Primo Salone della Musica
Torino, Lingotto Fiere, 10 - 15 ottobre 1996

C'è un Elvis da queste parti? Sì, è qui, anzi, è appena passato

Mettere Elvis Presley al centro del Primo Salone della Musica non significa solo dedicarsi ad un mito consolidato. In Auditorium è avvenuto un vero e proprio incontro tra la musica colta e ciò che si conosce come musica popolare. In molte situazioni di questo Salone è stato ribadito che bisogna andare al di là di una suddivisione per generi, che ormai non ha più nulla da dire. Lo spazio espositivo è già una dimostrazione di ciò: ogni suono trova il suo spazio, e ogni visitatore è chiamato a cercare quello che è più vicino alla propria identità artistica.

La presenza "in parallelo" di Michael Daugherty e di Luciano Liguabue, (rappresentanti delle due sfere compositive), di Enzo Restagno e di Riccardo Bertoncelli (per la parte critica), con lo sguardo attento di Beniamino Placido ha unito sotto il segno di Elvis l’idea di mito e di "mistica permanenza" nel mondo dell’arte. Non si tratta di scoprire se Elvis sia vivo o no. Né è l’occasione per tracciarne un ritratto morale o classicamente biografico. La persistenza della sua immagine, come ha spiegato Furio Colombo, va ben oltre la semplice passione per un cantante, è un fattore culturale. Restagno incalza ulteriormente nel sottolineare come un mito sia innanzitutto un motore di energie. E questa energia primitiva, da povero, oltre ad identificare un’epoca e una classe sociale ("È una voce nera diventata bianca", dice Colombo) ha portato con sé spunti musicali che possono essere riletti secondo altri punti di vista. È pienamente giustificata, quindi, la presenza di Michael Daugherty, che affascinato come tanti altri da questo caso storico ha scritto Elvis everywhere per Quartetto d’archi e nastro magnetico. L’esecuzione del Quartetto Borciani è stato uno dei documenti che hanno dato concretezza musicale alle parole del palcoscenico. Luciano Ligabue, svestitosi dei panni cantautorali, è stato fedele al carattere di Convegno in cui sedeva come relatore: la propria presenza è contributo per qualcosa che supera la sua esperienza artistica. Può essere motivo ispiratore, punto di riferimento, nostalgia o altro ancora. L’importante, tutto sommato, è che "Elvis is here", Elvis è qui o, meglio ancora Elvis has just left the building: se n’è andato, ma ha lasciato dietro di sé inconfondibili tracce.

Torino, 13 ottobre 1996


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