Ai Dirigenti Scolastici

iscritti alla CISL Scuola Torino

 

 

Carissimi,

su sollecitazione di alcuni di voi, vi invio questa comunicazione che ritengo necessario rimanga riservata al nostro interno. Ciò al fine di rendere meno complicata una vicenda che è tutt'altro che semplice.

Mi riferisco alla querela che ho sporto contro un capo di istituto in relazione ad una specifica affermazione compiuta durante un'assemblea sindacale.

Non intendo riportare lo svolgimento dei fatti; tutti i presenti si ricordano perfettamente quanto è stato detto. Cerco di fare una valutazione che possa essere utile base per una riflessione. Innanzi tutto, l'affermazione del capo di istituto oggetto del mio intervento è talmente grave da non poter essere considerata un lapsus o frutto di particolare passione: è da codice penale.

In secondo luogo, non era rivolta al singolo o ad alcune persone ma era rivolta alle organizzazioni sindacali in generale, innanzi tutto a quelle presenti al tavolo della presidenza dell'assemblea.

Credo che sia un dovere, per il responsabile pro-tempore di un'organizzazione, difendere in tutti i modi l'onorabilità della propria associazione e, contemporaneamente, dei singoli associati. Inoltre, vi è un limite, evidente a tutti, che divide il campo della civiltà e dello scontro politico da quello che va oltre ed è, a mio avviso, dovere di tutti collaborare affinchè questo limite non sia superato.

Andando avanti, vi sono ulteriori ragionamenti che vorrei fare. La vicenda è diventata di dominio pubblico e questo non è un male. E' profondamente sbagliato invece distorcere le informazioni e diffondere falsità: non c'è nella querela nessun intento sanzionatorio rispetto al dissenso politico. La CISL Scuola è caratterizzata da una tradizione e da un costume di pluralismo e di libertà di opinione che fa invidia alle altre organizzazioni. Questo costume è stato da me accolto e sviluppato in questi anni e non sono pochi quelli che hanno abbandonato altre sigle sindacali per venire da noi dove la discussione, anche aspra, è sempre stata giudicata interessante ed apprezzata.

Il definire quell'intervento "un po' acceso" o intendere quelle affermazioni come "il normale confronto sindacale" è falsificare la realtà o inconsapevolmente, perchè si parla di qualche cosa che non si è osservato di persona, o consapevolmente perchè si vuole fare propaganda politica in modo scorretto.

Alcuni hanno detto o scritto che "la vicenda si commenta da sola". Ciò è vero; infatti credo che in quest'ultimo decennio di vita sindacale, in questa provincia, durante un'assemblea pubblica nessuno abbia mai compiuto affermazioni così gravi ed ingiuriose e non legate all'attività politica. In questi ultimi dieci anni ne ho sentite di tutti i colori ma quella proprio no!

Ora, sembra che gli offesi (le organizzazioni sindacali con i loro rappresentanti e rappresentati) siano i colpevoli e colui che ha recato l'offesa sia la povera vittima. Questo è un ulteriore tentativo di falsificare la realtà.

La segreteria della CGIL Scuola ha, alla fine, scelto di non fare nulla ma nei giorni immediatamente successivi all'episodio, la proposta che la segreteria ed il coordinatore dei capi istituto della CGIL Scuola di Torino ci fecero era quella dell'esposto alla magistratura al posto della querela, non certo quella di "proseguire nel confronto senza varcare la soglia del tribunale".

Tanti non presenti a quell'assemblea ne scrivono, ne parlano, discettano della democrazia sindacale e si indignano perchè un capo di istituto è stato querelato. Non per quello che ha detto. Come se qualunque cosa un capo di istituto dica sia da considerare indenne da ogni possibile reazione. Non credo che noi possiamo convenire su una sorta di "extraterritorialità" dei futuri dirigenti scolastici o sull'introduzione di un "delitto di lesa maestà" se si attiva un'iniziativa, motivata, seria e sofferta, contro un preside o un direttore. Con la querela non si è leso l'onore di tutti i dirigenti ma si è risposto in maniera civile ad un attacco che civile non è stato, a prescindere dal profilo professionale di chi se ne è reso responsabile.

Molti hanno sostenuto l'opportunità di trovare una soluzione. Io credo che una soluzione politica sia possibile, sulla base delle pubbliche scuse fatte alle Organizzazioni sindacali; però finora, a fronte di questa disponibilità già manifestata, nessun segnale di riscontro è intervenuto. Temo che, più che l'interesse o la sensibilità a risolvere il problema siano in gioco desideri di svolgere un qualche ruolo particolare e spero, su questa cosa, di essere contraddetto dagli sviluppi. Non credo però sia pensabile chiedere o pretendere che la prima mossa sia compiuta da coloro che hanno ricevuto l'offesa piuttosto che da coloro che l'offesa l'hanno mossa.

Spero di non avervi annoiato e vi rinnovo la preghiera di non diffondere questa nota sino a che non saremo giunti alla fine di questa trista vicenda. A quel punto, potranno essere pubblicate queste ed anche altre osservazioni che oggi è opportuno, per non trascendere nella polemica, tenere ancora per noi.

Fraterni saluti.

 

 

Torino, 26/11/1999

 

Enzo Pappalettera

 

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