VG-Rue Lumière

SHINE

Il solito film sul disadattato geniale prima rifiutato e poi adorato dalla società, che lo tratta comunque come un diverso? Giudicatelo voi.
Un talentuoso ragazzo australiano, David Helfgott, avviato dal padre alla musica, viene scoperto da un insegnante di pianoforte ad un concorso scolastico. Dopo le prime resistenze, il possessivo genitore affida il figlio al precettore. Il ragazzo cresce e, nonostante le violente minacce del padre, si reca a studiare in un prestigioso istituto musicale statunitense, il Royal College of Music. Qui è seguito da un illustre musicista, il quale lo istruisce ed infine aiuta a preparare un difficilissimo brano, il cosiddetto "Rach. 3", concerto per piano in Re minore di Rachmaninoff, fortemente voluto da David perché molto amato dal padre.
Dal film Al termine dell'esecuzione del brano al concorso del College, nel 1969, David crolla a terra, sfinito fisicamente e soprattutto mentalmente. Venti anni dopo David esce dall'istituto psichiatrico in cui ha vissuto da quel giorno del '69, e vive grazie alla generosità di un amico.
Una sera entra in un ristorante e, sedutosi al piano, stupisce i presenti con una imprevista esecuzione del "Volo del calabrone" di Rimsky-Korsakov. Il locale diventa il quotidiano palcoscenico di David, che, apprezzato anche per la sua stravaganza, riesce a trovare l'amore di Gillian, amica di un'amica, ed a sposarla.
Ecco David nuovamente su un vero palcoscenico, di fronte ad un vero pubblico. Gli applausi finali non possono che commuovere profondamente il pianista, che ora può ricominciare là dove aveva interrotto il suo percorso musicale e la sua vita. Il film, diretta dal giovane Scott Hicks (già autore di reportages e documentari molto apprezzati dalla critica) e magistralmente interpretato da Noah Taylor e da Geoffrey Rush -premiato con l'Oscar- nei panni rispettivamente di Helfgott giovane e adulto, oltre che da un eccezionale Armin Mueller-Stahl (lo ricorderete padre di Jessica Lange in "Music Box - Prova d'accusa"), è la storia vera di David Helfgott ma soprattutto è l'intreccio, inscindibile, di due forme d'arte molto vicine tra loro, la musica ed il cinema, accomunate dalla capacità di far provare emozioni forti.
E' questo un cinema fondato principalmente non sull'intelletto, bensì sulle emozioni e sugli oscuri meccanismi della mente umana.
La pellicola è nettamente divisa in due parti: la prima è costituita dall'intreccio tra presente e passato, in un alternarsi di tempi e luoghi ben riuscito. La seconda è la narrazione del presente del protagonista, dal momento della rinascita -il "Volo del calabrone"- all'emozionante finale, in cui il primissimo piano su Rush scuoterebbe anche il padre "cattivo".
Shine A ben guardare proprio la figura del padre è una delle più interessanti del film. Mueller-Stahl è perfetto nel dare al suo personaggio quello spessore che lo rende amato-odiato, sia dal figlio che dallo spettatore. Innanzitutto il suo -probabile- passato di deportato durante l'Olocausto, o comunque di vittima di violenze, di cui rimane traccia evidente sul suo braccio sotto forma di cicatrice (da notare il parallelismo con la menomazione al braccio del musicista insegnante di piano di David al College).
In secondo luogo la sua appartenenza al sottoproletariato, ad una umanità costretta a vivere lontano dalla propria terra (Polonia?), in una baracca separata dalle altre da un recinto di lamiera arrugginita.
In terzo luogo il desiderio di riscatto, simboleggiato dal suo gesto di coprire il buco sul bracciolo del sofà con una coperta, ma ben più visibile nella volontà di far emergere il figlio grazie alla musica, come egli stesso non era stato in grado di fare.
Tornando alla figura del protagonista, vorrei chiudere con le parole del regista: ĞLa vita e la musica di David Helfgott hanno fornito l'ispirazione per SHINE, ed il film esplora il mistero dell'eccentrica individualità di David e la sua capacità di comunicare fortemente attraverso le complesse opere di Liszt, Rachmaninoff e altriğ. Andate a vedere SHINE, perché vi emozionerà, vi rapirà e vi farà amare la musica.

In ogni caso, andate al cinema (ed ascoltate musica)!

Gianluca Matteucci