Primo Salone della Musica
Torino, Lingotto Fiere, 10 - 15 ottobre 1996

Se mettiamo le parole in musica

(parte seconda, con piccola - forse unica - variazione)

Scopriremo prima o poi che anche le canzonette hanno il loro posto nella Storia (non solo della Musica, ma addirittura dell’Italia tutta)? Piero Cudini, docente alla Scuola Normale di Pisa, approda a una Storia della Letteratura Italiana che fa delle canzonette non solo un simpatico condimento, ma una chiave di lettura. E questa situazione, che può dare qualche giustificato senso di vertigine, diventa punto di partenza per un libero dialogo a quattro tra il citato Piero Cudini, Berniamino Placido, Ugo Castagnotto, ed Enzo Restagno. Tra i ricordi di canzoni trasmesse dall’EIAR, ma anche sulle note degli ultimi dischi di De Andrè, di Mina, su qualche vecchio successo di Battiato, di Gino Paoli e Giorgio Gaber, scopriamo un senso profondo in "Papaveri e papere", il futurismo marinettiano in "Ba, ba, baciami piccina", movenze politicheggianti in Natalino Otto.
Al di là di quello che potrebbe sembrare un tentativo eccentrico (e non lo è), la consapevolezza di poter leggere attraverso le canzoni d’autore, e la musica di consumo in genere, un panorama ben definito di un’epoca, dei suoi interrogativi, delle sue aspirazioni, è cosa assodata da autorevoli studi. D’altro canto, trovare il lato poetico delle canzoni significa riconoscere l’importanza di un fatto musicale al di là di un’ormai superata suddivisione per generi, che volendo distinguere ogni cosa secondo un sistema di livelli, si lascia alle spalle molti spunti interessanti, su cui varrebbe la pena di sprecare qualche pensiero in più.
Si prospetta un Premio Nobel a Bob Dylan? Cudini si augura di sì.

Torino, 10 ottobre 1996


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