Da Venezia con furore...

CAPUANO E MAZZACURATI,
ITALIANI IN CONCORSO

Arriva "Bambola", fischi e commenti da stadio per Valeria Marini

Due, quest'anno, i film italiani della sezione concorso: "Vesna va veloce" di Carlo Mazzacurati e "Pianese Nunzio, 14 anni a maggio", del partenopeo Antonio Capuano.

  • Vesna, le bella e giobvane Tereza Zajickova, è una giovane cèca, alla quale, una volta fuggita e rimasta sola e senza un soldo nella fredda Trieste, non resta che praticare il mestiere più vecchio del mondo. Antonio Albanese, che interpreta Antonio, muratore di Rimini, dove Vesna giunge in autostop, tenta di proteggerla e aiutarla, finendo per innamorarsene. Entrambe i protagonisti rendono il dovuto onore ai loro ruoli e alla regia di Mazzacurati, forse più apprezzabiule ne "Il Toro", ma il film sembre non parlare di molto altro se non di se' stesso, con una storia non nuova e un finale aperto a simbolismi e interpretazioni libere.

Osa di più e si spinge su temi spinosi "Pianese Nunzio", dove Fabrizio Bentivoglio, di cui Venezia ci ha offerto anche una curiosa versione di malavitoso italo-americano nel film di Merendino "Livers ain't cheap", è Don Borrelli, prete anticamorra, impegnato in un quotidiano napoletano non privo di spine; Emanuele Gargiulo è il piccolo Nunzio, adolescente sensibile e chiuso, di cui Don Borrelli è amico ed educatore, nonchè innamorato. Un film che non parla propriamente ne' di camorra ne' di pedofilia, ma che si serve di entrambi gli argomenti per compiere un ritratto deciso e colorito, complice il ritmo tribale e sanguigno degli Alma Megretta, della Napoli contemporanea, senza privarla ne' dei suoi riti ne' dei suoi scempi.

E, fra le produzioni italiane, non potremmo mancare di segnalare l'attesissima fatica di Bigas Luna, "Bambola", che vede per protagonista la chiaccheratissima Valeria Marini. Il film, però, fortunatamente, non appartiene alla sezione concorso, ma alle Notti Veneziane, che, probabilmente, nelle attese di regista e protagonista avrebbero dovuto risultarne quento meno turbate. Una previsione che, in efetti, non si è allontanata molto dalla realtà, ma per motivi tutt'altro che gloriosi. Preceduto da una gran bagarre scandalistico-pubblicitaria, che si è divisa fra le polemiche su presunti tagli di alcune scene pretesi dalla Marini e conferenze stampa a sorpresa, il film di certo ha di molto giovato all'umore del pèublico veneziano che si è potuto godere la visione della pellicola che più di tute ha fatto "caso" a Venezia, tanto "Bambola" riesce a travalicare ogni definizione di genere per collocarsi nel più grottesco anfratto del concetto universale di "brutto". La storia, se di questa si può parlare, narra di una bella e procace ragazzona della bassa padana divisa fra ristorante, anguille e innamorato avanzo di galera, che, rilasciato niente meno che per buona condotta dopo averla stuprata fra le mura della prigione, si installa a casa di Bambola e caccia a fucilate Flavio, fratello della ragazza, al quale occorrè circa un'ora e un quarto di film per decidere sul da farsi.

COMICI O EPICI, PIACCIONO I FILM DELLE NOTTI VENEZIANE

E' l'evento, il film colossale di questa mostra: Independence Day è uno di quei film per cui non si fanno semplici campagne promozionali, ma per cui la Twenty Century Fox ha inscenato, all'uscita nelle sale americane, un mezzo disastro planetario per ricostruire una convincente simulazione di quanto accade nel film. Ovvero, di tutto. Il cast? Eccolo: Bill Pullman, serafico Presidente degli Stati Uniti d'America, Will Smith (osannato Pricipe di Bel Air televisivo), inarrestabile capitano dei Marines, capace di stendere il malefico e gigantesco alieno con un pugno in piena faccia (si fa per dire), Jeff Goldblum, genio incompreso del computer che salva l'umanità per puro caso, Mary Mc Donnel e Judd Hirsch, mogli rispettivamente del Presidente e del Marine, sopravvissute pressochè uniche al disastro che, guardacaso, si incontrano nel deserto e si tengono compagnia in attesa dell'arrivo degli eroi.

Non un clichè da americanata, ma tutti i clichè dell'americanata tipo, non un'ovvietà, ma tutte le ovvietà possibili che possono verificarsi in un film che parla di un'invasione di extraterrestri, non un'assurdità, ma tutte le assurdità immaginabili lungo lo snodarsi della trama: eppure Roland Emmerich (Stargate nel '94), firma un film appassionante, divertente, esagerato, lunghissimo ma che dopo due ore e mezzo si lascerebbe guardare ancora: un film dunque perfettamente americano, ma non così pesantemente patriottico come a qualcuno è sembrato. Se la cava bene con gli effetti speciali anche Frighteners, del neozelandese Peter Jackson (autore,fra l'altro, con Costa Botes, di una delle pellicole più apprezzate della Mostra, Forgotten Silver), con Michael J.Fox protagonista, già allenato alle storie fantastiche con i suoi vari Ritorno al Futuro. Una via di mezzo fra Ghost, Casper e, appunto, Ritorno al Futuro, il film è sapientemente orchestrato e abilmente gestito fra elementi thriller e fantastici, con una certa vena sentimentale che lo rende anor più accattivante.

Trama semplice e un tantino deja vu per Multiplicity, di Harold Ramis, con un Michael Keaton quettro volte divertente e una bella e brava Andie McDowell. Il film parla di sdoppiture, quadruplicature , ma la vera colonna portante è la bravura di Keaton, che fra performances mimiche di tutto rispetto e dialoghi esilaranti strppa sonore risate per tutte le due ore di durata del film. Fra i buoni sentimenti, l'orgoglio e la tenacia sportiva di True Blue, storia vera di una squadra di caniottaggio della Oxford Univesity, e la sensualità perversa dello splendido Bound, non si ritaglia una grande posizione Last Man Standing, di Walter Hill (Johnny il Bello, Ancora 48 ore, Geronimo), dove la bravura di Bruce Willis e Christopher Walken viene sacrificata da un eccessivo fragore di sparatorie texane e una semi-assenza di dialoghi, voluta, ma ugualmente eccessiva.