La mostra Volti e Risvolti si è tenuta nel mese di Ottobre 1995 alla galleria Il Salto del Salmone. Era formata da 15 fotografie per ognuno dei sei autori presentati: Maurizio Briatta, Roberto Brosan, Giuseppe Piredda, Silvia Reichenbach, Manlio Remorini e Gianfranco Roselli. Accompagnava la mostra un piccolo catalogo, stampato dalla Libreria Agorà, che riproduceva un'immagine per autore e i testi appositamente realizzati da Pierangelo Cavanna.
Le fotografie riprodotte sopra sono, da sinistra, Roberto Brosan, Old Queen Elizabeth, New York, 1968; Manlio Remorini, S.te Maxime, 1993; Giuseppe Piredda, Senza titolo, 1993. Quelle riprodotte sotto, sono, da sinistra, Maurizio Briatta, Bacio, 1993; Silvia Reichenbach, Autoritratto, 1990; Gianfranco Roselli, Senza titolo, 1994.
 
 
   
 

"Il fisionomo filantropo penetra con rapimento segreto il cuore dell'uomo" (Johann Kaspar Lavater, 1775).
Il mito segreto dello smascheramento come amore o come pietas si accompagna nella tradizione della fisiognomica con la più crudele e raziocinante idea di maschera come marchio (infame) che sarà di Lombroso, dove il rapimento segreto lascia il posto ad una determinazione classificatoria posta a servizio del controllo sociale.
Questo variare di atteggiamenti appartiene tutto all'epoca ed allo spirito del tempo della storia delle immagini fatte a macchina e proprio nei testi di Lavater si incontrano i primi profili automatici a la silhouette. Sarà poi la fotografia ad assumersi il compito di estendere all'infinito questo atlante immaginario della presenza umana con andamenti alterni che segnano i momenti diversi della sua breve storia. Così oggi, dopo gli spazi deserti degli anni '80, assistiamo ad un ritorno ossessivo del tema della figura umana, indagata in sequenze sofferte di immagini (auto)biografiche o riflessa nelle convenzioni comportamentali dei riti sociali. Un interesse nuovo che si estende significativamente all'intero universo delle arti visive.
Non siamo in grado di dire in quale misura questa rinnovata attenzione per la presenza umana costituisca una reazione alla perdita di corporeità, di materia, delle nuove invasive tecnologie o se sia piuttosto dovuta ad un allentamento della tensione più propriamente concettuale, orientata a riflettere sulle specificità linguistiche e sulle convenzioni narrative del mezzo, qui comunque presente in modi diversi nei lavori di Briatta e Roselli, ma certo alcuni segnali precisi lasciano trapelare la volontà di recuperare la presenza concreta della persona anche con la vitalità del gesto, della fisicità di un rapporto corporeo con l'immagine finale che si manifesta sia nelle manipolazioni, sia nella utilizzazione mirata di supporti diversi da quello tradizionale, invisibile; supporti che rivendicano la loro natura di materia, sulla quale fondare letture simboliche (Reichenbach). Ma le tendenze non sono univoche: quando lo sguardo si rivolge all'esterno si affaccia di nuovo la concezione dell'immagine come paradossale specchio/finestra, ma privata dell'impossibile fardello dell'obiettività, coscientemente proposta come effetto di uno sguardo, metafora dell'occhio. Viene riutilizzata allora la tradizione complessa del reportage, recuperando frammenti di realtà che mettono in mostra la teatralità del quotidiano (Brosan, Remorini) o la ricchezza sommersa, equivoca, dei riti della socialità (Piredda). Figura, persona, commedia umana. Dall'autobiografia all'iperrealismo, e ritorno.

Pierangelo Cavanna