di Gabriella
Ravizzotti

VENEZIA 96


Vale la pena passare dieci giorni trascinati in mezzo a lunghe code fuori dalle sale di proiezione, costretti a saltare il pasto, per finire a dormire poco più di cinque ore per notte, e tutto questo in nome del cinema? Se i giorni in questione sono quelli della Mostra di Venezia e si ama il cinema la risposta è sì. Perché al di là delle immancabili polemiche, delle defezioni, delle promesse disattese, trovarsi al Lido per l’occasione significa vivere di sole immagini cinematografiche per quasi due settimane, in un tour de force di films, conferenze, e incontri con addetti ai lavori. Alla fine poi non mancano mai i bilanci e i commenti. Doveva vincere Abel Ferrara? Che senso ha dare un premio come migliore attrice ad una bambina di quattro anni ? Chi lo dice che un filmone idiota come “Independence Day” debba per forza piacere a noi italiani ? E sembra davvero che per dieci giorni il mondo non sia altro che quello in celluloide, con le sue storie e disavventure, i registi e i loro “capolavori”, gli attori e le loro frustrazioni, i produttori e le loro vite appese ad un filo, con il pubblico pronto a tendere loro una mano, o a decretarne il flop. Ma a distanza di mesi cosa rimane impresso nella memoria? Chi salveremmo e chi buttermmo giù dalla torre? E se provassimo con una lista?

Dieci nomi da ricordare dalla Mostra del cinema di Venezia del 1996:

1. “Swingers”, logorroica e divertente commedia indipendente. Sceneggiatura da premio, firmata dallo stesso protagonista Jon Fevrau, e solo un “piccolo” difetto: titolo italiano “I farfalloni” e distributore Cecchi Gori. Arrivo nelle sale quindi più che incerto!

2. Scott Glenn, co-protagonista nel film di Ken Loach “La canzone di Carla”, durante la conferenza stampa si commuove parlando della scena in cui racconta a Mikey (Robert Carlyle) le atrocità commesse dai Contras in Nicaragua.

3. Bernard Tapie, politico e affarista senza scrupoli francese, spiazza la critica con la sua performance nel film di Lelouch “Hommes, femmes: mode d’emploi”, e si teme un eventuale premio della giuria. Per fortuna il premio non arriva. Peccato però che lo meritasse davvero.

4. Robert De Niro: inimitabile, insuperabile ma anche e soprattutto inavvicinabile. Il genio si accompagna alla freddezza.

5. “Briganti nel tempo” di Otar Ioseliani, incompreso e ignorato. Una vergogna.

6. “Bambola” di Bigas Luna, atteso e sponsorizzato. Una vergogna.

7. Liam Neeson stoicamente presente a conferenza stampa e proiezione del film “Michael Collins”, nonostante il malore che lo costringerà ad un ricovero d’urgenza all’ospedale. Poteva starsene a casa, in fondo l’hanno fatto molti, vedi John Malkovich o Michael Keaton, però è venuto. Neil Jordan, regista del film, ringrazia: si porteranno a casa due premi, Leone d’oro e miglior attore.

8. Jean-Luc Godard, mito e genio. Più che intoccabile è incomprensibile: il suo “Forever Mozart” mette a dura prova l’ammirazione per il grande maestro.

9. “Ilona arriva con la pioggia” di Sergio Cabrera. L’ “oggetto misterioso” della 53° Mostra. La prova che nel concorso dei festival c’è sempre una presenza inspiegabile: 131 minuti di fantastico latino-americano rifatto, grottesco ridotto a barzelletta, e coerenza narrativa azzerata. Insostenibile.

10. Grande anteprima del nuovo video di Vasco Rossi. Giudizio unanime: e ci voleva Roman Polanski per fare ‘sta roba? Vasco aggiunge, per fugare ogni dubbio, che Polanski è sempre stato il suo regista preferito! Ma guarda che caso...


[Gabriella Ravizzotti]