La mostra Negri e l'Esposizione d'Arte Decorativa Moderna in Torino del 1902, si tenne nei locali della Libreria Agorà nei mesi di novembre e dicembre 1994. E' stata realizzata grazie al contributo dell'Assessorato per le Risorse Culturali e la Comunicazione della Città di Torino e con la collaborazione dell'Assessorato alla Cultura e la Biblioteca Civica "G. Canna" di Casale Monferrato. Mostra e catalogo sono stati curati da Pierangelo Cavanna. La mostra era inserita in una grande manifestazione realizzata dal Comune di Torino, intitolata Il sogno a disposizione, dedicata all'Esposizione Internazionale tenuta a Torino nel 1902. La mostra riproponeva le tricromie esposte da Francesco Negri, fotografo in Casale Monferrato, all'Esposizione, affiancate da una serie di visione stereoscopiche in bianco e nero, realizzate sempre da Negri a documentazione dei padiglioni da cui era formata l'Esposizione, Il catalogo è edito dalla Librezria Agorà: Francesco Negri e l'Esposizione d'Arte Decorativa Moderna in Torino del 1902, a cura e con intrioduzione di Pierangelo Cavanna, 32 pp., 16 fotografie in b.n e 4 a colori, brossura, Torino, 1994, L. 15.000.
La fotografia sopra riprodotta e di Francesco Negri e si intitola Il Po presso Casale, 1902 c.

Torino, 1902.
"Ed ora non mi resterebbe a parlare che delle vedute stereoscopiche e delle fotografie a colori - dice Pietro Masoero illustrando la sezione italiana di fotografia all'esposizione torinese del 1902 - ma delle prime, devo confessarlo, nulla posso dire per una ragione semplicissima... Nelle quattro o cinque gite fatte all'esposizione, mai una volta mi fu dato di avvicinare i miei occhi alle nere aperture che formavano l'interessante desiderio dei piccini e dei ... grandi. Posso dire invece delle magnifiche tricromie su pellicola di Francesco Negri di Casale, destanti l'ammirazione generale. E questa volta il pubblico giudicava bene. I saggi presentati dal Negri erano perfetti sotto ogni rapporto e per il primo credo, dalla natura morta osò riprodurre a colori la natura aperta come un'aiuola di viole del pensiero e un vanale del Po con effetto di tramonto".
Il pubblico si accalca intorno agli stereoscopi, stregato dalla magia di queste immagini che restituiscono la sensazione della visione tridimensionale. La tecnica che già aveva sbalordito all'espsizione londinese del 1851 ritorna in auge grazie alla maneggevolezza dei nuovi apparecchi fotografici portatili, che utilizzano piccole lastre alla gelatina. Anche il casalese Francesco Negri (1841-1924) documenta la propria visita all'Esposizione con un simile apparecchio, così come aveva fatto in occasione dei due primi congressi fotografici italiani (Torino 1898, Firenze 1899) e dell'Esposizione di Arte Sacra del 1898, ancora a Torino.
Affasscinato dal nuovo linguaggio espressivo ora la sua attenzione si rivolge alle sole architetture; bandito ogni interesse per l'istantanea bozzettistica e per le vedute d'insieme, relativamente scarse, il suo carnet di viaggio si riempie di immagini di singoli edifici, operando scelte precise e niente affatto ovvie: il padiglione e la casa austriaca di Baumann, molte delle costruzioni minori, il fronte meridionale del padiglione delle Belle Arti e quello degli "Automobili" di D'Aronco, che la critica ancora oggi considera tra le prove più riuscite di quell'esperienza. Ma Francesco Negri non è un semplice visitatore; le sue immagini a colori costituiscono una delle attrattive della sezione fotografica.
Il loro successo è certo dovuto alla semplicità accattivante della composizione, lontana dalle "inusitate forme" della più avanzata produzione straniera, ma anche alla grande novità del colore, tema intorno al quale si intrecciano in quegli anni interessi diversi, dall'industria fotografica alla ricerca scientifica più avanzata, come dimostra il premio Nobel assegnato nel 1908 al fisico francese Gabriel Lippmann per la messa a punto del metodo diretto interferenziale di fotografia a colori che i fratelli Lumière, grandi sperimentatori, molto sottilmente avevano definito come "una meravigliosa esperienza di laboratorio e una elegante conferma della teoria fisica della luce", priva però di qualsiasi utilità pratica.
Francesco Negri, ormai con una più che trentennale esperienza fotografica alle spalle, utilizza invece la tecnica della tricromia, messa a punto da Charles Cros e Louis Ducos du Hauron nel 1869, ma apportandovi alcune modifiche. Di ciascun oggetto, di necessità statico, vengono realizzati tre negativi di selezione - utilizzando ogni volta un filtro colorato (blu-violetto, verde, rosso-arancio) - che sono successivamente stampati a contatto su gelatine, di produzione Agfa, colorate nei tre colori primari (giallo, rosso porpora, e blu-verde). La sovrapposizione delle tre immagini a registro restituisce i colori dell'originale. Le prime esperienze di Negri in questo settore risalgono al dicembre del 1899, forse sollecitato dalla pubblicazione dell'importante testo di Carlo Bonacini La fotografia dei colori, edito a Milano da Hoepli nel 1897, ma l'interesse per il tema è di molto precedente come dimostra la presenza nella sua biblioteca del testo fondamentale di H. W. Vogel del 1887.
La sua attenzione è rivolta principalmente agli aspetti tecnico-scientifici del problema, ed egli si impegna in estenuanti prove di laboratorio per verificare le emulsioni più adatte e per mettere a punto le formule più appropriate per la coloritura dei filtri, di cui controlla il livello di assorbimento per mezzo dello spettroscopio e del vetro blu cobalto.
I primi risultati soddisfacenti di questa minuziosa sperimentazione, "sintesi di un lungo e paziente lavoro, il quale lascia dentro di sè un enorme sciupio di lastre, pellicole e colori" vengono presentati proprio da Pietro Masoero nel 1901, nel corso delle sue conferenze dedicate ad "Arte e Fotografia", seguiranno quindi le immagini esposte a Torino nel 1902, tra le quali figurano i primi esempi italini di riprese in esterni, immagini che vanno viste non solo come prove mature della produzione fotografica di Negri ma anche quale espressione di un modo di operare che accomuna sempre sensibilità estetica e sperimentazione tecnico-scientifica. Nella sua biblioteca continueranno ad entrare testi e periodici dedicati alla dotografia dei colori, nella sua pratica fotografica non troverà invece mai posto, per quanto ci risulta, il colore industrializzato delle autocromie.

Pierangelo Cavanna

Riferimenti Bibliografici

[Auguste et Louis Limière], La photographie des couleurs et les plaques autochromes, Lyon, Société A. Lumière & ses Fils, s.d. (1907).
Pietro Masoero, "Esposizione internazionale di Fotografia Artistica di Torino. Relazione al Consiglio Direttivo", in Bullettino della Società Fotografica Italiana, anno XIV, 1902, pp. 465-479.
Francesco Negri, "Appunti sulla tricromia", in Bullettino della Società Fotoghrafica Italiana, anno XVIII, 1906, pp. 42-44.