Bookville

il sobborgo letterario


Racconto

Il Viale...

di Andrea Toso


Il Viale che porta alla facoltà di Biologia, in autunno è, come tanti altri luoghi, completamente ricoperto da foglie secche, ma con la particolare differenza che qui i colori si confondono tra cielo e terra, in un caldo miscuglio di tonalità e di profumi. Profumi che investono le abitazioni tutt' intorno, gli alberi, gli stessi edifici che ospitano l' Università e anche il passeggiare quieto delle persone. Gli studenti qui si concedono lunghe passeggiate di pensiero e di riflessione, rinfrancati dal tepore di fine estate che investe l' autunno del New England, e con la mente rivolta a qualche imminente esame, oppure ai ricordi delle vacanze appena trascorse. In loro è viva la necessità di reincontrarsi, per confrontarsi e per condividere nuovamente vecchie sensazioni , sperimentandone al contempo di nuove.
Tutta questa lunga spiegazione del Viale che porta alla facoltà di Gatwick, per farvi capire che il Viale invece è lì, impassibile, e da quasi due secoli ormai guarda lo scorrere delle stagioni con sorniona consapevolezza che il futuro è solo una continua ripetizione del passato, con qualche lieve sfumatura e qualche piccolo cambiamento. E' così che un giorno, non ricordo di che mese e di che anno, Sandy McFreeman fermando l'amica del cuore sul Viale, le disse - Non trovi che sia fantastico Johnny ?- con la cicca che in bocca aveva iniziato a "danzare" da un palato all' altro nervosamente, in attesa di una risposta. - Quale Johnny ? Quello del Minnesota, la matricola?- - Si , proprio lui : è adorabile, porta i capelli come Dean Martin e ha un " di dietro" da favola!- Le due ragazze si guardarono negli occhi e si incontrarono in un "Uhhhhhh!" di approvazione che le fece ridere ed alla fine arrossire.
Johnny magari non seppe mai di avere un "di dietro da urlo", il Viale sì, ma lui non arrossì, quello non era tempo d' autunno, allora sì che sarebbe esploso in un turbinio di colori e di rosso intenso. Ma chissà come mai quel rosso infondeva malinconia e non abbastanza calore per potere riscaldare un cuore. Ci arrivava però di molto vicino. Sembrava che ogni foglia che stesse per toccare terra potesse infonderne di più, ed invece la foglia cadeva e lo sguardo che la seguiva ne rimaneva deluso e iniziava a cercarne un' altra. Ogni stagione infonde sensazioni diverse. A volte non è facile accorgersene. D' inverno una volta gli capitò d' assistere ad una buffa scena. Un anziano professore, il Dott. Rodney, uscì dalla costruzione che ospita i laboratori, nevicava, percorse affannosamente parte del Viale, ma vedendolo impraticabile per la sua Cevrolet del '53, decise di proseguire a piedi verso la strada che porta all' Osteria di Carl, ma prima di abbandonare la macchina ed il Viale, si fermò guardando in alto verso le finestre del suo ufficio. Sorrise, e lentamente allungò la mano verso il tetto della sua macchina, raccolse un po' di neve e ne fece con cura una bella palla. - Signorina Dubreker!- urlò con concitazione verso la finestra semiaperta del secondo piano.
Una voce rispose con un acuto "Siiii" dall' interno, poi la figura della segretaria, la signorina Dubreker, si sporse curiosa, dalla finestra. Non fece in tempo ad accorgersi che aveva nevicato che una palla di neve la colpì in pieno volto, sconvolgendole l'espressione ed ancor di più la posizione degli occhiali a pinza che era solita indossare. Il " furfantello", come era solita dire lei, era sparito prima che lei potesse pulire le lenti bagnate dei suoi occhiali. Provò anche a farne senza , ma vide solo un ombra allontanarsi nel bianco del cortile. - Strano- disse - mi era parsa la voce del Dottor Rodney-.
Il furfantello settantenne si era mosso velocemente, fino alla "Quercia del centenario", poi si fermò, si riaggiustò il cappotto ed il cappello e con il volto felice guardò il Viale innevato, facendo un profondo sospiro. Ah potesse parlare, quante cose ci direbbe il Viale, quante stagioni potrebbe raccontarci, quanti piccoli segreti potrebbe svelarci !

Una volta, era forse l' estate del '70 o del '71, non ricordo, sul Viale si vide la figura di un giovane ragazzo dai capelli castani e dalla carnagione chiara. Uno studente da fuori, pensò il Viale. Il ragazzo camminava con passo veloce verso l' entrata dell' aula di Fisica, in mano un grosso libro grigio e sul volto un' espressione di estrema tranquillità e sicurezza. Giunse alle scale dalle quali, nel frattempo, stava scendendo una giovane ragazza. I due fecero per concedersi a vicenda il lato da cui scendere per non scontrarsi, ma come accade in questi casi, fu un susseguirsi di movimenti verso la medesima direzione, al terzo tentativo i due si fermarono e si sorrisero divertiti. - Forse è il caso che ci mettiamo d' accordo, non pensa?- disse il ragazzo porgendo la mano ad indicare il libero passaggio. Fu un attimo. I due si guardarono e scoppiarono a ridere in modo concitato. - Non ci posso credere, Erik, ma tu qui che ci fai ?- disse la ragazza gettandosi verso un abbraccio. - Io qui ci studio, almeno ... ci provo, e tu invece, non mi dire che sei una matricola?- - Si, proprio così: matricola 6081991 , Carola Anderson dal Minnesota. Agli ordini!- e così dicendo abbozzò un saluto militaresco, per poi riesplodere a ridere, con le guancie che si facevano più rosse.
I due rimasero un attimo a guardarsi senza dire una parola, poi nell' imbarazzo, Carola sospirò un "Ti ricordi ?" e Erik rispose con un movimento affermativo della testa e con un sorriso particolare. Lo stesso sorriso che aveva sfoggiato quando si erano incontrati la prima volta. - Woodstock è ancora dentro di me, e penso lo rimarrà per sempre. Quello zaino stracolmo, le mie logore scarpe da ginnastica e quell' allegria che in seguito non ho più provato.- e così dicendo il ragazzo si era appoggiato allo scorrimano metallico della scala.- Poi c' eri tu , con la tua energia e con l' incessante voglia di conoscere gente nuova, che magari neanche parlava la tua lingua, non la finivi mai. Ti sei placata in questi anni?- - Direi di no, fa parte di me, dal Maine al Minnesota fino al New England- rispose la ragazza avvicinandosi ad Erik. In mano i libri e sul volto un' espressione malinconica , nascosta da un sorriso timido. Poi anche Erik sospirò un - Ti ricordi?-, ma il suo fu diverso, perchè sembrava rivolto a qualcosa di più intimo, di un po' più personale. Non ebbe risposta, ma i due scesero le scale e si incamminarono verso il Viale.
Il sole era sopportabile e l'estate era sul finire, e nel New England molto di più che nel New Hampshire, questo significa piogge frequenti anche se lievi. E così difatti fu. Cadde una leggera pioggia sui due che continuavano a parlarsi e a guardarsi, più a guardarsi che a parlarsi. Come se le cose che gli occhi avessero da dire fossero molto più importanti delle cose che potessero nascere dalle loro labbra. I due si erano amati , questo capì il Viale, non era del resto difficile da intuire, ma un po' di più lo era capire il perchè si fossero lasciati. Gli rispose Carola. - Ci siamo salutati come se non ci dovessimo vedere più, eppure insieme abbiamo passato la settimana più bella della nostra vita. Mah...forse è stato meglio così, i miei ricordi sono sempre con me, mi chiudo in loro, quando mi sento sola. E magari se avessimo continuato chissà...- si interruppe un attimo per guardarlo, poi riprese - Non sapevo neanche dove trovarti, non ci eravamo nanche scambiati gli indirizzi, curioso vero riincontrarsi così per caso?- - Sì, sembra la sceneggiatura di un film... adesso il protagonista dovrebbe dire: " Si, mia cara, ti ho sempre amato!" vero? Oppure: " Cara sei sempre stata nel mio cuore".Che ne dici ? Carola sorrise, si passò le mani nei capelli e ricominciò a guardarlo sorridendo. - Io ero di fretta per una lezione - disse Erik. - Ed io ero di fretta per prendere l' autobus- rispose la ragazza. - Devo prendere per forza il prossimo, però ci si potrebbe rivedere...che ne dici?- - Magari ci si potrebbe scrivere, perchè io parto sabato per Saigon, torno per l' ultima volta in Vietnam, ci starò altri tre mesi al massimo, dopo di che ci si vede senz' altro- rispose Erik. - Anche tu in Vietnam, sai... c'è anche mio fratello Johnny. Anche lui veniva qui a Gatwick. Mi spiace, ti scriverò e poi ci vedremo...peccato però !- e così dicendo si avvicinò al ragazzo, si mise un po' in punta dei piedi e gli diede un forte bacio, ed Erik non poté che rimanerne colpito. Poi scappò di corsa verso l' autobus. - Ti scrivo, questa volta lo faccio... ma come ti chiami di cognome?- -Mi chiamo Young, Erik Young , decimo reggimento artiglieria a Yon Pen, scrivimi!- non fece tempo a finire la frase che Carola già non si vedeva più, intravise dopo il suo sorriso dal finestrino aperto e la mano che lo salutava affettuosamente. Il Viale era stato testimone di mille di queste storie, alcune finivano bene, altre male, ed alcune non seppe mai come andarono a finire. Ad esempio , aveva saputo dalle parole di Carola che Johnny "Bel sedere" era stato in Vietnam. Ma seppe anche dalle chiacchere delle mille stagioni che si susseguirono, e delle mille persone che passeggiarono lungo le sue file alberate che Carola e Erik non si videro più. La sorte non fece finire la loro storia come succede nelle belle sceneggiature da film, con "E visser tutti felici e contenti...". La sorte volle invece che l' amore di quei due rimanesse l'unico nelle loro giovani vite. Il Viale sentì infatti che Erik non tornò dal Vietnam. Egli cadde durante l'ultima ritirata americana del '72, il 14 giugno. Lo riconobbero per una lettera che portava con se e mai aperta. Era indirizzata a Erik Young da Carola Anderson, Minnesota. Lei non lo seppe mai, e pochi anni dopo si sposò con un ragazzo francese conosciuto nell' autunno del 1974 a Parigi, durante una manifestazione contro il nucleare.

Una nuova vita, un' altra storia. Il Viale non si rattristì, in qualche parte del mondo, le sue storie e le sue vite si ripetono all' infinito. Cambiano le date e le stagioni, ma l' autunno rimane pigro e sonnecchioso e il suo vento soffia sul fabbricato di mattoni rossi del laboratorio di Biologia e sul Viale, dove due amiche passeggiano. Ad un tratto una indica un bel ragazzo - Guarda è Johnny, la matricola che viene dal Minnesota, quel tipo assomiglia troppo a Rupert Everett...ed ha un culetto veramente da favola!- Le foglie arrossiscono ancora sul Viale dell' Università di Gatwick...ma non è l' autunno.