CISL e CISL Scuola - riforma dei cicli scolastici (17/9/99)

 

 

CISL e CISL Scuola sulla riforma dei cicli scolastici: lettera al Presidente della Camera ed ai Gruppi Parlamentari

 


Prot. n. 4919 Roma, 14/9/1999

 

 

Al Presidente della Camera dei Deputati

On.le Luciano Violante

 

Agli Onorevoli Presidenti

dei Gruppi Parlamentari

della Camera dei Deputati

 

ROMA

 

 

 

Oggetto: Trasmissione del Documento della Cisl e della Cisl Scuola sul testo unificato del ddl 3952 e abbinati, approvato dalla 7° Commissione Cultura in sede referente.

 

In occasione dell'avvio del dibattito in Aula del Disegno di Legge-Quadro in materia di riordino dei cicli scolastici dell'istruzione, la Cisl e la Cisl Scuola, a sostegno e a integrazione di quanto già esposto nel corso dell'audizione presso la 7° Commissione Cultura, ritengono utile inviare alle Signorie Loro il testo del Documento, approvato dagli organismi statutari, che formalizza le posizioni dell'Organizzazione in merito alla riforma del sistema scolastico.

 

"Il testo di legge adottato dalla VII Commissione della Camera interviene, in modo radicale ed esclusivo, sugli aspetti ordinamentali del sistema scolastico. E' una scelta molto discutibile. Un progetto di riordino così ambizioso - e così carico di conseguenze per gli studenti, le famiglie, i docenti e l'intero personale della scuola - va collocato nel quadro di una strategia articolata di azioni riformatrici, che sia coerente con gli obiettivi prioritari e generali di rilancio ed elevamento dei livelli di formazione del Paese. Obiettivi, ricordiamo, che il Governo si è impegnato a perseguire nel confronto con le parti sociali nel Patto per il lavoro del dicembre 1998.

 

  1. La proposta di riordino dei cicli si muove lungo la linea del cambiamento di architettura e non agisce sui vincoli e i fattori che determinano la qualità del sistema. Il rischio è che i problemi si aggravino e che i risultati positivi nel frattempo raggiunti siano compromessi.
  2. Si impone un approccio unitario, un ripensamento di tutta l'attuale organizzazione scolastica che faccia i conti con le profonde trasformazioni della società, con i processi di produzione e trasmissione delle conoscenze, con i cambiamenti del sistema formativo: autonomia scolastica, nuovi saperi, rapporto della scuola con il lavoro e il territorio.

    Appaiono non chiare, poco fondate, tutte esterne alla dimensione pedagogica e didattica, le ragioni che spingono a destrutturare l'ordinamento in modi così drastici.

    Sono stati indicati traguardi impropri e contraddittori. In contrasto con quanto stabilito dalla legge 9/99 viene confermato l'obbligo scolastico sino a 15 anni (e così rimaniamo in coda alle graduatorie europee di scolarità), mentre il tetto dei 18 anni, quale punto d'arrivo della scuola secondaria superiore, comprime e schiaccia verso il basso il percorso formativo.

    Il testo non affronta questioni organizzative e gestionali che pure sono da considerare decisive. Sembra ignorare che l'attuale quadro normativo è in profonda evoluzione e ha già avviato processi da controllare e seguire con attenzione specifica. Si pensi alla difficoltà di coordinare le diverse competenze istituzionali e a quella di realizzare una vera integrazione fra sistema scolastico e formazione professionale.

    In questo contesto mobile, una riforma degli ordinamenti così radicale fa sorgere dubbi sulla sua fattibilità e sulla sua efficacia, data anche l'inconsistenza degli investimenti previsti.

     

  3. Riserve e obiezioni pesanti suscita la proposta della nuova struttura del ciclo primario, che comprenderebbe scuola elementare e scuola media attuali. Si tratta di una vera e propria opera di smantellamento, che annulla due identità e missioni formative ben definite, consolidate e ancora valide. Il nuovo ordinamento lascia immaginare un percorso unitario, ma, al di là delle intenzioni, produce solo una mera sommatoria dei due precedenti ordini, con in più la perdita secca di un anno di scolarità di base. Un simile modello di "scuola comprensiva", sperimentato in tempi e modalità forzate col recente piano di dimensionamento delle scuole, è inadeguato e non risponde alla domanda sociale. Non può diventare il modello vincente perchè sovrappone scuole diverse e docenti che hanno formazione e orientamento molto tipici.
  4.  

  5. Entrando più nel merito della proposta di riordino, va osservato che il testo ignora le ricche esperienze e l'elevato livello di qualità della scuola dell'infanzia. Non è garantita la continuità del ciclo dell'infanzia né assicurato il profilo unitario, non frammentabile, del percorso formativo che va da 3 a 5 anni. Oltre alla continuità con l'asilo nido e la scuola elementare, va richiamato anche il raccordo con la famiglia e con il complesso dei servizi per l'infanzia, come previsto dalla legge 285/97.
  6.  

    La scuola elementare ha appena rivisitato ordinamenti, programmi ed organizzazione interna, ottenendo risultati giudicati positivamente dal Parlamento e dallo stesso Ministero che ha infatti avanzato precise proposte per ulteriori adattamenti, anche alla luce di una specifica risoluzione parlamentare.

    Del resto la stessa riforma prevedeva una sua attuazione progressiva con momenti di verifica e perfezionamenti in itinere; ora si cancellerebbe una riforma ancor prima della sua compiuta attuazione.

     

    La scuola media costituisce oggi il primo passaggio dall'insegnamento/apprendimento per grandi aree ad un più puntuale approccio disciplinare ed è caratterizzata da specifiche finalità orientative funzionali a qualsiasi successiva scelta.

    Trent'anni di esperienza hanno consolidato una precisa identità di questo segmento del sistema formativo; è pertanto non condivisibile e non giustificato un atteggiamento liquidatorio, anche perchè molte esperienze innovative in atto (tempo prolungato, seconda lingua, ecc.) suggeriscono più una riorganizzazione ed un ripensamento di questo grado, ora non più conclusivo dell'obbligo, piuttosto che una sua sommaria eliminazione.

    L'azzeramento di ben due ordini di scuola apre inoltre una serie di problemi, dalla ridefinizione dei contenuti culturali alla gestione del personale, che sembrano troppo superficialmente valutati.

     

  7. Nel progetto di riordino, la scuola superiore resta di cinque anni e ne viene anticipato l'ingresso di un anno. Pertanto, il primo biennio coincide con la fase terminale dell'obbligo scolastico. Il ddl elude uno dei nodi fondamentali che una legge quadro è chiamata a sciogliere: la natura e il grado di uniformità dei percorsi che devono caratterizzare l'obbligo scolastico.
  8. Un percorso obbligatorio, proprio perché tale, deve garantire a tutti almeno la possibilità del successo scolastico, a prescindere dalle caratteristiche e dai requisiti individuali.

    Inoltre, dal momento che la finalità dell'obbligo è quella di garantire i requisiti minimi necessari ad esercitare il diritto pieno di cittadinanza, la conclusione deve, in coerenza con queste finalità avere caratteristiche di terminalità ferma restando la possibilità, che va sostenuta in azioni positive, di un reinserimento nei percorsi scolastici in qualunque momento della vita.

    Ora, se il percorso dell'obbligo è rigorosamente uguale per tutti, avremo una scuola superiore articolata per indirizzi strutturati e con una loro specifica identità di soli tre anni.

    Oppure se l'offerta scolastica, dopo la scuola primaria, prevede, accanto a percorsi quinquennali, un ciclo di due anni con caratteristiche di terminalità (pur con le necessarie opportunità di integrazione dei curricoli e di riconoscimento dei crediti che favoriscano la prosecuzione degli studi) si pone il problema di una scelta precoce e di una gerarchia qualitativa dei percorsi.

    Questa questione, cioè articolazione o uniformità dei percorsi, può trovare una serie di soluzioni anche intermedie, ma deve essere affrontata e risolta direttamente nella legge, attraverso scelte di sistema chiare, a garanzia della sostanziale univocità del modello ordinamentale che solo il Parlamento è tenuto e compiere, e che non possono essere affidate a successivi atti di decretazione secondaria e a provvedimenti attuativi di natura amministrativa.

    L'impianto della scuola superiore contenuto nel ddl si limita, anche in questo caso, a privilegiare l'architettura ordinamentale, rispetto a scelte di politica scolastica e culturale, che dovrebbero essere invece la ragione fondante di ogni intervento di riforma.

     

  9. Sommarie sono le procedure di riconversione e qualificazione professionale previste per il personale, e, ancora una volta, scarse le risorse che si vogliono ad esse destinare, che vanno pertanto sensibilmente incrementate.
  10.  

  11. Trattandosi di una riforma complessiva del sistema scolastico e formativo, destinata ad incidere sensibilmente sulle strategie di sviluppo del Paese, la Cisl e la Cisl Scuola auspicano che il dibattito parlamentare possa suscitare il massimo coinvolgimento di studenti, famiglie, lavoratori della scuola e delle forze sociali perché solo dal consenso effettivo, ampio e generalizzato possono scaturire quelle sinergie indispensabili a radicare le innovazioni nei contesti operativi e nel tessuto sociale e a rafforzare i legami di identificazione solidale tra società ed istituzioni democratiche."

 

Distinti saluti

 

CISL SCUOLA CISL CONFEDERALE

(Daniela Colturani) (Savino Pezzotta)

 

 

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