel variegato mondo delle Agenzie formative.

La riduzione a puro fatto “economico” dell’attività formativa e la destrutturazione del processo formativo sono sintetizzate nella pretesa di Forma di 1000  ore di docenza diretta. Pretesa  che tende a smantellare quanto nel corso di questi anni  il sindacato, e molte Agenzie, hanno fatto per ridisegnare la figura del formatore, con la progressiva articolazione delle competenze e delle funzioni, accompagnando così la valorizzazione del processo formativo.

In poche parole, l’incremento delle ore di docenza a danno delle altre attività, tende a ridurre notevolmente la presenza nelle Agenzie delle funzioni di progettazione, coordinamento, tutoraggio, rapporti con il sistema socio-economico e scolastico che maggiormente qualificano il ruolo sociale della formazione professionale. Funzioni che, per capirci, nella scuola di stato si chiamano “funzioni obiettivo” .       

Il sindacato ha dovuto superare l’ostilità degli Enti verso il contratto nazionale ed affrontare un confronto in cui purtroppo è venuta meno, anche per la protervia della rappresentanza datoriale, la capacità di presentare, rappresentare e difendere le nostre istanze. Una debolezza i cui effetti sono evidenziati dai risultati ottenuti. E’ mancata alla rappresentanza sindacale, bisogna avere il coraggio di dirlo,  una adeguata conoscenza dello sviluppo diversificato dei sistemi regionali, della contrattazione decentrata e delle realtà avanzate ed innovative affatto minoritarie. Non siamo stati, di fatto, capaci di contrapporre idee ed esperienze, anche di contrattazione, che vanno nella direzione opposta di quelle di  Forma. Le esperienze regionali,  irrinunciabile punto di partenza per un “Contratto quadro”, sono state tutt’altro che esaltate. Mentre nel rinnovando CCNL la centralità del sistema “accreditato”, dello sviluppo delle competenze delle Agenzie e dei processi di riqualificazione (per i quali gli Enti sono beneficiari di 180 miliardi di lire  -art.118 della L.F. 2000-), non trova alcun riscontro.

 L’accordo sull’orario di lavoro non fa fare passi in avanti a quel sistema di formazione professionale per il quale in questi anni ci siamo battuti. L’assegnazione alla contrattazione regionale e di Ente della “modalità di utilizzo” dell’incremento d’orario,  vincolo che attenua le iniziali pretese degli Enti ottenuto a seguito delle pressioni della delegazione Cgil scuola del Piemonte, Lombardia e Veneto, non è comunque sufficiente per garantire condizioni di tutela dei lavoratori di fronte ad usi selvaggi della flessibilità, peraltro non compensabile dalla risibile incentivazione prevista.

 Con questo giudizio su quanto sinora sottoscritto nel Contratto nazionale, l’assemblea delle Rsa e dell’Esecutivo regionale della Cgil scuola, coscienti della necessità di riavviare la contrattazione decentrata recuperando le esperienze positive della contrattazione in Piemonte, dà mandato al responsabile regionale di aprire il confronto con Cisl e Uil scuola per l’apertura, in tempi rapidissimi e con un percorso di costruzione della piattaforma che coinvolga i lavoratori, di un tavolo di trattativa con gli Enti del Piemonte.

Al centro della trattativa vanno posti prioritariamente i seguenti punti:

 -       arretrati contrattuali;
-       orario di lavoro e articolazione dell’orario di lavoro;
-      Inquadramenti professionali e carriera orizzontale;
-       fondo incentivi;
-       Mensa.

L’assemblea dà inoltre mandato al Segretario regionale della Cgil Scuola ed al responsabile regionale della Fp perchè facciano quanto è nelle loro possibilità e competenze affinché le risorse finanziarie, messe a disposizione dall’art.118 della legge finanziaria del 2000, siano utilizzate in modo congruo con le disposizioni di legge e quindi  per l’effettiva riqualificazione degli Enti, assicurando nel contempo ai lavoratori strumenti di tutela occupazionale. 

 Mimmo D’Agostino