UNA BREVE ANALISI SUI RAPPORTI FRA LA MONGOLIA E IL TIBET

DAL TREDICESIMO AL DICIASETTESIMO SECOLO.

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di Charlie Stuparich



Le relazioni poltiche e religiose fra la Mongolia e il Tibet, che hanno dato origine a tante analogie sia nell'arte che nei costumi sociali dei due paesi, risalgono al 13° secolo della nostra era allorché venne ad instaurarsi quel particolare rapporto identificato come "Patrono-Ministro di Culto". In tale rapporto il sovrano del Tibet, nella persona del Gran Lama predominante, era considerato consigliere religioso e ministro di culto del Capo mongolo che, in cambio, agiva come patrono e protettore nei riguardi del Lama e della sua Dottrina.

Nessun documento suggellava tale rapporto che, sebbene atipico, poteva trovare un'analogia in Occidente nella relazione creatasi tra il Papa e l'Imperatore del Sacro Romano Impero, relazione peraltro variabile e flessibile da ambo le parti.

A seguito della distruzione dell'Impero Tanguto (1207) ad opera di Gengis Khan, il Tibet centrale accettò di sottomettersi ai mongoli instaurando rapporti amichevoli e accettando di pagare un tributo, evitando così una invasione cruenta. Dopo la morte di Gengis Khan, avvenuta nel 1227, un suo nipote, Godan, interessato alla filosofia buddhista, richiese la presenza dell'allora abate del monastero di Sakya, Kunga Gyaltsen (1182-1251), presso i suoi accampamenti situati nel Kansu.

Godan fu introdotto alla dottrina buddhista e, in cambio, Kunga Gyaltsen fu investito di autorità temporale sul Tibet Centrale. Alla morte di Godan (1252), gli successe Kubilai Khan (1253-1295) che, sistematosi nella regione del lago Kokonor, invitò presso la sua corte il nipote di Kunga Gyaltsen, Phagpa (1234-1280), allora appena diciannovenne. Il principe mongolo ricevette l'iniziazione buddhista e Phagpa fu nominato "Precettore Imperiale" presso la corte mongola.

Nel 1268 Phagpa presentò al Gran Khan una forma di scrittura che egli aveva personalmente redatto per la lingua mongola. Basata sulla forma dei caratteri tibetani, tale grafia veniva scitta dall'alto in basso come quella cinese. Tale scrittura piacque molto a Kubilai Khan ma, data la sua difficile esecuzione e la sua forma squadrata e pesante, perse presto il suo uso pratico mantenendo una funzione puramente ornamentale.

Nelle sue memorie Phagpa riporta che nel 1271 Kubilai Khan incontrò uno straniero venuto da molto lontano. La data coincide con la visita di Marco Polo alla corte mongola. Nel suo "Milione" il viaggiatore italiano cita un lama tibetano alla corte di Kubilai Khan ritenuto gran saggio e grande mago.

Dopo la morte di Kubilai Khan, avvenuta nel 1295, la supremazia dei mongoli in Cina cominciò a declinare. In Tibet i Sakyapa subirono un irreversibile processo di disgregazione che portò il paese a cruente lotte intestine. L'abate successore di Phagpa, Danyi Zangpo Pal (1262-1322), regnò su Sakya per diciotto anni, assistito da vari amministratori. Ebbe sette mogli che gli diedero diversi figli. Proprio questi figli furono la causa del primo scisma in Tibet. Quattro dei figli di Zangpo Pal vollero costruirsi il loro proprio palazzo e continuare ognuno il lignaggio reale, smembrando così il potere centrale.

Durante il suo regno Kubilai Khan aveva favorito la scuola dei Sakyapa, ma i suoi successori non rimasero fedeli ad essa. Nel 1331 fu invitato alla corte mongola un lama della scuola Karmapa, Ranjung Dorje (1284-1338). Due anni dopo questo lama presiedette come maestro di cerimonie all'incoronazione di Togon Temur in qualità di imperatore della Cina e, in seguito ricevette il titolo di "Perfetto conoscitore della religione, Buddha Karmapa". Nel 1350 il Tibet centrale cadde nelle mani di Chang Chub Gyaltsen, un monaco che divenne il principale artefice della seconda egemonia religiosa in Tibet.

Nel 1368 i mongoli furono estromessi dalla Cina e la loro dinastia Yuan fu sostituita da quella Ming con il suo imperatore cinese. Quando la corte Ming, seguendo l'usanza dei suoi predecessori mongoli, invitò in Cina un maestro spirituale tibetano, fu inviato Deshen Shekpa, quarta incarnazione del Gran Lama Karmapa; scuola che per prima aveva adottato il sistema di successione degli abati per reincarnazione in Tibet già nel 13° secolo. In Tibet, intanto, stava prendendo sempre più piede la nuova scuola buddhista fondata da Tsongkhapa (1357-1419); i Gelupa (Virtuosi) o "Berretti Gialli". La nuova scuola riformata trovò presto nuovi seguaci grazie al suo carattere rigoroso e la sua meticolosa osservanza della dottrina buddhista. Furono presto costruiti tre grandi monasteri Gelugpa; Ganden nel 1409, fondato dallo stesso Tsongkhapa, Drepung nel 1416 e Sera nel 1419. Il discepolo di Tsongkhapa, Gedun Druppa (1391-1475) fondò, nel 1447, il monastero di Tashilumpo nei pressi di Shigatse. Il sucessore, sua reincarnazione, Gedun Gyatso (1476-1542), stabilì la propria residenza presso il monastero di Drepung, chiamandola Ganden Phodrang.

Nel frattempo le tribù mongole dei Tumat, accampate nella regione del lago Kokonor e comandate da Altan Khan, inviarono una imponente delegazione in Tibet per invitare in Mongolia la terza incarnazione di Gedun Druppa, Sonam Gyatso (1543-1588). Nell'estate del 1578 l'abate tibetano giunse presso l'insediamento mongolo di Chahar dove i mongoli, dediti alla pastorizia, erano accampati in tende di feltro. Sonam Gyatso fu accompagnato da Altan Khan a Koko Khotan, la "Città Blù".

Il Grande Lama avviò un programma di insegnamenti religiosi per Altan Khan e la sua gente. In cambio di tali insegnamenti Sonam Gyatso ricevette il titolo di Dalai Lama (Oceano di Saggezza). Al titolo venne dato valore retroattivo alle sue due precedenti incarnazioni. Sonam Gyatso divenne così di fatto il 3° Dalai Lama del Tibet. Dopo la morte di Sonam Gyatso, ora 3° Dalai Lama, la sua incarnazione nacque in Mongolia. Il bambino designato era figlio di un capo Chokhur e pronipote di Altan Khan. Gli fu dato il nome di Yonten Gyatso (1589-1617) e la sua nascita in Mongolia fece sorgere una stretta relazione spirituale e dottrinale fra questo paese e il Tibet, relazione peraltro ancora viva tutt'oggi. Il legame di sangue con il Dalai Lama fece sì che i mongoli favorissero particolarmente i Gelugpa facendoli emergere come nuova scuola predominante in Tibet. Il 4° Dalai Lama morì giovane a Drepung e le sue ceneri furono divise in tre parti fra Drepung, suo padre, e un capo dei mongoli Tumat.

Il 5° Dalai Lama fu chiamato Ngauang Lobsang Gyatso (1616-1682) e la sua nascita venne tenuta segreta per qualche tempo a causa dell'instabile situazione politica tibetana. Nel Tibet centrale, infatti, era scoppiata una vera e propria guerra fra le varie scuole buddhiste in contesa per la supremazia; in particolare fra i Gelugpa e i Karmapa. Nel 1620 le truppe mongole, accampate fuori Lhasa, attaccarono improvvisamente la regione tibetana dello Tsang, ottenendo così che i monasteri Gelugpa, che erano stati costretti con la forza a convertirsi alla scuola Karmapa, tornassero alla loro fede originaria.

Ma nel Tibet centrale la scuola Gelugpa, presieduta dal Dalai Lama, era ancora in difficoltà. Il reggente dello Tsang, sostenitore dei Karmapa, era riuscito a convertire alla sua scuola i Mongoli Chogthu, allora situati nella regione del lago Kokonor. Inoltre, per contrastare ulteriormente i "Berretti Gialli", aveva stretto alleanza con i Beri, popolazione di tradizione sciamanica e ancora legata all'antica religione pre buddhista Bon. Sentendosi minacciati i rappresentanti dei tre grandi monasteri Gelugpa decisero di chiedere aiuto alle tribù mongole degli Oirati, degli Dzungari e dei Chahar, che si erano da poco convertite al buddhismo. I mongoli accettarono di sostenere la causa dei Gelugpa e affidarono la difesa dei "Berretti Gialli" a Gushri Khan, capo dei mongoli Qoshot.

Nel 1638 il Dalai Lama conferì a Gushri Khan il titolo di "Re religioso, detentore della fede buddhista". Diversi appellativi mongoli furono conferiti agli attendenti del Dalai Lama. Dzasa, Teji, Ta Lama, Dayan, sono titoli mongoli, in uso fino ai nostri giorni, conferiti agli alti funzionari tibetani. Gushri Khan, con un'abile campagna militare, sconfisse la popolazione dei Beri e conquistò lo Tsang, costringendo alla resa il reggente. Nel 1642, il Dalai Lama fu invitato nella grande fortezza di Shigatse, nello Tsang. Qui Gushri Khan gli conferì suprema autorità su tutto il Tibet da lui conquistato. Per la prima volta un Dalai Lama diveniva leader sia spirituale che temporale del Tibet. La città di Lhasa venne eletta a capitale del nuovo governo che, con l'ausilio di reggenti, governatori e ministri, avrebbe perpetuato la teocrazia tibetana fino al 1959.


Bibliografia:

Stein R.A. - La civiltà tibetana- Einaudi.

Snellgrove R. - A cultural history of Tibet - New York, 1968


L'autore: CHARLIE STUPARICH, svolge da diversi anni studi e ricerche sulle popolazioni centroasiatiche. Diplomato in lingua e cultura tibetana presso l'Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (Is.M.E.O.) di Roma. Attualmente tiene corsi di cultura tibetana presso l'Istituto Italo Cinese e l'Università della Terza Età di Torino.


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