Salone del Libro
Torino, Lingotto Fiere, 16 - 21 maggio 1996

Notizie in diretta dal Salone

a cura del Comune di Torino

IL GRANDE LAGO MEDITERRANEO

Culture e paesi musulmani si affacciano sul Mediterraneo. Dal Marocco al Libano, dalla Sicilia all’Andalusia. Per I saperi del femminile a cura della Fondazione Laboratorio Mediterraneo, un incontro per andare alla ricerca delle fonti del nostro sapere, di come in quest’area tanto geografica quanto mentale la donna abbia vissuto e sia stata vissuta. Dall’uomo, dalla cultura, dalla societa. Figure di donne forti nella Sicilia di Vincenzo Consolo, dopo il fatalismo senza speranza di un Verga che traccia la via del fato, un mondo di predestinazione e destino ineluttabile che si riallaccia alla tradizione araba del mektup, del “ciò che o detto, o detto”. Tradizioni che si intrecciano nell’Andalusia di Marina Cepeda Fuentes che ricorda come la sua regione sia stata “araba per otto secoli” e di come lei, in “Le tre facce della luna”, abbia inseguito i modelli e gli archetipi che presiedono al nostro immaginario, con il mito lunare che traccia le sue coordinate nel mondo mediterraneo: “Più un paese o solare, più sembra abbia bisogno dell’immagine della luna”. Tahar BenJelloun insiste sul fatto che bisogna cambiare le mentalita. Ci sono associazioni femminili in Marocco che, per la prima volta nella sua storia, denunciano le molestie sessuali. Il primo processo di questo tipo ha avuto nei mass media un impatto fortissimo. Con un processo in forma teatrale che si o svolto l’8 marzo contro l’istituzione del ripudio. Younis Tawfik che, quando per la prima volta ha letto Verga in italiano dichiara di aver trovato in quell’universo gran parte del proprio mondo, propone una lettura di una serie di giovani autrici arabe che affrontano il problema in prima persona. Tacciate di protagonismo dalla vecchia critica maschile che non accetta il loro modo di porsi, accusandole di protagonismo e narcisismo. La più applaudita o stata la scrittrice algerina Assia Djebar. Che ha attaccato lo schematismo grossolano con cui l’Europa e l’occidente in generale leggono il fenomeno dell’integralismo islamico come pure, con rozzezza viene interpretata la cultura araba nella sua integrita. Con il suo lavoro, Djebar viveva una volta -come in una favola- chiusa in una torre d’avorio. Protetta.
Sono state le elezioni del ‘91, vinte dagli integralisti e messe in naftalina dall’esercito, che l’hanno riportata nel sociale. A vivere purtroppo fuori dall’Algeria. Perch§ non si può sostenere un regime come quello militare: “Io guardo ai fatti -dice-. Una situazione come quella algerina ha portato finora a oltre 50.000 morti. Moltissime le donne che sono state eliminate. Insegnanti, intellettuali, quadri del paese. Una realta, quella dei quadri femminili, misconosciuta in occidente, dove passa l’immagine di una donna algerina tornata ai fornelli dopo la guerra di liberazione. Mentre nei paesi musulmani il pubblico televisivo si rivolge alle tv europee, l’Europa non vuole sapere nulla della nostra cultura.
Ricordo quando, anni fa, dai paesi occidentali venivano le donne della cooperazione internazionale per insegnare nelle nostre citta: pochissime di loro si impegnavano a imparare la nostra lingua. Nessuna partecipava alla nostra vita sociale. Partivano dopo tre anni tutte soddisfatte di aver riversato il loro sapere nei loro corsi, ma da noi non avevano voluto imparare niente. Ora si parla comunque dell’Algeria e della situazione della donna da noi. Ma nessuno si interrroga o si o mai interrogato sulla posizione della donna in Arabia Saudita. Forse i petrodollari sono qualcosa di più importante, evidentemente. Come nessuno si chiede di come vivano le donne in Iran o in Iraq, dove la merce di scambio torna di nuovo a essere il petrolio”.

Torino, 18 Maggio 1996

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