LA COSTRUZIONE DELLA REGIA MANIFATTURA TABACCHI

Verso la metà del secolo XVI Fernandez da Toledo introdusse la pianta del tabacco, originaria dell'America, in Spagna e Portogallo. Nicot, allora ambasciatore di Francia a Lisbona, ne spedì alcuni semi nel proprio paese, ove il tabacco prese il nome di nicotiana. In breve tempo il tabacco venne prima utilizzato come pianta medicinale e poi riservata, come abitudine sociale, alle varie corti d'Europa.
 
Il professor Gaetano Cantoni, nel presentare una pubblicazione nel 1879, così si esprimeva ...piacque tanto a Maria de' Medici il fiutare la polvere di tabacco per starnutare, che questo venne chiamato polvere della regina. Agli inizi del secolo XVII il tabacco veniva consumato anche presso la corte ducale sabauda.

Durante la reggenza di Cristina di Francia si introdusse la gabella del tabacco e, qualche anno dopo, con il Duca Carlo Emanuele II, venne istituito il monopolio della coltura per incentivarne la produzione.

In questo periodo le lavorazioni del rapè, ossia tritato in francese, venivano effettuate in luoghi dove si trituravano canapa ed altri generi, non esistendo fabbriche ed impianti specifici per la lavorazione del tabacco. Carlo Emanuele II, nell'intento di promuovere la produzione e quindi le esportazioni del prodotto negli altri Stati, introdusse nuovi metodi di lavorazione e progettò la realizzazione di una fabbrica dove concentrare la produzione e la lavorazione del tabacco, dal semenzaio alla coltivazione, dal pendaggio alla pesta, al tritolamento. Prima di allora la produzione e la lavorazione del tabacco erano distribuite in vari luoghi: a Mirafiori, Venaria, Caselle e in altre zone vicino a Carmagnola e Cuneo. La decisione di concentrare in città le attività relative alla lavorazione del tabacco maturò nel primo ventennio del secolo XVIII.

Dopo la grande paura del 1706, legata agli avvenimenti bellici della Guerra di Successione Spagnola, che avevano rischiato di cancellare dalle carte geografiche lo stato sabaudo, la vittoria aveva inaugurato un periodo di pace, consentendo al sovrano Vittorio Amedeo II di procedere al riassetto urbanistico della capitale, alla riorganizzazione e al rafforzamento delle strutture statuali.

Nell'ambito di questo programma si inserisce la volontà di riunire in un unico luogo, facilmente controllabile, la lavorazione e la produzione di alcuni generi di monopolio.

La scelta del luogo in un primo tempo cadde sul sito del vecchio monastero delle monache di Santa Croce presso la cittadella, scelta abbandonata poiché per il riuso a scopo industriale necessitavano, lunghi e dispendiosi lavori. Si optò, in via transitoria, per i locali di una vecchia fornace e di un magazzino appartenente alla fabbrica del vetro situata in contrada della Zecca 41, corrispondente all'attuale via Verdi e con un'entrata anche in via Po.

Quindi apportando interventi edilizi di modeste entità, attorno al 1740, nell'edificio si insediava la Fabbrica del Tabacco.

La soluzione non si dimostrò all'altezza delle necessità. Occorreva uno stabilimento di maggiori dimensioni dove poter concentrare tutte le operazioni, dalla semina al prodotto finale.

La sede di contrada della Zecca non rispondeva al crescente aumento del consumo di tabacco ed ecco che Carlo Emanuele III attraverso il recupero della vocazione agricola della tenuta del Regio Parco assegnò nel 1758 all'arch. Benedetto Ferrogio la progettazione di un nuovo complesso industriale, con annesse piantagioni e semenzaio.

Il progetto della Regia Fabbrica del Tabacco si ispirava alle coeve imponenti manifatture reali francesi. Il sito scelto dal Re era quello occupato in precedenza dall'antica residenza di caccia del Viboccone che, in quel periodo, si trovava in stato di abbandono a seguito dei danni subiti nel corso dell'assedio francese del 1706.

Il nuovo edificio viene così descritto da Tommaso Grossi: La fabbrica è lunga circa cento trabucchi1; ha sopra la porta principale un'ammirabile stemma della Real casa di savoia lavorato a basso rilievo, e di getto, il tutto di piombo dorato; gli ordegni delle piste del tabacco meritan d'esser vedute, sono un capo d'opera d'un macchinista; a man destra uscendo fuori di Porta Palazzo evvi, passata la Dora, un magnifico stradone fiancheggiato da olmi, che tende alla suddetta fabbrica.

I lavori presero avvio verso la fine del 1758 e al principio del '59 si iniziarono a costruire gli edifici per accogliere la fabbrica delle macine, i laboratori, i magazzini e anche lo scavo del canale derivante dalla Dora attualmente chiamato Canale del Regio Parco.

Il canale si inoltrava nel sottosuolo del fabbricato per poi essere incanalato nel vano che accoglieva i mulini sovrastanti, utilizzati per il tritolamento delle foglie di tabacco. Furono ristrutturati i vecchi fabbricati esistenti destinandoli ad uso abitativo per le maestranze, furono costruite una cartiera e lunghe maniche di fabbricati contenenti locali destinati a magazzini per il deposito delle foglie di tabacco, laboratori e pendaggi (questi ultimi erano grandi ambienti utilizzati per far seccare le foglie di tabacco che era coltivato nei terreni limitrofi alla Manifattura). Il complesso manifatturiero venne ultimato nel 1789 con la trasformazione in chiesa dell'antica residenza venatoria del Viboccone. La Direzione dei lavori venne assunta dall'arch. Benedetto Ferroggio che la mantenne fino al 1775, anno della sua morte. Gli subentrò il fratello Giovanni Battista che in segno di riconoscenza ebbe particolari privilegi da Vittorio Amedeo III: venne nominato Misuratore ed Estimatore Generale delle Fortificazioni con l'annuo trattenimento di lire trecento, per la servitù che da parecchi anni ci viene prestata dal Misuratore ed Estimatore Gioanni Batta Ferroggio con prove d'abilità probità e zelo c'invita a dare al med.mo lo stesso contrassegno del nostro gradimento, che già ricevette il fu Benedetto di lui fratello la cui famiglia va questi assistendo.

L'opera degli architetti Ferroggio non si limitò alla progettazione e alla direzione dei lavori del complesso Manifatturiero del Regio Parco, Benedetto progettò anche la Manifattura Tabacchi di Nizza, Giovanni Battista negli stessi anni era impegnato a progettare la Regia Fabbrica di vetri e cristalli a Chiusa Pesio, per citare alcuni interventi di edifici manifatturieri. Il Giovanni Battista oltre alla progettazione della chiesa all'interno della Manifattura ne progettò altre tra le quali ricordiamo la chiesa dello Spirito Santo di Torino e la Chiesa di Santa Caterina d'Asti.

La Manifattura Tabacchi veniva organizzata, secondo quanto indicano le planimetrie di inizio secolo, in base ad uno schema simmetrico, scandito da una successione di corti, grandi spazi liberi circondati da fabbricati di tre o quattro piani fuori terra attinenti al tipo di lavorazione che si svolgeva al proprio interno.

I fabbricati del complesso manifatturiero erano così costituiti:

 - sulla via e strada del Regio parco, l'attuale corso Regio Parco, si affacciavano due padiglioni di quattro piani fuori terra; nel primo era ubicato l'accesso alla Manifattura. I due padiglioni erano uniti da una manica di fabbricato che proseguiva fino ad unirsi con il fabbricato che si affacciava sulla strada al fiume Po, l'attuale via Rossetti; questa lunga manica era costituita da tre piani fuori terra, la linea sobria di costruzione, come si conveniva alle costruzioni destinate a manifatture era costruita con mattoni cotti faccia a vista ancor oggi in buono stato di conservazione;

 - un fabbricato, che si affacciava sulla strada al fiume Po, costituito da una manica molto lunga di tre piani fuori terra, alle cui estremità si allargava creando due padiglioni. In quello situato all'angolo fra le strade al fiume Po e del Regio Parco in seguito venne ricavata una ghiacciaia;

 - un fabbricato, che univa quello adiacente alla via al fiume Po ad un altro, in cui era inserita la chiesa, era anch'esso di tre piani fuori terra e con le stesse caratteristiche dei precedenti, manica lunga e in mattoni; il fabbricato si affacciava sulla strada degli orti, una strada che era situata grossomodo nell'area attualmente occupata da un deposito di automobili sulla destra di Via Rossetti, prima della Fabbrica FIMIT;

 - un fabbricato nel quale era inserita la chiesa, che sarà dedicata al Beato Amedeo di cui tratteremo più avanti;

 - un fabbricato composto da due padiglioni, il primo, di cinque piani, di cui due sotterranei, il secondo di tre e due piani, i due padiglioni erano uniti da una manica di tre piani. Nei sotterranei verranno successivamente localizzate le turbine ed i forni;

 - un fabbricato composto da tre unità di due e tre piani. Orientato a sud, vi era inoltre, a completamento del grande complesso industriale, un vasto casamento formato da sette maniche tutte a pianta rettangolare, dove era stata collocata la Cartiera del Parco.