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Torino, Parigi, New York, Osaka. Tapié. Un art autre. Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea Articolo di Barbara Roggero Viaggio nella Torino della Cultura PALAZZO BRICHERASIO Articolo di Annamaria Triggiani BIENNALE, VIVACE SPERANZA DI UNA NUOVA CITTA' di Barbara Sassano
Era la Biennale. Cioè la Biennale Giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo. Arrivava da Barcellona, Bologna, Salonicco, Marsiglia, Valencia, Lisbona.
Perchè non sia solo un episodio, ma l'esordio di qualcosa che, continuando, si fortifichi, è stato detto. Si penserà ad un edizione annuale solo torinese simil-Biennale, è stato deciso durante quei giorni di festa e di ottimismo.
La Biennale si è aperta il ufficialmente il 17 aprile 1997: nella notte dell'11 rischiava di bruciare per sempre il lenzuolo della Sacra Sindone nell'incendio che ha devastato parte della Cappella del Guarini, che la custodiva, e del tetto di Palazzo Reale.
Barbara Sassano DOV'ERA, COS'E' STATA, COSA ABBIAMO VISTO....Non si può dire tutto ciò che la Biennale è stata. Non si possono elencare tutti i luoghi toccati, i campi artistici scandagliati, le atmosfere respirate. Si può volare, a mo' di uccello migratore, e guardare parte di ciò che, nel cuore di un caldo aprile, ci siamo lasciati alle spalle. Sette sezioni - alcune delle quali proseguono la loro programmazione fino all'11 maggio - per seicento artisti di venti Paesi del Mediterraneo. Una grande area urbana riscoperta: la Cavallerizza. Struttura integrante del complesso di Palazzo Reale fin'ora trascurata e adibita a posteggio o magazzino, l'area ha compiuto ormai il suo primo fondamentale passo vesro una riscoperta e una rivalorizzazione. Quella che una volta era la parte della residenza sabauda destinata alle attività di servizio e al maneggio e che porta la "firma" illustre di Alfieri e Juvarra, va da oggi verso un insieme di opere di recupero che la restituiranno alla sua originaria fiera bellezza e a una nuova funzione culturale, aggregativa e turistica. Un grande progetto: la Casa degli Artisti.Sarà un centro di produzione, un luogo di scambio perchè chi nel campo artistico è ancora agli esordi possa imparare e tentare la via del successo grazie a chi questo tortuoso percorso l'ha, del tutto o in parte, già affrontato. Il progetto, il cui cantiere sarà aperto nel 1998, oltretutto coinvolge un duplice scambio di "favori", cioè fra la nuova struttra e la zona della Città che la ospiterà e viceversa: la Casa degli Artisti infatti si affaccerà sulla cosiddetta Spina Reale (largo Giachino, via Foligno), area già da diverso tempo oggetto di interventi di recupero e di certo bisognosa di ospitare situazioni finalmente felici che rendano il suo futuro meno problematico del presente. La Biennale ha significato decine di spettacoli, di "interventi metropolitani", di incontri e presentazioni. Soprattutto decine di colori, centinaia di "stranieri" con lo zaino in spalla, accenti e dialetti, teatri e scenari finalmente vivi, vie e piazze dense di emozioni e curiosità, volti dipinti di entusiasmo. E tanta, tanta energia che la Città ha lasciato fluire nell'aria e scorrere nelle sue vene.
Com'è Torino in questo momento dal punto di vista della "produzione culturale"? Cosa offre, cosa propone, chi c'è, chi fa cosa? Chi guarda, e chi si fa guardare? Tanto per cominciare possiamo buttare un occhio alla produzione cinematografica, che in questo caso si lega anche alla produzione libraria: Giuseppe Culicchia è ormai un torinese per eccellenza, che di presentazioni ormai non ha neanche più bisogno. Prima Tutti giù per terra, poi Paso Doble, adesso il recentissimo Bla Bla Bla. Prima la quotidiana presenza nella nota libreria cittadina che lo annovera fra i suoi "commessi", poi la rubrica fissa su Torinosette, adesso il film: il suo primo romanzo, Tutti giù per terra appunto, è infatti entrato da pochi giorni nei cinema di tutta Italia per mano di Davide Ferrario, regista torinese passato attraverso il Festival Cinema Giovani, autore questa volta di un film che - grazie al Cielo - non vuol essere il doppio del libro ma che al libro si è ispirato, producendo un lavoro della stessa immediartezza e piacevoleza, con una colonna sonora molto eloquente e molto torinese, e con riprese che corrono - spesso un po' di traverso - fra via Po e il vecchio stadio Filadelfia. E, sempre pescando fra tanti, vale la pena ricordare il passaggio a Torino di uno degli spettacoli che ha fatto la storia del musical: nato nel '73 per mano di Richard O'Brien da allora sulla cresta del successo e dell'approvazione, The Rocky Horror Picture Show, in programmazione al Teatro Colosseo il 21,22 e 23 aprile scorso, non fa che riscuotere entusiasmi e successi ad ogni repilca. In linea con la tradizione che accompagna ogni messa in scena del musical così come ogni proiezione del film (scelto appena una settimana prima per chiudere Da Sodoma a Hollywood, il 12 Festival Internazionale di film con tematiche omosessuali), il pubblico ha cantato, ballato fra le file e sotto il palco e interagito con gli eccezionali interpreti rispondendo alle battute dei dialoghi imparati ormai a memoria. A Londra, così come nel resto del mondo, il Rocky Horror è più di un culto, è una bandiera, un mito, un simbolo della liberazione sessuale, nonchè un grande e coinvolgente capolavoro.
Barbara Sassano |