SILICON VILLAGE/ SCIENZA E TECNOLOGIA

 

"Ebrezza da Profondità"

 

"Ebbrezza da profondità" : è questo il termine col quale si identifica uno dei più pericolosi effetti prodotti dall’azoto ad alta pressione, contenuto nelle miscele respiratorie per immersioni subacquee. Tecnicamente si definisce narcosi ed è paragonabile all’intossicazione indotta dall’alcool. Venne scoperta non appena la tecnologia dell’immersione con autorespiratori ad aria compressa permise di avventurarsi sott’acqua fino a raggiungere profondità superiori ai 40 metri.

Alla fine degli anni trenta la US Navy modificò le miscele respiratorie per le immersioni profonde, sperimentando la sostituzione dell’azoto con elio, gas che induce meno narcosi ; l’espediente ebbe un tale successo che, per un certo periodo, si pensò che non ci sarebbero più stati limiti alle immersioni profonde. Negli anni sessanta, però, venne scoperto un nuovo ostacolo : a circa 150 metri di profondità si manifestava la sindrome nervosa ad alta pressione.

Tale patologia presenta sintomi quasi opposti a quelli prodotti da narcosi  da azoto e sono tanto più gravi quanto più profonda è l’immersione e rapida la compressione ; si presentano ad alta pressione e producono tremori, vomito, vertigini, affaticamento, sonnolenza, crampi allo stomaco, scatti mioclonici, sonno disturbato da incubi, prestazioni intellettive ridotte e cambiamento nell’attività elettrica cerebrale, quali aumento delle onde lente e 'microsonno', durante il quale il subacqueo rimane cosciente solo se la sua attenzione viene impegnata in qualche modo.

Alla fine degli anni sessanta vennero condotti esperimenti volti a comprendere quali effetti potessero essere indotti da alcuni gas non narcotici, come elio e neon, e da gas narcotici, sulle membrane cellulari nervose. Si arrivò alla conclusione che, mentre i gas narcotici causano una diminuzione della tensione superficiale delle membrane lipidiche, i gas non narcotici inducono l’effetto opposto.

Si ipotizzò quindi, che la sindrome nervosa da alta pressione o la narcosi potessero essere evitate con l’aggiunta di un 5-10 per cento di azoto in una miscela di elio ed ossigeno.

Nei primi anni settanta, presso la Duke University Medical Center fu sperimentata questa nuova miscela di tre gas che sembrò dare risultati soddisfacenti. Nel 1981 mediante nuove camere iperbariche, alcuni subacquei furono portati a pressioni equivalenti a profondità comprese tra 460 e 686 metri, ma se la velocità di compressione era elevata si manifestavano ancora lievi sintomi, inoltre l’alta densità della miscela rendeva difficile la respirazione.

Per eliminare i problemi legati alla densità del gas si tentò di sostituire l’azoto con l’idrogeno che ha una densità pari alla metà di quella dell’elio. In tal caso l’idrogeno risultava ancora debolmente narcotico e con tale miscela si verificarono ancora sporadici effetti debilitanti.

La strada da seguire sembrava però quella giusta e, nel 1989 si sperimentò una miscela di ossigeno all’uno per cento in uguali proporzioni di idrogeno ed elio che condusse ad un apprezzabile successo in un’immersione oceanica alla profondità massima di 534 metri. In seguito lo stesso tipo di miscela fu utilizzata nel 1993 in un’immersione simulata in camera iperbarica che permise di raggiungere una pressione equivalente alla profondità di 700 metri facendo stabilire l’attuale record mondiale.(Tratto da un articolo de "LE SCIENZE" traduzione italiana di "Scentific American" n° 336 Agosto 1996)

 

(Luigi Panarace)