Prefazione di
Martino Ragusa
In queste pagine vi saranno dati consigli preziosi per la vostra alimentazione. Senza voler contraddire quanto leggerete, ma con l’innocente desiderio di integrare le dotte informazioni che vi verranno date, io vi consiglio: mangiate quello che vi pare, provate ad ascoltare i desideri della vostra gola. Sì, proprio lei, la terribile gola, madre di tutte le diete, responsabile di quei maledetti chili di ciccia e milligrammi di colesterolo sempre in eccesso. Un’esortazione inconsciente, direte. Ormai è risaputo che per le nostre latitudini opulente la gola è una specie di killer responsabile di accidenti di tutti i tipi, soprattutto fisici, ma anche psicologici. Non è vero che i grassi sono felici, chi lo afferma dovrebbe spiegare il business astronomico fondato sul mito della linea snella e del colesterolo basso.
Pericolosa, la gola. Sempre vogliosa di calorie proibite, incosciente, masochista e depravata. Perché, dunque, andarla a provocare? In fondo, se chiedi a un bambino, che è puro desiderio, cosa vuole veramente per pranzo è probabile che risponda “gelato, caramelle e chewing gum”. Se doveste rispondere alla stessa domanda, a condizione di dire la pura verità, probabilmente direste: “Fagioli con le cotiche, cotolette fritte e vagoni di dolci carichi di crema, panna e zabaione”.
Il senso di colpa sarebbe immediato da dover essere subito purificato dal più insapore dei formaggini light, dalla più innocente delle insalatine, dal più integrale e cattivo dei biscotti dietetici.
Guai a trasferire il cibo dal territorio del dovere a quello del piacere, sarebbe come affidare la gestione di una pasticceria a un bambino. Torna la metafora del bimbo, ma sono convinto che il nostro istinto di nutrizione, come tutti gli istinti, abbia i pregi e i difetti dell’infanzia. È incosciente e innocente, naturale e smodato.
Non bisogna essere grandi educatori per sapere che l’atteggiamento pedagogico migliore con i bambini è quello della saggia equidistanza tra gli eccessi del permissivismo e l’autoritarismo ottuso. Perché non adottare lo stesso atteggiamento con il nostro puro desiderio di cibo, che è infantile e smodato? Perché non provare a cimentarci con qualche concessione, sfidando l’informazione terrorista che ci vorrebbe alimentati di roba talmente “sana” da essere fatalmente cattiva, se non altro per la monotonia?
Facciamola, qualche trasgressione. Proviamo ad accontentare, almeno ogni tanto, questo bimbo goloso che è dentro di noi. Magari nel frattempo, da bravi genitori, potremo approfittarne per educarlo.
Se, per esempio, in questo momento chiedessi alla mia parte bambina e golosa di cosa ha voglia risponderebbe: un bel fritto misto. Gli direi: “una volta tanto si può fare. Ti posso accontentare, ma a qualche condizione”. Non si dice forse così ai bambini?
La prima condizione è che il grasso utilizzato sarà olio extra vergine di oliva, da usare in abbondanza e per una sola volta, così il fritto sarà più sano, più leggero e addirittura più buono e croccante. Costa troppo? Basta rinunciare a qualcos’altro di meno importante, con l’equivalente del conto di una cena al ristorante ci si paga una dozzina di fritti casalinghi. Altra condizione: il fritto non sarà di sola carne, ma anche di verdure. Melanzane e carciofi impanati, zucchini e fiori di zucca impastellati sono eccellenti. Fare la pastella è difficile? È un luogo comune. È semplice farina impastata con latte fino a ottenere un composto cremoso. Se all’inesperto viene qualche grumo, basta che passi la pastella attraverso un colino.
Lo stesso vale per il ragù. Chi l’ha detto che deve essere per forza pesante? È sufficiente liberarlo dell’eccesso di grassi e di molti luoghi comuni perché si alleggerisca fino a diventare nocivo come una bistecca ai ferri. Via il grasso visibile dalla carne di manzo, no alla pancetta e sì al prosciutto magro a dadini, un pezzo di lombo di maiale tritato (non è affatto grasso) e il ragù può entrare tranquillamente nella nostra dieta salutista al semplice prezzo di un po’ di pazienza e un po’ di tempo che si può per altro recuperare; basta prepararne una quantità superflua e congelare l’eccedenza seguendo le buone regole della congelazione domestica.
Lo stesso discorso si può applicare a qualsiasi preparazione ipercalorica, purché sia preparata evitando procedure ormai “troppo tradizionali”, cioè pesanti (non dimentichiamo che una volta si friggeva con lo strutto). Umidi, timballi, pasticci e dolci possono diventare accessibili a tutte le linee e tutte le colesterolemie dopo che sono stati “alleggeriti” con manovre sagge e equilibrate, rispettose sia della tradizione che delle nostre attuali esigenze.
Una volta rieducato e libero da coercizioni disumane, sarà il nostro stesso gusto a chiederci di alternare il fritto alle verdure crude, il dolce a un vasetto di yogurt, il ragù a una crudaiola di pomodoro e basilico. Buon appetito.