I coloranti


staro.jpg I coloranti non sono additivi indispensabili, ma hanno l'unica funzione di rendere l'alimento più allettante agli occhi del consumatore. Nel nostro Paese l'uso di tali sostanze è limitato in modo piuttosto rigido da una normativa in vigore dal 1987.
I coloranti sono classificati in quattro sezioni: A, B, C, D.
La tabella A indica i coloranti ammessi, con i quali possono essere colorati nella massa ed in superficie gli alimenti per i quali sia espressamente autorizzata la colorazione.
In B troviamo l'elenco degli alimenti colorabili con i prodotti della lista A, come ad esempio liquori, prodotti dolciari (tranne alcuni come il torrone), succedanei del caviale, burro (può essere trattato solo con carotenoidi), mostarda bolognese, preparazioni a base di fiocchi di patate, gelati, ghiaccioli ecc.
La tabella C indica i coloranti da usare per carta ed imballaggi di alimenti, esclusi quelli di plastica, e infine nella sezione D troviamo i coloranti che si possono impiegare per oggetti di uso personale e domestico.
La legge impone che i coloranti siano indicati in etichetta, a meno che si tratti di sostanze aromatizzanti oltre che coloranti, tipo lo zafferano, la paprica ecc., mentre non è specificata la dose massima consentita.
Esistono coloranti totalmente artificiali ed altri, cosidetti naturali, che si ottengono in genere per estrazione. In realtà è molto difficile distinguere nettamente i due tipi, perchè la formula chimica dei coloranti estratti e di quelli di sintesi è identica.
L'industria di norma preferisce i coloranti artificiali perchè i colori risultano più duraturi, più brillanti e soprattutto perchè sono meno costosi.

Ringraziamo la Dott.ssa Grazia Bartolo Presidente dell'Associazione Prometeo.


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