Cinque Oscar alla Sst

 

L'Assemblea Federale del 18 marzo 2001 ha rappresentato una svolta storica per il mondo scacchistico italiano. Per la prima volta, infatti, sono state applicate le regole che il CONI impone a tutte le federazioni riconosciute come «sport».

Molte le novità. Ma innanzi tutto alcune notizie e considerazioni che riguardano il nostro club, messosi in grande evidenza di fronte all'assemblea tutta.

Il riconoscimento dell'attività svolta dai nostri dirigenti a più livelli nel corso degli anni si è concretizzata nei premi che l'assemblea ha voluto assegnare a rappresentanti della Società Scacchistica Torinese.

Il presidente onorario Carlo Bolmida è stato nominato socio benemerito della Federazione grazie all'entusiasmo con cui da oltre trent'anni ha operato per l'affermazione degli scacchi non solo a Torino: la sua penna arguta è ben nota ai lettori di alcune fra le più diffuse riviste italiane (per non parlare del nostro «En passant e dei fogli che l'hanno preceduto). Il nostro presidente Michele Cordara è stato designato «promoter dell'anno» per l'impatto sui media di Scaccomatto 2000. Mai premio è stato più meritato e già con le edizioni del 1996 e del 1998 la novità di affiancare cultura e spettacolo ai classici tornei lo aveva indicato come innovatore assoluto, del tutto degno del premio giunto forse con un po' di ritardo. L'impatto sui non addetti ai lavori del coinvolgimento di personaggi del calibro di Paolo Fresco, Ennio Morricone, Roberto Vacca, di industriali e uomini politici (fra i quali Roberto Rosso candidato sindaco di Torino) hanno fatto sì che il suo nome non trovasse rivali per la «nomination».

Il nostro vice presidente Bruno Manzardo è stato scelto dal nuovo Consiglio come vice presidente nazionale della Federazione unitamente a Giuseppe Lamonica di Messina (il nuovo Statuto prevede infatti due vice presidenti). Consigliere federale già nei primi anni settanta, ha collezionato circa 25 anni nel ruolo, periodo che, aggiunto agli anni in cui ha ricoperto la carica di presidente del Comitato regionale del Piemonte, testimonia ampiamente della sua esperienza ai vertici dirigenziali. Con la precedente presidenza Zichichi è divenuto responsabile dell'amministrazione e della segreteria federale, ruolo che continuerà a ricoprire per il prossimo quadriennio.

Dulcis in fundo, il nostro direttore tecnico Roberto Rivello ha avuto l'incarico, per ora ufficioso, di coordinatore dei presidenti dei Comitati Regionali.

Una giornata felice per la nostra società e, speriamo, per gli scacchisti torinesi tutti.

Un altro «torinese» ha avuto un simpatico riconoscimento. Trattasi del presidente della Fiat avv. Paolo Fresco che è stato acclamato «socio onorario» della Federazione, unitamente ad alcuni altri protagonisti di Scaccomatto 2000.

Ma torniamo alle novità federali. Innanzi tutto con le elezioni alle funzioni centrali si è proceduto a scegliere dirigenti che resteranno in carica quattro anni ( per un intero ciclo olimpico) e non due come in precedenza. In secondo luogo il Consiglio Direttivo diviene espressione non solo delle società ma anche dei giocatori (atleti) e degli istruttori (tecnici), entità chiamate a designare rispettivamente sette nominativi, due nominativi ed un nominativo, presentatisi in liste separate e scelti dagli elettori di pertinenza. Il CONI stesso, per volontà del ministero competente, vede il suo governo composto da un 20% di atleti e da un 10% di tecnici, limitando il peso elettorale dei club ad un 70% complessivo del consesso.

La novità però più innovativa è stata l'abolizione del peso elettorale dei grandi circoli. Mentre in passato esisteva il voto plurimo in virtù del quale i club si vedevano assegnare una scheda ogni dieci tesserati, da oggi e per il futuro tutti, grandi e piccoli, hanno diritto ad un solo voto. Nel nostro settore la norma fa certamente storcere il naso a chi, come la Torinese, conta su parecchie decine di tesserati di varie categorie, di una sede prestigiosa e di proprietà, di una capacità organizzativa e propositiva unica in Italia. Club con il minimo di 10 tesserati (e ce ne sono molti), senza sede fissa, con attività ridotta al lumicino, hanno lo stesso peso elettorale. Se sul piano della democrazia pura il concetto può essere accolto, sul piano pratico l'ottica completamente diversa con cui si vedono, si vivono e si affrontano le situazioni porta a potenziali distorcimenti nelle scelte dei dirigenti centrali.

Ciò detto, torniamo alla cronaca. Motivo di gravissima preoccupazione era la norma che prevede, per la validità dell'assemblea elettorale, la presenza del 50% più 1 degli aventi diritto. Se si tiene conto che ai circa 320 circoli in regola andavano aggiunti 106 fra giocatori ed istruttori (categorie per di più senza possibilità di delega) , il quorum richiesto superava ampiamente i 200 votanti, cifra mai neppure sognata in passate edizioni. Una capillare opera di persuasione e la concessione di rimborsi spese da parte della Federazione ai delegati intervenuti da fuori Milano ha contribuito a soddisfare all'obbligo statutario non derogabile. Il presidente uscente, Alvise Zichichi di Roma, è stato confermato nella carica per acclamazione in assenza di altri pretendenti all'onore ed all'onere della presidenza.

Dovendo procedere alla scelta dei dieci consiglieri, si è proceduto per elezioni successive. Gli istruttori hanno scelto Antonio Rosino di Venezia, i giocatori Adolivio Capece di Milano e Valerio Luciani di Verona (escludendo il campione italiano Ennio Arlandi uomo di punta della nostra nazionale), i club infine nominavano nell'ordine Marcello Perrone di Brindisi, Laura Albarella di Salerno, Giuseppe Campioli di Mantova, Giuseppe Lamonica di Messina, Bruno Manzardo di Torino, Italo Ginevrini di Trento e Francesco Gabassi di Udine.

Il collegio sindacale risultava composto dal presidente Massimilano Lucaroni di Roma e dai sindaci effettivi Cinzio Boscolo di Torino e Stefano Grimaldi di Pordenone.

Successivamente gli undici membri del Consiglio Direttivo nazionale procedevano alla elezione dei due vicepresidenti , scelti a loro interno, e dei membri del Consiglio di Presidenza (organo ristretto di governo della Federazione).

Risultavano eletti vicepresidenti Giuseppe Lamonica di Messina e Bruno Manzardo di Torino. Il Consiglio di presidenza risulta composto da Alvise Zichichi, Giuseppe Lamonica, Bruno Manzardo, Antonio Rosino, Adolivio Capece.

 

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