Primo Salone della Musica
Torino, Lingotto Fiere, 10 - 15 ottobre 1996

Se mettiamo la musica in parole

(parte prima, dalla Sala Madrid ore 18.00)

" Ma come si fa a leggerlo? " è la domanda - provocazione di Beniamino Placido a Enzo Restagno. Il tema è Joyce, il suo Ulysses, il linguaggio che, dopo capolavori di maggior trasparenza, si fa improvvisamente oscuro e pieno di misteri. La lettura dell’undicesimo capitolo è condotta attraverso la filtrazione musicale dell’Omaggio a Joyce, interpretato della voce di Cathy Berberian e frantumato dall’elaborazione in studio di Luciano Berio.
La costruzione del testo è già sulla pagina stampata un’esperienza fonica: la consapevolezza dell’insufficienza del linguaggio, a mano a mano che si evolve storicamente, spinge Joyce a cercare un’espressività primitiva, verbalmente gestuale, attraverso una vera e propria regressione allo stato fetale della parola. Berio coglie ed esaspera il valore puramente sonoro di questo testo facendolo prima "recitare" alla cantante, e poi sottoponendo la registrazione magnetica ad una serie di "tagli" e di "incollature" (... proprio fatti con forbici e nastro adesivo) sovrapposti ad alcune risonanze elettroniche. Ci si pone così su un piano interpretativo che resta nel pieno delle scelte espressive dell’autore, e porta alle estreme conseguenze la ricerca di efficacia linguistica condotta da Joyce con particolare intensità. L’analisi si approfondisce attraverso l’identificazione acustica dei personaggi presenti in questo momento del romanzo (le due bariste e Bloom) con le due principali componenti della forma musicale più nobile e complicata: la fuga. Scopriamo così che Joyce non solo si serviva delle parole come materiale sonoro, ma che addirittura progettava e scriveva le sue pagine come una partitura.
All’ascolto della voce di Cathy Berberian, portata come esempio da Restagno, Placido risponde facendo ascoltare Mina ("E se domani"), esempio del canto sirenico che voleva essere, attraverso Joyce, il tema portante dell’incontro.

Piccolo appunto salonistico dedicato agli appassionati di musica contemporanea

In Salone è stato ricostruito il famoso (e storico) Studio di fonologia della Rai di Milano in cui lavorarono Luciano Berio e Bruno Maderna. Archeologia tecnologica, si sa. Ma provate a pensare che cosa è nato da quei registratori e da quei filtri...
Luciano Berio interverrà al Premio Letterario Massimo Mila (domenica 13, sala Berlino ore 12).

Torino, 10 ottobre 1996


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