ESECUTIVO CONFEDERALE CISL DELL'1/12/98 (8/12/98)

Il Comitato Esecutivo della CISL ribadisce l'esigenza che la ripresa del confronto con il Governo sui temi dello sviluppo, dell'occupazione e del rilancio della concertazione si concretizzi in tempi rapidi e produca risultati misurabili e coerenti con le intese del 1996 e del 1997.
Si tratta in primo luogo di confermare le indicazioni strategiche e gli accordi sottoscritti in tali occasioni, recuperando ritardi e contraddizioni che ne hanno fino ad oggi impedito una integrale attuazione, soprattutto su questioni decisive per il sostegno di politiche di sviluppo e di coesione, a partire dal Mezzogiorno e dalle aree svantaggiate: rilancio di un progetto di investimenti strategici nel comparto delle infrastrutture, delle reti e del governo del territorio; valorizzazione degli strumenti di programmazione negoziata, anche per semplificare ed accelerare le procedure; sostegno allo sviluppo locale; consolidamento degli strumenti di incentivazione agli investimenti e di riduzione del costo del lavoro finalizzati al Sud.
Oltre a quanto sopra il confronto deve garantire le necessarie convergenze e soluzioni di merito su alcune questioni che impongono un avanzamento delle intese e la valorizzazione dei risultati positivi raggiunti sul versante della lotta alla inflazione, del rispetto dei parametri di convergenza e del patto di stabilità, facendone elemento positivo di una strategia di contrasto alla disoccupazione e di rilancio su base europea delle politiche di coesione.
Sotto questo profilo è necessario raggiungere a tempi brevi un'intesa sulla revisione dell'accordo del luglio '93 e sulla struttura della contrattazione, da un lato, e sulla riforma e rilancio del sistema di istruzione e formazione, come elemento decisivo di qualificazione del sistema Paese e dei livelli di competitività imposti dai processi di globalizzazione ed integrazione europea. Su questi punti si rinvia ai documenti specifici discussi e approvati dal Comitato Esecutivo.
Fermo restando quanto sopra il Comitato Esecutivo della CISL ritiene, inoltre, che con il confronto avviato sia necessario gettare le basi ed individuare le soluzioni necessarie per impostare un intervento di riduzione del costo del lavoro, attraverso una programmazione pluriennale, orientato sui seguenti obiettivi: Il Comitato Esecutivo della CISL, nel ribadire gli obiettivi sopra indicati come fondamentali per il confronto da definire con Governo e le altre parti sociali al fine di arricchire le intese qualificanti per una prospettiva di rilancio delle politiche di coesione, sviluppo e lavoro, sottolinea, inoltre la necessità che gli interventi che vanno a configurarsi nell'ambito della finanziaria e dei collegati su cui è aperta la discussione in Parlamento siano del tutto coerenti con queste prospettive strategiche oltre che con le intese e gli accordi già formalmente sottoscritti e sottolinea, quindi, l'esigenza che le proposte di emendamento e/o integrazione già avanzate dalle organizzazioni sindacali vengano positivamente accolte.

Il Comitato Esecutivo della CISL conferma l'esigenza di pervenire, in tempi rapidi, alla definizione di una intesa che rilanci la concertazione sociale nell'ambito di regole potenziate e di una struttura della contrattazione che, confermando i due livelli, nazionale e decentrato, sia adeguata ad affrontare le nuove sfide della convergenza europea.
Il raggiungimento dell'obiettivo della moneta unica, oltre che essere inscritto nei meriti della politica dei redditi definita nel '92-'93, rappresenta un cambiamento di fase che deve essere percepito nelle sue implicazioni. Una di queste è certamente l'esigenza di proporre su scala europea un modello di concertazione che orienta le politiche del lavoro e quelle sociali, ivi comprese le dinamiche dei sistemi contrattuali.
Non si tratta di proporre contrattazioni salariali su scala europea quanto di convenire dinamiche di crescita positiva dei redditi e dei salari, da regolare poi sulla base delle specifiche produttività locali anche per non penalizzare le aree deboli in termini di attrazione degli investimenti e di creazione di nuova occupazione. A livello europeo si dovranno orientare le convergenze in materia di politiche dell'occupazione, anche con interventi diretti del bilancio comunitario, nonché l'adeguamento delle normative nazionali in materia di tutela dei lavoratori.
Il Comitato Esecutivo della CISL conferma la validità dell'intesa parziale raggiunta con il precedente governo in merito al potenziamento delle regole concertative e sollecita il suo completamento sul versante del decentramento di tale modello con le istituzioni locali con un apposito accordo da definire con la partecipazione della Conferenza delle Regioni e degli Enti locali.
L'importanza del territorio come sistema d'intervento di una pluralità di soggetti istituzionali ai fini della competizione economica e della coesione sociale rende centrale la definizione di modelli concertativi compiuti e l'adeguamento dei sistemi contrattuali assumendo il decentramento come elemento cardine della nuova intesa concertativa.
Nel merito del sistema contrattuale la CISL ribadisce la validità del doppio livello di contrattazione di categoria, nazionale e decentrato, ma conviene sull'opportunità di adeguamenti che tengono conto delle novità richiamate.
I positivi risultati raggiunti in materia di risanamento dei conti pubblici e di abbassamento dell'inflazione rendono credibile la possibilità di una crescita positiva dei salari attraverso l'allargamento della base occupazionale, soprattutto nelle aree deboli, e una parziale distribuzione della produttività.
Questi obiettivi, che devono essere esplicitati nella nuova intesa, richiedono il potenziamento e l'estensione del livello decentrato di contrattazione che, pur avendo espresso livelli accettabili di attuazione nel settore manifatturiero, è ancora marginale per il sistema delle piccole imprese, dei servizi, del pubblico impiego.
Il contratto nazionale. di cui si ribadisce la validità quadriennale per la regolazione normativa, dovrà mantenere il ruolo di regolazione dei minimi salariali tenendo conto dell'inflazione programmata ma, nel contempo, prevedere esplicitamente le scadenze temporali e la definizione degli ambiti economici per l'esercizio della contrattazione integrativa aziendale e territoriale (Regionale, Provinciale, di distretto).
In questa direzione alle categorie nazionali dovrà essere affidata la possibilità , nell'ambito del rinnovo del CCNL quadriennale normativo, di superare la dinamica biennale del rinnovo economico salariale per creare spazi aggiuntivi alla contrattazione decentrata. In tal caso il contratto nazionale dovrà garantire il riallineamento dei minimi contrattuali per le realtà produttive e territoriali che non dovessero sviluppare la contrattazione integrativa negli ambiti temporalmente definiti.
Nei contratti collettivi nazionali di categoria dovrà essere potenziata la delega per la gestione di normative (orari di lavoro, inquadramenti e organizzazione, formazione, Enti bilaterali) applicando il principio che la definizione di accordi a livello aziendale o territoriale, purché coerenti con le deleghe ricevute, possano sostituire in tutto o in parte le normative nazionali.
Le dinamiche di alcuni comparti dei servizi caratterizzate dai processi di liberalizzazione (ad es. Trasporti, Telecomunicazioni) nonché di cambiamenti della struttura societaria e delle privatizzazioni richiedono la ridefinizione delle aree dei contratti collettivi nazionali di lavoro a cui ancorare le clausole sociali per il rilascio delle autorizzazioni/concessioni ai nuovi operatori entranti.
La struttura contrattuale su due livelli dovrà operare per l'insieme del lavoro dipendente.
Nell'ambito del potenziamento del livello decentrato di contrattazione dovrà trovare piena legittimazione la contrattazione integrativa territoriale in modo opzionale rispetto a quella aziendale.
Soprattutto a questi livelli dovranno essere sviluppati i sistemi partecipativi, sia a livello bilaterale territoriale sia facendo evolvere le dinamiche di coinvolgimento dei lavoratori nell'ambito delle scelte strategico-aziendali con i connessi processi di democrazia economica.
La CISL confermando gli orientamenti unitari espressi in materia di rappresentanza, ribadisce la necessità di mantenere una stretta coerenza tra le definizioni contrattuali e le deleghe operative delle RSU. La nuova intesa dovrà impegnare il governo e le parti sottoscriventi ad operare per apportare al percorso legislativo gli emendamenti conseguenti.
Il Comitato Esecutivo sollecita il governo ad accelerare il confronto sul rinnovo dell'intesa del luglio '93 evitando manovre dilatorie che rischiano di pregiudicare i rinnovi contrattuali aperti e di logorare il rapporto tra le parti.

Il Comitato Esecutivo della CISL ritiene necessaria un'intesa strategica fra governo e parti sociali per affrontare le sfide della globalizzazione e dell'integrazione europea attraverso uno sforzo di qualificazione del paese a partire dall'investimento sulla qualità delle risorse umane.
Si ribadisce a questo riguardo che la qualità e le caratteristiche del sistema di istruzione e di formazione rimangono anche nel futuro una delle leve fondamentali per il raggiungimento di questi obiettivi. In questo senso è indispensabile che si concretizzi nelle scelte legislative e finanziarie un impegno straordinario da parte del Governo che, a partire da un consolidamento e un rilancio del sistema pubblico di istruzione, consenta di offrire ai giovani e agli adulti più ricche opportunità formative.
Si ribadisce quindi la necessità di una programmazione triennale delle risorse e degli interventi, così come previsto dall'accordo siglato dalle forze sociale con il Governo Prodi e di una riprecisazione degli obiettivi strategici e delle tappe che devono portare alla costruzione di un sistema formativo integrato.
Si considerano obiettivi fondamentali:

Il Comitato Esecutivo della CISL sottolinea l'esigenza di precisare in termini operativi questi obiettivi, definendo le scadenze intermedie, le iniziative attuative nonché le risorse finanziarie necessarie all'attuazione degli stessi.
Si tratta infatti di dare sempre più concretezza e respiro strategico all'azione di governo partendo da una rigorosa e concertata applicazione dei provvedimenti legislativi che hanno riguardato politiche del lavoro e servizi per l'impiego, la scuola, (autonomia e decentramento), la formazione professionale, (legge 196), sviluppando da un lato un canale di formazione in alternanza accanto a quelli scolastici e, dall'altro il processo di integrazione fra scuola e formazione professionale, garantendone un sempre più significativo radicamento sul territorio.
In questa direzione, l'approvazione della legge sull'innalzamento dell'obbligo a 15 anni rappresenta una scelta di inaccettabile parzialità, a maggior ragione in quanto non inserita all'interno di una complessiva riforma dei cicli e non accompagnata da una formale sanzione del diritto alla formazione fino a 18 anni e dal conseguente obbligo alla qualifica.
Va sancito infatti che dopo l'obbligo scolastico, per coloro che non proseguono gli studi, l'inserimento nel mondo del lavoro potrà avvenire solo dopo l'acquisizione di una qualifica professionale, ovvero attraverso un percorso di apprendistato, da rivedere dopo un'attenta sperimentazione, in modo da irrobustirne gli aspetti formativi. Tutti i giovani dovranno poter esercitare il loro diritto alla formazione scegliendo fra varie opportunità formative, ma l'esercizio di questo diritto va concretizzato dalla sanzione dell'obbligo ad una qualifica professionale.
In questo senso si impone l'assunzione formale di un impegno finalizzato a rivisitare le finalità ed a riordinare, in modo da evitare sovrapposizioni ed incoerenze, l'attuale configurazione di strumenti quali apprendistato, tirocini, e contratti di formazione lavoro.
La sperimentazione prevista dall'art.16 della 196 sull'apprendistato va sostenuta, accelerata e generalizzata, e vanno contestualmente reperite le risorse necessarie per un rafforzamento della dimensione formativa dell'istituto che lo avvicini alle esperienze europee.
L'impegno allo sviluppo della formazione continua deve tradursi da subito in una programmazione del trasferimento di risorse previsto dall'accordo del '96 che consenta la piena attivazione della fondazione prevista dall'art.17 e dal relativo regolamento. Governo e parti sociali inoltre, sono impegnate ad individuare altre risorse nell'ambito del processo di riduzione del costo del lavoro, per innalzare gradualmente l'onere dello 0,30 fino allo 0,50 in modo da aumentare il budget a disposizione della formazione continua. Va inoltre ridefinito attraverso una procedura concertata l'assetto istituzionale della formazione degli adulti in modo anche da soddisfare la straordinaria domanda degli extracomunitari e da realizzare anche per questo specifico segmento formativo un'integrazione fra scuola e formazione professionale intorno ai Centri territoriali già costituiti.
La scelta strategica della integrazione fra il sistema scolastico, il sistema della F.P. e il mondo del lavoro, già sancita dall'accordo del settembre '96 e con fatica praticata a livello istituzionale deve avere una traduzione operativa attraverso l'attivazione e la valorizzazione del sistema di "certificazione" delle competenze già previsto dall'art.17. La definizione infatti delle competenze fondamentali di base che possono essere condivise fra scuola, formazione e lavoro, la definizione di livelli e standard adeguati alla certificazione di tutte le forme di attività rappresentano la precondizione per stabilire le corrispondenze ai fini del riconoscimento dei crediti formativi della possibile pratica di integrazione fra i sistemi. In questo senso è determinante che vengano definite da Governo e Regioni le risorse umane e finanziarie da destinare al processo di definizione delle competenze (esperti, commissione generale, comitati di settore) e il ruolo specifico dell'ISFOL e del CEDE il cui assetto istituzionale va adeguato.
Le parti sociali dovranno impegnarsi a rivedere tutta la materia contrattuale legata all'attuazione delle politiche formative nelle sue varie dimensioni al fine di favorire i tirocini formativi, i contratti in alternanza, la formazione continua attraverso i piani formativi aziendali e territoriali.
Per i piani formativi individuali, le parti dovranno rivedere le norme relative al diritto allo studio nonché esaminare come finalizzare la riduzione dell'orario d lavoro a progetti formativi.
Governo, regioni e parti sociali dovranno convergere sulla necessità di rendere più organico e coerente il rapporto tra le politiche formative e le politiche per il lavoro e lo sviluppo, in sintonia anche con quanto previsto a livello comunitario da "Agenda 2000".
A tale scopo, Governo e regioni dovranno coordinare i propri impegni nell'ambito dell'attuazione del d. l.vo 469/97 sui servizi per l'impiego, al fine di attivare le sedi di concertazione sulla programmazione di servizi per l'impiego e formazione a livello regionale e territoriale. Altrettanto decisivo sarà l'impegno a monitorare la costituzione della rete di servizi per l'impiego, evidenziando difficoltà e definendo interventi di supporto o correttivi.
A livello di politiche territoriali, in particolare, si deve favorire una più stretta integrazione tra investimenti e formazione, soprattutto all'interno dei patti territoriali dei contratti d'area e dei contratti di programma. Gli investimenti in formazione in altri termini devono far parte in termini sistematici e strutturali di ogni progetto di rilancio del territorio e dello sviluppo locale, in stretto legame con gli altri interventi ipotizzati.
Sempre in tale logica, si conviene di rendere coerente la realtà nazionale con i compiti delle nuove strutture decentrate. La riforma del Ministero del Lavoro, la ridefinizione dei compiti della Commissione Centrale per l'Impiego, la revisione delle funzioni di Isfol e Cede devono essere coerenti con il nuovo quadro.
Per la definizione di una proposta articolata che comprenda aspetti operativi, normativi e finanziari di questo progetto è opportuno costituire una commissione composta da Ministeri, Regioni e Parti sociali, che elabori entro 6 mesi un progetto articolato avvalendosi della collaborazione di ISFOL e CEDE.

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