Salone del Libro
Torino, Lingotto Fiere, 16 - 21 maggio 1996

Notizie in diretta dal Salone

a cura del Comune di Torino

IL GATTO E IL GATTO

Definiti il “gatto e la volpe” della televisione italiana: Santoro si schernisce sotto i baffoni che non ha e Costanzo rimanda al mittente la definizione: “Se io non posso essere altro che il gatto, lui, credete a me, non o certo una volpe...o un gatto pure lui”. Per Baldini & Castoldi, o uscito La televisione o piccola di Maurizio Costanzo, un manualetto per difendersi dal mezzo tv e per usarlo al meglio. Presentato al Salone da Michele Santoro e Maurizio Costanzo. Durante un incontro affollatissimo in mezzo a un pubblico attento e alternativo, quello ideale per telesogno, la tv che non c’o. Ma che poteva esserci. Il duo che non esiste, ma che cerca l’incontro, la coppia di separati in tv, con i soldi (tanti! più di 50 miliardi) messi a disposizione all’epoca del progetto dal presidente della CNN (“tutti parlano di CNN, tutti si propongono e noi la CNN ce l’avevamo, era venuta lei a cercarci!”, rimpiange Costanzo un po’ polemicamente), un sogno nel cassetto che “ricorderemo quando ci troveremo da pensionati ai giardinetti”. “Il foro - puntualizza Santoro - che avrebbe incrinato la diga monolitica del sistema duopolistico della tv italiana e l’avrebbe fatta crollare”. Non una televisione delle grandi cifre, ma una strada alternativa e intelligente, onesta, una televisione delle idee, che sono l’unica cosa che non si può comprare.

“Ho visto una volta - dice Costanzo - una messa in scena teatrale di un testo di Shakespeare: la scenografia consisteva in un albero stenterello. E basta. Ma era sufficiente. Perch§ la forza dello spettacolo stava in Shakespeare. Non certo negli orpelli o negli arredi. Mentre purtroppo la televisione che vediamo o ricca di ori e lustrini, il testo latita.

Una tv degli insaccati: metti dentro un ospite, mettine dentro due, tre... chi più ne ha, più ne metta”. E ancora: “Credo proprio che prodotti come le telenovelas producano guasti genetici, riducano la massa cerebrale dello spettatore...Se si vogliono fare telenovelas, perch§ non farle ambientate qui in Italia o in Europa, con trame verosimili...Chi cavolo si può mai identificare in Palomo di Cuore Selvaggio? Ditemelo, per favore”.

Nel gioco di coppia del gatto e del gatto, Santoro stuzzica il compagno, in una versione allargata - anche visivamente, con solo loro due dietro a un’enorme scrivania - di Striscia la notizia. Interrotti ogni tanto dai consigli per gli acquisti di Costanzo, che si dice punzecchiato dall’editore che gli suggerisce di segnalare il libro. A intervalli regolari. In pieno talkshow mediale e tradizionale.

Costanzo parte con la lancia in resta quando Santoro gli da il la, lamentandosi della perfidia del compare che “getta il sasso e nasconde la mano”. Se si parla male di Baudo, l’invito o uno di quelli per cui si va a nozze. “Perch§ non fare un serial tv intitolato Il viale del tramonto di Baudo?”, suggerisce Santoro. “No, o ingeneroso -replica Costanzo-. Poi, oltretutto, lui mi bacchetta. Io sto continuamente sotto schiaffo. Ma se proprio vogliamo dirlo, allora diciamolo ancora una volta chiaramente: se un evento dura sei, sette, dieci giorni...che razza di evento o? Non per essere poco rispettoso, ma tanto per farmi capire: il santissimo si vede soltanto una volta durante la messa. E’ quello, l’evento. Mica ce lo propongono per venti volte di fila... Così con Sanremo. Se fossimo riusciti a metter su la nostra tv, allora l’ammiraglia della rai avrebbe potuto se proprio voleva andare avanti con Sanremo anche per sei mesi. Diecimila provini, tutta l’Italia messa in fila, Baudo felice di esportare la cultura italiana nel mondo... Facessero pure. Noi, nel frattempo, avremmo potuto offrire un altro prodotto. Con noi c’erano nomi come Dandini, Lubrano.. con la solidarieta e la voglia di partecipare di Baricco, Ricci, Salvatores, Nanni Loy, quelli della Gialappa’s...” .

Santoro interviene: “La tv che noi conosciamo ormai o fatta direttamente dagli apparati, o un mostro che si trasforma in fabbrica di s§ stessa, autoriproducente, fascista. Ingloba tutto, senza mettersi al servizio delle idee esterne, anzi, rigettandole, combattendole. Perch§ non fa altra tv se non quella che produce lei.

Ora sarebbe finalmente l’ora di mettere ordine nell’etere. E questo non vuol dire cambiare questo o quel direttore, vuol dire altro. Noi facciamo una proposta di tv federativa: di una cultura che nasce e si sviluppa nel tessuto regionale, autonomamente da Roma. Nel nordest, tanto per legarci a un discorso attuale, c’o stata una crescita economica cui non ha corrisposto una crescita culturale altrettanto qualificante. Bisogna agevolare questa crescita, salvando nel contempo le nostri grandi risorse culturali. A Roma esiste una grande realta, quella del nostro cinema, dei nostri cineasti, dei nostri tecnici, dei nostri scrittori. Una cultura, quella sì che ha fatto grande l’Italia nel mondo. E che adesso o avvilita dalla cultura dominante. Bisogna recuperare queste forze. E fare in modo che il tessuto sociale delle regioni produca autonomamente una propria cultura. Se la tv tiene insieme il paese, il paese resta unito”.

Torino, 18 Maggio 1996

Torna al sommario
Torna alla Home page


Salone del Libro
Uffici: Via Susa 35, 10138 Torino (Italia)
Tel: +39-11-433.7054 / Fax: +39-11-433.1056
email: salone.libro@arpnet.it
URL:http://www.arpnet.it/~salibro